Capitolo 41.

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«Rose.».

La guardai con aria arrabbiata. Anche un po' delusa.

«Volevo parlare di quello che è successo ieri sera.».

«Non mi scuserò con nessuno. Penso quello che ho detto.».

«Non devi scusarti, infatti. Hai ragione, un cognome non fa una persona.».

«Però ieri sera nessuno ha detto niente, nemmeno tu. Sembravate quasi assecondare lui.».

«È stato inaspettato.».

«Sei sempre stata tu a dirmi di non avere pregiudizi.».

«Lo so. E lo penso davvero.»

«Non sembra.».

«Mi dispiace non averti difesa.».

«Fa nulla. So difendermi da sola.».

«Ho visto. Stai crescendo e stai diventando più forte. Non permettere a nessuno di metterti i piedi in testa, ma comunque sii sempre rispettosa. Solo così le cose andranno bene.».

«Lo so.».

«Ora, se devi piastrare i capelli, vai a sistemarti, altrimenti non ce la fai.».

«Devo proprio venire?».

«Sei mia figlia. Non puoi non venire. Lo so che non sarà il massimo del divertimento, ma vedrai che in poche ore saremo di nuovo a casa.».

«Va bene.», sbuffai.

Mia madre uscì dalla camera ed io andai a prepararmi.

Mi feci la doccia e mi lavai anche i capelli.

Indossai un vestito da sera nero, lungo fino ai piedi e con delle rose bianche ricamate sul busto.

Mi truccai leggermente.

Dopo che la piastra si fu riscaldata, iniziai l'impresa.

Il brutto di non poter usare la magia e di non poter fare tutto con qualche colpo di bacchetta.

Ci misi un'ora e mezzo a piastrarli tutti, ma devo dire che ne fu valsa la pena.

Forse anche la piastra poteva considerarsi un aggeggio magico, visto che quasi non mi riconoscevo vista così.

Infatti, guardandomi allo specchio rimasi innamorata dei miei capelli, così lisci e morbidi.

Ah, se solo avessi potuto averli sempre così.

Purtroppo, essendo il vestito molto lungo per me, fui costretta a mettere i tacchi.

Sarei dovuta stare anche scomoda.

Che felicità.

Andammo al ministero smaterializzandoci nell'ufficio di mia madre.

Per fortuna non usammo la metropolvere.

Il ministero era ancora quasi del tutto vuoto.

Mamma doveva sistemare le ultime cose.

Io ed Hugo ci sedemmo in un angolo e restammo lì da soli, finché non arrivarono i Potter.

Erano tutti bellissimi, come sempre.

Cercai di ignorare la loro presenza, non perché non volessi vedere gli zii o Lily, ma per via del ragazzo che era con loro.

Salutai velocemente con un semplice ciao ed andai a cercare mia madre per aiutarla.

«Rose.», mi sentii chiamare poco dopo aver imboccato l'entrata di un corridoio.

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