2.

15.4K 988 72
                                    

Sono carica di adrenalina quando vedo sbucare dalla parte opposta della strada un taxi giallo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Sono carica di adrenalina quando vedo sbucare dalla parte opposta della strada un taxi giallo. Mi supera e io cerco di corrergli dietro, trascinando con me l'ingombrante valigia. Ho il braccio destro teso in alto con la mano che si agita per cercare di fermarlo. Deve notarmi dallo specchietto retrovisore perché, poco avanti, l'auto arresta la sua corsa.
Vedo lo sportello della guida aprirsi, un piede uscire e poggiarsi a terra, poi fuori anche l'altro per ritrovarmi, infine, l'intera figura in piedi difronte a me che mi squadra dalla testa  ai piedi.
Un brivido percorre la mia schiena. Forse ho sbagliato la scelta del taxi. L'individuo che lo guida ha un aspetto tutt'altro che raccomandabile: i capelli, lunghi e sporchi, gli ricadono sul viso e sulle spalle come corde attorcigliate, la  barba è così lunga che lascia intravedere solo occhi e naso, i vestiti che indossa hanno conosciuto sicuramente giorni migliori. Valuto un istante la situazione. Salire o non salire? Si sta facendo buio e per una donna è molto pericoloso vagabondare di notte quindi non ho altra scelta che farmi coraggio, incrociare le dita e salire su questo maledetto taxi.
"Dove andiamo signorina?" e mentre mi pone la domanda noto che anche a denti è messo male: pochi e quelli che restano sono rovinati e gialli.
"Miami International Airport" pronuncio con un filo di voce.
"Si va in vacanza, quindi. Bene, salga pure, intanto io le sistemo la valigia nel bagagliaio". Con le gambe che mi tremano mi sistemo sul sedile posteriore.
L'abitacolo è presto invaso dalla puzza del sigaro che l'uomo mette in bocca fregandosene delle leggi sul fumo ma, anche se ne sono infastidita, rimango in silenzio per tutto il tragitto,fantasticando con la mente sulla nuova vita che mi aspetta.
E si, sono invasa da talmente tanta adrenalina che mi rendo a malapena conto che il taxi ha appena superato la scritta Welcome to Miami International Airport e si sta dirigendo verso l'ingresso del terminal dove si ferma da lì a poco. L' autista mi guarda, mi dice che sono arrivata e scende per aprire il bagagliaio e rendermi la valigia rossa. Tiro un sospiro di sollievo per aver avuto un tragitto senza intoppi, apro velocemente lo sportello, tiro fuori una banconota dal portafoglio e la metto tra le mani dell'uomo che mi guarda sorpreso quando dico: il resto mancia. Prendo la valigia, ringrazio e varco le porte dell'aeroporto.

Passo la notte lì, seduta su una delle tante sedie, a guardare la gente che arriva e quella che parte. Sarei potuta andare in un hotel, lo so, riposare e trovarmi qui, domattina, bella fresca e pimpante. Ma, ritrovarmi sola in una stanza che non è mia, avrebbe voluto significare passare ore e ore a riflettere sul mio colpo di testa, se fosse giusto o sbagliato e, sinceramente, non è una cosa a cui voglio pensare ora. Sono positiva. Per questo resto qui, a guardare le migliaia di persone che parlano, ridono tra di loro in attesa di sentire la loro chiamata. Penso che tra poche ore anche io sarò seduta su uno di quei bolidi per andare incontro ad una nuova vita e sento l'eccitazione salire alle stelle.
Cosa mi aspetterà? Spero solo tanta felicità.

Dopo una notte passata praticamente a sognare ad occhi aperti, avverto un brontolio provenire dal mio stomaco vuoto da ore. Mi alzo dalla sedia, mi guardo intorno in cerca di un bar che è proprio nelle vicinanze, afferro il mio bagaglio e mi incammino a passo veloce. È stracolmo di gente, la fila supera la porta d'ingresso. Sbuffo, odio le file. Mi allontano in cerca di un altro bar. Uguale. Capisco che dappertutto sarà così e quindi, seppur a malavoglia, mi accodo. Mentre aspetto il mio turno penso a cosa poter prendere da mettere sotto i denti. Guardo prima verso il frigo contenente cibi già confezionati e poi verso il banco delle brioche. Opto per queste ultime quindi continuo con la fila.
Il gruppetto delle ragazze che ho davanti borbottano tra di loro, due in particolare: una mora e l'altra rossa. Vorrei non sentire i loro discorsi ma è impossibile visto che siamo così vicine. Siamo letteralmente schiacciate come patate.
"Guardalo. È stupendo" sussurra la moretta all'amica.
"Troppi tatuaggi" risponde la rossa alzandosi sulle punte per guardare verso il punto indicatole.
"Ma che ne sai? Amerà distinguersi dagli altri e per questo si è tatuato il collo".
"Fidati, li ha dappertutto".
"A me piace".
"Non avevo dubbi".
"È figo. Immagino già la tartaruga sotto la maglietta. Guarda che muscoli che ha!"
"Non immagini altro?"
"Le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sul mio collo..."
"Smettila di sognare e sbrigati a scegliere. Tocca a noi. Figurati se uno come lui possa notare due sciatte come noi".
"Allora ammetti che è figo".
"Lo ammetto, ma non ci calcolerà mai. Forza, svegliati dai sogni proibiti e pensa a cosa prendere".
"Sei un genio. Sai come portare la mia autostima a mille".
"Non credo nelle favole".
"Io si. Secondo te, visto che pensi che sia ricoperto completamente da tatuaggi, li avrà anche lì?" insiste la moretta schiarendosi la voce.
"Smettila di dire idiozie, cosa vai a pensare?"
"Sono curiosa".
"Chiediglielo".
"Ci vado".
"Dove vai? Ti prenderà per pazza. Resta qui e fai la coda...roba da matti" le dice scuotendo la testa mentre la sua mano va a stringerle il braccio per bloccarla.

Un amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora