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Lo specchio riflette l'immagine di una ragazza niente male

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Lo specchio riflette l'immagine di una ragazza niente male. Un semplice rossetto rosso sulle labbra a dare risalto al bianco candido della pelle, le morbide onde dei lunghi capelli biondi a incorniciare il viso, un elegante tailleur pantalone blu con ampia scollatura a V tale da lasciarne intravedere l'incavo del seno e scarpe rigorosamente abbinate all'abito. Perfetta per un colloquio in banca ma non per un colloquio per un posto da cameriera. Si, ho esagerato. Sfilo la giacca, le scarpe, i pantaloni. Lancio stizzita tutto sul letto e frugo tra le cose della mia valigia. Tutti abiti firmati a ricordarmi la vita agiata che mi sono lasciata alle spalle. Afferro un jeans, lo indosso con sopra un maglioncino rosso, infilo le Vans nere ai piedi e guardo, di nuovo, la mia immagine riflessa nello specchio.

"Molto meglio. Si, così posso passare" dico a me stessa ad alta voce mentre afferro cappotto e borsa per andare da...cerco il biglietto che mi ha dato Luke, leggo nome e indirizzo del locale, ripongo il biglietto in borsa e lascio la stanza.

La giornata è particolarmente fredda e ventosa. Infilo il cappello e i guanti e stringo il bavero del cappotto intorno al collo. Mi sarebbe piaciuto attraversare a piedi Central Park ma rinuncio e opto per il solito taxi che in pochi minuti mi lascia davanti all'enorme insegna HAROLD'S. Mi tremano le gambe come se fossi un bambino al primo giorno di scuola. Pago, ringrazio e, con passo incerto, apro la porta del locale. Non posso fare a meno di notare i tavoli tutti pieni, le cameriere che corrono a destra e sinistra per soddisfare le richieste dei clienti e il bancone anch'esso gremito di gente. Mi guardo intorno, ciò che i miei occhi vedono mi piace: un locale sobrio, moderno e accogliente con una clientela sia giovane e sia adulta.

A passo lento mi avvicino al bancone e mi accomodo sul primo sgabello vuoto che trovo.
"Cosa posso servirle?" mi chiede una ragazza indaffarata a riempire il cestello delle tazzine. Ciò che mi colpisce di lei è il sorriso naturale stampato sulle labbra anche se nessuno la guarda o le parla.
"Una cioccolata calda, grazie". So che sono qui per chiedere lavoro ma prima ne approfitto per mettere qualcosa di caldo nello stomaco.

Sorseggio con calma la bevanda che la ragazza mi porge poi, mentre torna a riempire il cestello, le chiedo:
"È sempre così?"
"Se per così intendi così pieno e caotico la mia risposta è sì. A volte anche peggio. Ci sono giorni che torno a casa con i piedi pieni di bolle. Ma ho bisogno di lavorare e quindi..."
"È tanto che lavori qui?"
"Un anno".
"Ti piace?"
"Ma non è che per caso sei una di quelle che effettua il controllo sul personale?" mi chiede insospettita forse dalle mie strane domande.
"No, assolutamente no. Sono qui per chiedere se c'è un posto disponibile per me come cameriera".

Noto il suo sguardo soffermarsi sulle mie mani. Lascio la tazza e cerco di nasconderle nelle tasche del cappotto.
"Hai mai fatto la cameriera in vita tua?"
"No".
"Hai tutta l'ari di essere una persona ricca".
"Ti sbagli. So che le mie mani dicono il contrario ma, se non trovo al più presto un lavoro, nel giro di un mese non potrò permettermi nemmeno un caffè".
"Qui si lavora tanto. Sei, otto... anche dieci ore al giorno e la paga è sempre quella".
"È puntuale nel pagare?"
"Si".
"Ci prova con le dipendenti?"
"Assolutamente no".
"Benissimo. Il lavoro non mi spaventa.L'importante è che riesca a pagare l'affitto e a garantirmi un pasto caldo".
"Okay. Da quello che so io Harold cerca nuovo personale. Se vuoi parlarci te lo chiamo".
"Te ne sarei veramente molto grata".

Un amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora