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Guardo quegli slip minuscoli che ho tra le mani incredulo

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Guardo quegli slip minuscoli che ho tra le mani incredulo. Chi mi ha fatto questo scherzo? Osservo attentamente la valigia. "Ma porca putt...". La parola, appena pronunciata, muore in bocca. È mia, non ci sono dubbi. Vuoi vedere che quella specie di bambola che si diceva innamorata di mio zio, nonostante i quarant'anni di differenza che li divide, ha tolto la mia roba e infilato la sua? Qual è il suo obiettivo? Venire a New York con la scusa di recuperare il tutto? Possibile che non abbia capito che per me ha rappresentato solo un modo per divertirmi? Un modo per capire quanto sia falsa? Altro che amore. È una mignotta che punta ai soldi. I soldi li ha trovati nel fesso di mio zio, fratello e socio in affari di mio padre, il resto se lo procura fuori. L'ho conosciuta ad una cena di famiglia durante la quale  i suoi occhi si sono puntati su di me e non mi hanno mai lasciato. La mattina dopo mi sono accorto che qualcuno aveva messo un foglietto nella tasca del mio giubbino. Un indirizzo e null'altro. Ho capito subito che era stata lei. In un primo momento ho lasciato perdere. Amo corteggiare e non essere corteggiato. Disprezzo le cose troppo facili. Ma poi mi sono detto che forse il soggiorno sarebbe stato più piacevole con un passatempo del genere. Così, mi sono presentato a casa sua una notte alle due. Era sveglia. Ce ne hai messo di tempo per venire mi ha detto nel vedermi in piedi sulla porta. Ricordo di non aver pronunciato una sola parola. Ho capito cosa voleva e l'ho accontentata. Devo ammettere che a letto è una bomba ad orologeria. E penso che si sia scopata anche mio padre. Io l'ho fatto per tutti i giorni che sono rimasto a casa della mia famiglia. Naturalmente non voleva che andassi via e avrà escogitato questo scherzo. Penserà veramente che quei quattro abiti messi in una valigia sia tutto ciò che possiedo? Ho un guardaroba che non ha nulla da invidiare ai migliori negozi di New York.
Benissimo, questa roba non tornerà mai indietro, la signorina pagherà per questo scherzo idiota prima o poi.

Lancio i perizoma che ho tra le mani ed entro nella cabina armadio. Mi guardo attorno. L'ordine regna sovrano. Lancio un'occhiata alla fila delle camicie ben appese e stirate ma scarto subito l'idea di indossarne una. Non sono adeguate per una serata da trascorrere con gli amici a bere birra in un bar. Opto invece per una maglia nera e un pantalone anch'esso nero. Vans ai piedi e, per completare il tutto, giubbino in pelle...nero. L'uomo nero è pronto, penso tra me e me mentre guardo la mia immagine riflessa allo specchio, e sorrido compiaciuto. Lancio uno sguardo all'orologio che ho al polso e, imprecando per essere in ritardo, infilo gli occhiali da sole ed esco trafelato dalla casa. Ops, ho dimenticato una cosa. Rientro in casa, raggiungo la mia camera, osservo i perizoma che giacciono a terra, afferro quello rosso, lo infilo in tasca ed esco di nuovo. A piedi, mani in tasca, raggiungo Central Park. Mi rendo conto di correre e non di camminare ma i miei amici mi stanno aspettando e io odio fare aspettare.
Così, urtando qua e là la gente che intralcia il mio cammino, raggiungo il bar nell' Upper West Side.

