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Cinque dita stampate sulla guancia destra

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Cinque dita stampate sulla guancia destra.
Uno schiaffo ricevuto da una donna.
Mai successo in vita mia. La tizia di fronte a me non sa, evidentemente, che sta scherzando con il fuoco. Le mie mani fremono dalla voglia di contraccambiare il gesto. Le pulsazioni si fanno sempre più rapide. Combatto contro me stesso nel cercare di recuperare la calma che, per una frazione di secondo, è andata quasi a farsi fottere. Respiro più volte, profondamente. Chi mi conosce sa lo sforzo che sto facendo.
La voglia di vendetta è tanta ma cerco di controllarmi. Com'è che si dice? Tempo al tempo. Lo farò. Non ora, ma lo farò. Una volta recuperato il mio autocontrollo, decido che la migliore cosa da fare e metterla in guardia in modo tale che, un giorno, non potrà accusarmi di nulla. Per questo, con sguardo minaccioso, l'afferro per i polsi, mi avvicino al suo orecchio e, con rabbia controllata, le dico:
"Non immagini nemmeno lontanamente con chi stai giocando, troietta. Attenta. Non sono un santo. Non lo sono mai stato e non lo sarò. Mai. Comprendi il significato di questa parola? Potrei farti del male anche se sei una donna. Non me ne frega un cazzo, sappilo. La parola rispetto, per me, non sempre esiste. Lo concedo solo a chi dico io. Oggi ti sei spinta oltre i limiti che di solito concedo. Ti do una possibilità perché sei carina. Ma sappi che, la prossima volta, non sarò così magnanimo. E ora torniamo al motivo che ha fatto saltare i tuoi nervi. La valigia. La rivuoi? Nessun problema. Non sequestro le valigie. Ma...sì, c'è un ma. Con me c'è sempre un ma. Vienila a prendere a casa mia. Se hai il coraggio".
Lo avrà? Non penso e d'altronde non me ne frega un cazzo di riavere indietro la mia. Userò i suoi abiti per vestire le puttane che vengono a farmi compagnia la notte. E godrò al pensiero di lei che dovrà accontentarsi dei miei boxer. Le faranno compagnia durante le notti che passerà da sola.
La osservo. Penso che, per quanto l'abbia sconvolta, ha appreso si e no metà del mio discorso. Non proferisce parola. Guarda verso i miei amici, si gira e si allontana.

Rido e torno a sedermi accanto ai miei compagni, con la testa sempre rivolta alla signorina "cinque dita" scappata a casa a piangere e a rimuginare, sicuramente, sulle mie parole.
"Ti sei divertito tanto a spaventare la pollastrella, ammettilo amico" sentenzia Jeff sentendomi  ridere a crepapelle "ed è tutto merito mio".
"Merito tuo?" Lì per lì non capisco.
"Si, mio. Se non avessi lanciato il perizoma addosso alla tizia, ora non avresti quell'impronta sulla faccia". Ora capisco.
"Jeff...sai che potevi essere un uomo morto, vero?"
"Dai, scherzavo. Volevo solo farmi due risate con voi. Come potevo immaginare che quel coso appartenesse a quella donna? Cioè...cazzo...vi rendete conto? È incredibile! Quante probabilità aveva la tizia di ritrovare la sua valigia a New York? Praticamente zero e invece...grazie a me..."
"Ho cinque dita sulla guancia" dico stizzito. Si, la cosa non mi rende affatto felice.
Non ci posso pensare. La cosa ancora mi scotta.
"Appunto...roba da poco...dopotutto..."
"Cambiamo discorso" interviene saggiamente Luke immaginando sicuramente che, il motivo per cui fisso con insistenza Jeff, è che sto trovando il modo migliore per rompergli il naso senza correre il rischio di essere buttati fuori "Wes, racconta, ti sei divertito, questi mesi, senza di noi?"
Okay, accetto il suggerimento di Luke di cambiare discorso.
"Scherzi, vero? La parola divertimento non esiste a casa mia. Ah si, in realtà c'è un giorno in cui mi sono divertito tanto".
"Un giorno solo? Racconta, cosa è successo di speciale quel giorno da renderlo sicuramente memorabile?"
Sono lì, trepidanti, che aspettano la mia risposta. Una risposta che non potranno mai immaginare e che li sorprenderà.
"Ho sotterrato il mio vecchio" dico guardandoli con un sorriso ironico stampato in faccia.
Loro non sanno nulla del mio passato, del mio padre-padrone, dell'odio che covavo nei suoi confronti. Nulla. Per questo mi guardano increduli.
"Dai, cretino, non scherzare".
Non sono sorpreso dalla loro reazione. Immaginavo che non mi avrebbero creduto.
Ma poi, è così difficile credere che si può essere felici di fronte alla morte di un genitore?
"Non sto scherzando. Vi ho preso qualche volta in giro? No, non è da me. È stato un giorno che festeggerò ad ogni ricorrenza. Anzi, festeggeremo. Condividerò con voi la mia gioia. Donne, champagne e..." mi blocco. So che hanno capito cosa segue dopo la e. Non devo aggiungere altro. Continuo "Sapete? Per quanto ho goduto ho avuto un'erezione". Parlo mantenendo il sorriso sulle labbra per questo, forse, i miei amici pensano che le mie parole siano solo frutto di pura fantasia. Se solo sapessero quanto sono vere! "Lo giuro! Mio padre veniva ricoperto dalla terra e io, ad ogni palata, ero sempre più eccitato". Rido di cuore.
"E ti sei fatto una sega davanti a tutti, fratello?" Anche Nick a quanto pare crede che sia tutto un bluff. Manca poco che si strozzi per il ridere.
"Nick...lo pensi veramente?" Ignora il doppio senso della mia domanda.
"No, fratello. È solo un modo gentile per chiederti chi è stata la troietta di turno che ha spento i tuoi bollori in un cimitero".
"La donna di mio zio. Sicuramente anche amante di mio padre. E...anche mia".
"Non avevo dubbi. Ma avete consumato lì, davanti a tutti?" Jeff appare meravigliato. Possibile che mi conosca così poco? Eppure sa di cosa sono capace.
"Sai come vanno le cose in un funerale. La scusa di consolarmi e...sai no...ci si allontana da tutti...trovi una bella cappella...e te lo lasci succhiare".
"Davanti ai morti?" continua a chiedermi sempre più incredulo.
La risata è generale. Jeff, caro Jeff, ho capito. Fai il gradasso, sostieni di esserti fatto metà Manhattan e in realtà sei vergine.
"Si, davanti ai morti. Pensa, alla fine nelle foto avevano tutti i capelli dritti".
Scoppiamo tutti a ridere davanti alla faccia incredula di Jeff. No, penso che più che essere vergine, Jeff abbia seriamente qualche ritardo.
E mentre ridiamo tutti a crepapelle, mi accorgo di un indice che batte ripetutamente sulla mia spalla.

Un amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora