Prologo.

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Uno sbuffo di vapore uscì dall'imponente locomotiva scarlatta. La stazione di King's Cross non era mai così affollata come il primo settembre, giorno in cui tutti i maghi e le streghe partivano per iniziare un nuovo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Alcuni ragazzi, che non si erano visti per tutta l'estate, si salutavano calorosamente, e si raccontavano di tutto e di più, altri abbracciavano le loro famiglie, promettendo che avrebbero scritto. Ogni persona aveva qualcosa che le accomunava: il sorriso. Tutti, dai ragazzi emozionati per l'imminente ritorno ad Hogwarts, ai genitori tristi per la partenza dei figli, sorridevano. Tutti, tutti tranne Rose. Era questo che la faceva sentire un pesce fuor d'acqua, il fatto che era l'unica a non voler essere lí.
«Rose, cara.», la chiamò Hermione con voce preoccupata «tutto bene?»
«Si, mamma.», rispose lei, voltandosi a guardarla, senza però incrociare il suo sguardo.
«Oh, tesoro!», esclamò sua madre, tirandola in un abbraccio, «lo so che ora pensi il contrario, ma ti troverai bene ad Hogwarts, vedrai».
Rose aveva sedici anni e mezzo, quello non era il suo primo anno ad Hogwarts, ma, in un certo senso, era come se lo fosse. La ragazza, infatti, si era trasferita a Beauxbatons all'inizio del suo terzo anno di istruzione magica. Se per Hermione e Ron, gli anni ad Hogwarts erano stati meravigliosi, per Rose non era stato altrettanto. La ragazza aveva passato i primi due anni della sua permanenza lì nel totale sconforto. Nonostante la sua sveltezza ed intelligenza, il suo essere socievole ed avere numerosi amici, non era felice in quel posto, a causa di alcune persone che non ne volevano sapere di lasciarla in pace. Lei all'inizio aveva cercato di lasciare perdere ogni cattivo scherzo ed ogni presa in giro, ma dopo un po' si era stancata. Aveva iniziato a rispondere a tono, perchè era pur sempre Rose Weasley, e non poteva permettere a nessuno di metterle i piedi in testa. Ogni sera però, si chiedeva perchè quelle persone la odiassero così tanto. Non pretendeva di essere simpatica a tutti, ma non capiva cosa avesse fatto di tanto male per meritarsi di essere derisa ogni giorno davanti a tutta la scuola. Tutti le dicevano di lasciare perdere, di continuare a vivere come se niente fosse e che prima o poi si sarebbero stancati. Questo però non avvenne: non riuscendo a sopportare oltre quella situazione, aveva implorato i suoi genitori di trasferirsi in Francia, e dopo un categorico 'no' iniziale, avevano accettato. Insieme a lei si erano trasferite anche le sue cugine e amiche, Dominique e Lily, che decisero di non volerla lasciare sola in quella nuova avventura. La rossa ricordava ancora la tristezza sul volto di sua madre e la delusione sul volto di suo padre quando aveva chiesto loro di potersi trasferire, quindi il vedere i loro volti felici e speranzosi la spinse a mentire, dicendo: «Lo so, sono felice di tornare, passerò un anno con la mia famiglia, non potrei chiedere di meglio.».
Un sorriso si fece spazio sul volto di suo padre, che fino a quel momento era restato in silenzio a guardare. Il treno fischiò di nuovo.
«È ora di andare», disse Rose separandosi dalla madre
«Scrivici, mi raccomando.», disse Hermione.
«Certo.», rispose la rossa, sorridendo.
Salutò con un abbraccio entrambi i suoi genitori, poi si avviò verso la locomotiva, che ormai era in procinto di partire.
Si concesse di guardare un'ultima volta la stazione, infine
si rigirò e mise un piede sul bordo del vagone, poi l'altro.Ormai era a bordo, e non si tornava più indietro.
Il suo viaggio era iniziato.

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