"Ehi, Wes, bentornato tra noi. Ci sei mancato, amico". È Luke il primo a darmi il benvenuto, il nostro amico tassista, la nostra ancora di salvezza. Se oggi siamo seduti qui, tutti insieme, è grazie a lui. Gli sorrido, gli stringo la mano e lo attiro nel mio abbraccio.
Li saluto ad uno a uno, tutti e cinque, felice di riabbracciare gli amici con cui ho trascorso gli ultimi otto anni della mia vita.
Ci sediamo in un tavolo e iniziamo a bere e a raccontare che cosa abbiamo fatto in tutto questo tempo che non ci siamo visti. Ridiamo, scherziamo. Infine inizio a parlare io. Parlo del mio viaggio, della mia avventura con lei e racconto dello scherzo della valigia.
"Wes, tra una settimana te la vedi piombare a New York". Ne sono convinto anch'io.
"Impiegherà un bel po' a trovarmi visto che nessuno sa il vero indirizzo in cui abito".
"Stai dicendo che..."
"Che per me non esiste nessun altro a parte voi. Quindi nessuno conosce il vero posto in cui abito".
"Poverina, si strapperà i capelli per aver perso il suo cavallo da monta" dice ridendo Nick, il mio braccio destro, quello che io chiamo fratello. Ridiamo tutti alla sua battuta.
"Ne troverà un altro" dico e sono convinto che lo farà.
"Posso andare io se per te non è un problema" scherza Luke.
"E farle provare il brivido del taxi" incalza Nick.
"Perché no? Se potesse parlare sai quante storie il mio taxi..."
"Luke, lo sappiamo. Non occorre che tu scenda nei particolari".
"Okay. Vado a prendere dell' altra birra". Luke si alza e lascia il tavolo. Nel frattempo io continuo il racconto mostrando la prova dello scherzo.
"Wow! Però. Niente male. Perizoma di pizzo rosso. Ci credo che il tuo uccello guardava sempre in alto!" Do' uno schiaffo sulla nuca di Nick che ride e si diverte come un bambino di cinque anni. Poi, all'improvviso, mi sento strappare le mutande dalle mani.
È il solito cretino, Jeff. Lo vedo correre per il locale sventolando il perizoma sotto gli sguardi divertiti degli altri avventori. Mi alzo e lo inseguo per cercare di recuperarlo. Ma il cretino decide di fare una mossa che mi spiazza: lo lancia. Resto impalato come un sasso a guardare il perizoma volare in alto e atterrare, infine, sulla testa di una ragazza che sta uscendo dal bar. La vedo afferrare l'oggetto e portarselo davanti al viso. È rimasta scioccata la poveretta. E ci credo! Non è da tutti i giorni uscire da un bar con un perizoma rosso tra i capelli. Lentamente mi avvicino e mi fermo al suo fianco.
"Mi scusi".
Lei pare proprio che non mi abbia sentito. È sotto choc.
"Mi scusi " pronuncio di nuovo alzando leggermente il tono di voce.
Nulla. E si, è proprio sotto choc. Continua a fissare quelle mutande come se non le avesse mai viste in vita sua. Sarà la classica ragazza che indossa semplici slip di cotone.
"Mi scusi - insisto di nuovo battendo il mio indice sulla sua spalla per svegliarla dal trance in cui pare essere caduta - quel perizoma è mio. Potrei gentilmente averlo indietro?"
Nulla. Ho capito. Forse è un po' sorda. Insisto ancora.
"Signorina, quello che ha tra le mani è il mio perizoma. Potrei averlo indietro?"
Finalmente due occhi verdi si posano su di me.
Ecco, penso, ce l'ho fatta, l'ho svegliata dal trance.
La vedo guardarmi dalla testa ai piedi in modo...schifata.
È la prima volta che una donna mi osserva senza che i suoi occhi escano fuori dalle orbite. Questa se potesse mi si mangerebbe vivo per la rabbia che traspare dal suo volto.
Cosa mai avrò detto o fatto?
Pochi attimi per rendermi conto che la tizia di fronte a me è completamente pazza.
Urla sventolando il perizoma sotto al mio naso.
Vengo preso talmente in contropiede che non riesco ad afferrare subito il senso del suo discorso. Mi sento afferrare per la maglia mentre vengo spinto contro la parete. Non ho la forza di reagire perché non riesco a capire cosa stia accadendo. Un fiume di parole senza senso escono dalla bocca della ragazza. Cerco di riprendermi dallo choc e mentre lo faccio colgo la parola "ladro", "valigia", "pervertito". Infine la frase bomba:
"Ora, se vuoi continuare ad avere il tuo ciondolo fra le gambe, ridammi immediatamente la mia valigia!"


🍀🍀🍀
Ecco care lettrici il doppio aggiornamento per recuperare la settimana che ho saltato.
Riuscirà il nostro Wes a salvare il suo "ciondolo?"
Alla prossima
Commenti e stelline
Smack 💋💋💋
Ylenia
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