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Jungkook cercò di prestare attenzione. Ci provò davvero, ma il suo telefono nella tasca pesava davvero tanto, e la tentazione di chiamare Seokjin e chiedergli delle cose riguardo Jimin lo stava sopraffando. Aveva così tante domande - la maggior parte riguardanti il cervello e il modo di pensare di Jimin. Voleva anche sapere come Jimin sapesse tutte quelle cose sulla sua casa, ma poteva presumere che Seokjin lo avesse programmato con un sistema o qualcosa del genere.

Jungkook sobbalzò quando la campanella suonò, dandogli il segnale che la prima lezione era finita. Tutti iniziarono ad uscire in fila fuori dalla classe, e Jungkook si alzò velocemente, costringendo i suoi piedi a seguire tutti gli altri fuori. Era a metà strada, l'ultimo studente ancora in classe, ma sentì il suo nome - il suo professore lo stava chiamando. Jungkook lasciò un sospiro con un'imprecazione sotto la lingua. Odiava sedersi al primo banco in classe, perché era sempre così ovvio quando non prestava attenzione. Specialmente in questa lezione.

"Non stavi prestando attenzione, Jungkook. C'è qualcosa che non va?" Kim Namjoon era il nome del professore di fronte a lui. Aveva all'incirca l'età di Jungkook e Seokjin - 24 o 25 anni, pensava Jungkook. Era un amico di Seokjin, e teneva sempre sott'occhio Jungkook. Lui pensò che Seokjin avrebbe potuto averlo chiesto - il maggiore era sempre preoccupato per lui. Alzò le spalle, e a quel gesto Namjoon si accigliò. "Seokjin mi ha detto che saresti potuto sembrare fuori di te oggi... Ha a che fare con quel robot che ti ha costruito, vero?"

"Dio, lo ha detto a tutto il mondo?" chiese Jungkook, quasi urlando, e poi sospirò, tornando calmo. "Scusi, professore. Sono solo... Teso. Preoccupato, immagino."

"Sembri infastidito." ridacchiò Namjoon. Si alzò, sbirciò fuori dalla porta - per essere sicuro che non ci fosse nessuno. "Mi ha solo detto di non sequestrarti il cellulare se ti avessi beccato a messaggiare con lui."

"Ero tentato, ma..." biascicò Jungkook con un'alzata di spalle. Namjoon sorrise, dando dei colpetti sulla spalla di Jungkook gentilmente.

"Sei un bravo bambino ma- se vuoi chiamarlo, puoi. In realtà sta aspettando una tua chiamata." disse Namjoon, e Jungkook gli rivolse un sorriso grato. Tirò fuori il suo cellulare, pronto per digitare il numero di Seokjin, ma le sue dita si fermarono giusto prima di premere il pulsante, digitando un numero diverso.

Si chiese se Jimin sapesse come rispondere al telefono.

Jungkook cercò di evitare il contatto visivo con Namjoon mentre aspettava. Squillò una... Due... Tre volte - il telefono vibrò, segno che qualcuno aveva risposto. La voce di Jimin, dolce come il miele, si sentì attraverso la linea. "Casa di Jeon Jungkook. Al momento non è a casa, posso lasciare un messaggio?"

"Jimin?" chiese Jungkook, che si sentì quasi divertito al modo in cui Jimin suonasse così tenero, così fluido, simile ad un impiegato che rispondeva alle chiamate al posto del suo capo. Dio, sembrava quasi obbediente, dal modo in cui stava parlando. Jimin fece un leggero verso felice.

"Kookie!" disse Jimin, emozionato - Jungkook immaginò che quella potesse essere la voce di un cucciolo di cane, se solo potessero parlare. Jimin continuò a sembrare emozionato. "Non sei a scuola, Kookie? Oh! Tornerai presto a casa?"

"No, sono... Sono ancora a scuola. Stavo solo- volevo chiamare e... Controllarti." disse Jungkook, quasi trascinandosi alla fine. Si ricordò cosa gli disse Jimin, ancora una volta, "sarei onorato se tu ti innamorassi di me." Jungkook non voleva dare un segnale sbagliato - ma, allo stesso momento, aveva un'impressione che a lui Jimin piacesse. Non poteva distinguere i veri sentimenti perché non aveva mai avuto un fidanzato.

"Oh! Okay! È così dolce da parte tua Kookie!... È per questo che Seokjin ti chiama Kookie? Perché sei così dolce?" chiese Jimin, e Jungkook ridacchiò. La voce di Jimin lo divertiva. Anche Jimin rise dolcemente, e il cuore di Jungkook saltò, lo stesso salto che aveva dovuto spiegare a Jimin quella mattina.

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