Era rilassante scoprire il suono delle corde pizzicate dalle mie unghie corte e unite in una dolce armonia.Era rilassante poter suonare senza piangere, poter rivivere le emozioni che provavo con una chitarra in mano senza sentirmi in colpa.
Mi serviva uno sblocco, e lui me lo aveva dato.
Guardai la collana appesa al mio collo e rigirai la pietrina fra le mie mani, ricordando il passato remoto della nostra storia.
Magda salutò dolcemente il bambino che era appena entrato in quel orfanotrofio, si chiamava Harry, ma disse che veniva chiamato L'ultimo Edwards, anche se non gli piaceva.
A vederlo entrare mi dispiacque per lui, ancora non sapeva che qui non lo avrebbe preso nessuno.
Questo orfanotrofio era sconosciuto al mondo,ma ci si stava bene e c'erano dei bei bambini, eravamo tutti educati.
Chissà perché, con l'arrivo di Harry, pensai che tutto questo sarebbe cambiato, ma quando lo sussurrai in un orecchio a Zack, cercando protezione, lui si mise a ridere stringendomi una mano per calmarmi.
Odiavo sembrare una stupida, ma era ciò che sentivo, sentivo che, nel profondo, avrei odiato quel bambino fino ad amarlo.
Ancora non capivo molto cosa volesse dire amicizia, perché non avevo amici, ero circondata da fratelli.
Guardai Van giocare con Luke e Niles , lei aveva sempre preferito loro, mentre io ero felicissima di avere Nath e Zack tutti per me, perché con loro mi divertivo e mi sfogavo, sentendomi protetta.
Non sapevo cosa sarebbe capitato ad Harry in quella casa, forse lui sarebbe stato l'unico ad essere stato adottato, o forse sarebbe rimasto l'unico a non esserlo stato.
Però non credetti facilmente al fatto che i ragazzi lo avrebbero lasciato da solo, o almeno non quei ragazzi che ci stavano facendo amicizia.
Si vedeva già da quando era entrato che fra lui e gli altri ragazzi c'era già una fratellanza profonda e io ero leggermente gelosa, ma mi andava bene così, solo speravo che non mi avrebbero sostituita, perché avevo bisogno di loro, come ne avevo sempre avuto.
Odiavo ammettere che ero un po' gelosa di Harry, perché quando ero arrivata io ci avevano messo un po' a capire che non ero come le altre, che ero uguale a loro, che potevano prendersi cura di me e crescermi, mentre con lui è bastato uno sguardo e lo avevo capito anch'io.
Quel giorno capii che sarebbe entrato a far parte della mia vita e quando se ne sarebbe andato non lo avrei dimenticato facilmente.
E andò così, se n'era andato per ben due volte, prima, e adesso.
"Adesso" era il "dopo" della storia, una storia diversa che nessuno aveva mai vissuto, una storia unica, solamente nostra.
Per me però era sempre il solito "dopo" che seguiva il solito "prima".
Era sempre stato così e niente sarebbe cambiato, non in quel caso.
C'erano sempre sia il prima che il dopo, la via di mezzo non esisteva, si passava da una parte all'altra senza fermarsi per una pausa.
Stimavo chi aveva la forza di capire.
Non capivo chi invece si tirava indietro, semplicemente perché non lo avevo fatto, avevo semplicemente avuto una vita difficile con scelte difficili.
Chi non capivo davvero era Harry, ma avevo già rinunciato, perché non lo avrei mai capito.
Guardai di nuovo la chitarra che poco tempo fa avevo appeso al muro: bella e lucida, ma evidentemente vecchia e usata.
Era così un po' per tutto, un po' per tutti.
Più che gli oggetti sono vecchi e usati, più li senti tuoi e personalizzati, vuol dire che ci hai vissuto qualcosa, vuol dire che parte dei tuoi ricordi sono lì dentro.
Presi di nuovo in mano il mio oggetto personalizzato, un foglio pentagrammato e una penna e iniziai a scrivere le parole di una canzone.
Rileggendole mi accorsi di aver scritto di noi, di me ed Harry.
Where are you now?
I'm alone.
I need you.
You're late and i'm torn.
I miss you, but you?
Do you miss me?
What are you doing without me?
Because i'm crying, without you.
Why?
It's easy.
I love you, and you broke my heart.Lo amavo?
Non lo sapevo, nessuno mi aveva mai dimostrato cosa volesse dire quella parola che tutti usavano ma che pochi vivevano ogni giorno sul serio.
Accartocciai il foglio scritto con tanto sentimento e lo butta in una parte della stanza, presa da un attacco d'ira, uscito fuori da non so dove.
"Ehi, tutto okay?"
Mi girai di scatto verso la porta che, a mia insaputa, era rimasta aperta notando Nath.
Sorrisi, annuendo.
Ovviamente il sorriso era forzato, data la mia rabbia improvvisa e misteriosa che si mescolava alla tristezza incessante.
Il mio migliore amico scosse la tesa raccogliendo da terra di due fogli che avevo buttato per terra poco prima.
Li aprì e li lesse.
"Belle parole, sono forse uscite da questa lettera?"
Annuii di nuovo, pentendomene e abbassando la testa dalla vergogna.
Nath posò un dito sotto al mio mento costringendomi così ad alzare lo sguardo, a guardarlo negli occhi.
Ho sempre odiato guardare negli occhi qualcuno quando sono in imbarazzo, o quando quel qualcuno mi stava rimproverando, ma in quel momento avevo cose del tutto opposte da dire.
"Ho bisogno di te"
Io quel bisogno lo sentivo davvero.
Avevo bisogno di un amico su cui contare, un braccio destro da afferrare quando nei momenti peggiori, una spinta che mi facesse volare, il suo supporto.
Nathan era la persona adatta di cui fidarsi, perché con lui potevi esser sicuro che ci sarebbe sempre stato.
Non ti abbandonava mai.
In tutta la durata della nostra amicizia abbiamo avuto molte prese in giro perché stavamo sempre insieme o perché credevano che lui fosse innamorato di me, ed io ho avuto molti dubbi su quest'ultimo fatto, ma lui mi ha sempre dimostrato di provare solo pura fratellanza per me, cosa che l'ha resa ancora più vera.
Lo guardai negli occhi e il suo color nocciola mi colpì, perché dentro ci trovai quel conforto familiare che pochi sapevano, e potevano, donarmi.
Di getto affondai fra le sue braccia, dove lui non esitò a rinchiudermi.
Iniziò ad accarezzarmi i capelli, e io non potetti fare a meno pensare che quella scena si stesse ripetendo troppe volte ultimamente.
"Sei distrutta Sarah, ma io ci sono, ricordalo. Ci penso io a rimetterti in piedi."
Lo strinsi ancora di più a me.
Non sarei mai riuscita a dimenticare quella frase.
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Via Di Fuga
Fanfiction[Completa] Chi li vuole gli orfani? Nessuno, è questo che pensa Harry. Tutto il suo mondo gira intorno alle sue difficoltà, al suo passato. Tutti quando lo guardano provano compassione, vedono soltanto la sua sofferenza. Tutti, tranne Sarah. Lei è o...