Incontri inaspettati.

14 2 0
                                    

Caleigh aveva temuto per alcuni minuti che Daniel, con una scusa, sarebbe andato via, lasciandola al suo squallido sabato sera, in compagnia del dvd di “My fair Lady”, della tv spazzatura e di una cena magra, per non dire inesistente; e invece era rimasto. Avevano visto e commentato il film insieme, avevano ordinato cinese e mangiato e chiacchierato come due normali adolescenti. Verso le undici di sera era tornato a casa, ricordandole l’invito per la sera successiva; Caleigh avrebbe sinceramente preferito che fosse rimasto: dopo quello che le aveva rivelato, non faceva che intrufolarsi nei suoi pensieri l’idea che lei potesse nuocere gravemente a qualcuno. Era, inoltre, assolutamente certa che Daniel gliel’avrebbe impedito. Guardando con rammarico il ciondolo, s’era rimessa al letto, mentre due assillanti domande le riecheggiavano nella mente. La prima era piuttosto ovvia, e riguardava il ciondolo stesso: le sue forme, così bizzarre, non erano riuscite ad evocare né in lei né in Daniel l’immagine di una qualche creatura collegata ai Cangianti; in che cosa si sarebbe potuta trasformare? Il solo pensiero la faceva rabbrividire; da quel che le aveva detto Daniel, la mutazione era in qualche modo collegata alla prova, e la sua non poteva che essere stata lo strano sogno sulla spiaggia di Falmouth, quello con l’uomo e la donna bionda, che immaginava fosse Maryn. Caleigh si era a lungo interrogata sul suo comportamento a proposito: come era stata? Codarda? Debole? Oppure semplicemente gentile? E se così fosse stato, quale essere mostruoso poteva avere come sentimento predominante la gentilezza? Sebbene questa prima domanda fosse piuttosto preoccupante, era la seconda a ferire Caleigh in modo piuttosto doloroso: Daniel aveva detto che l’essere Cangiante era una prerogativa della stirpe di Maryn, e che quindi era una caratteristica ereditaria; questo implicava che uno dei suoi due genitori fosse effettivamente un Cangiante. Ma quale dei due? Sua madre, che l’aveva abbandonata subito dopo averla data alla luce e che, quindi, non aveva mai conosciuto? O suo padre, che con amore l’aveva cresciuta, senza farle mai mancare nulla? Sebbene inizialmente fosse stata propensa per la prima ipotesi, successivamente una serie di dubbi le avevano affollato la mente: suo padre, in quanto archeologo, era stato spesso assente, negli ultimi sedici anni, adducendo come scusa questa o quella ricerca, di cui Caleigh non aveva, in ogni caso, mai visto i frutti, se non nei numerosi racconti che suo padre era solito farle davanti ad un piatto riscaldato. Che si fosse inventato tutto per poter scorrazzare liberamente per il mondo, commettendo sanguinosi omicidi? No, Caleigh non riusciva assolutamente ad immaginarlo in quelle vesti. Eppure, continuava a ripetersi, suo padre era, almeno fisicamente, del tutto diverso da lei: era biondo, esattamente come la donna del sogno sulla spiaggia, che era certa fosse Maryn (Caleigh era sempre stata certa di aver ripreso i suoi capelli castani dalla madre che doveva, quindi, averli dello stesso colore, il che rendeva la sua appartenenza alla discendenza di Maryn ancora più difficile).

Tra un pensiero e l’altro, Caleigh non si era addormentata che pochi minuti dopo il ritorno di Lily (verso le tre e mezza circa). La cugina si era affacciata qualche secondo nella sua stanza, e la giovane non aveva potuto far altro che fingere di dormire, pur chiedendosi come mai fosse rincasata a quell’ora.

Il mattino seguente, Caleigh si era alzata per ora di pranzo, senza trovare, ovviamente, traccia di Lily. Aveva mangiato una fetta di torta che aveva preparato il pomeriggio precedente (una di quelle del tipo “versa e inforna”), poi, dopo essersi lavata, si era preparata per la sera. Sapeva benissimo che era completamente assurdo prepararsi così tante ore prima, ma non voleva apparire trasandata; non che volesse far colpo su qualcuno, voleva solo…sentirsi bene con se stessa. Aveva scelto, dopo aver a lungo indugiato, un abitino bianco che le arrivava fino alle ginocchia e che le lasciava scoperta gran parte della schiena, che avrebbe coperto con una giacca nera. Non appena ebbe indossato l’abito, la giacca, delle calze nere e degli stivali dello stesso colore, si trovò ad aspettare che arrivassero le tanto attese sette.

Lily non comparve che per le tre del pomeriggio, assonnata e oltremodo confusa. - Che fai, scricciolo, esci? - le aveva chiesto, massaggiandosi le tempie.

Bloody Feathers.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora