25-Harry

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Mi ero svegliato prima di lei e, come era mio solito fare prima, la stavo guardando.

Io non la vedevo come gli altri, per me era diversa, era speciale.

Lei era la ragazza più bella che avessi mai visto, la più dolce, ma anche la più testarda, la più cocciuta e la più permalosa.

Era una bambina che mi sarei cresciuto da solo, la persona che mi faceva stare bene in ogni momento.

Non avrei mai dimenticato la scorsa notte.

Era più di del semplice sesso, era diverso.

Ciò che provavo mentre ero con lei non era solo attrazione fisica, guardavo tutto di lei, la apprezzavo dentro come fuori.

Sollevai un dito e accarezzai delicatamente i lineamenti del suo volto, come per rendermi conto che fosse davvero lei quella davanti a me.

Dopo un po' che la accarezzavo aprì prima un occhio, sorrise, e dopo schiuse anche l'altro.

Però li richiuse subito.

Sorrisi al vederla.

Cosa mi succedeva? Ero stranamente più dolce del solito.

Decisi di smetterla di pensare e di scendere a fare colazione.

In cucina trovai Vanessa, così mi affrettai a raggiungerla per poi abbracciarla.

"Ma dove ti eri cacciata? È un sacco di tempo che non ti fai vedere."

"Ho conosciuto una persona"

Rimasi sorpreso all'idea, ma felice.

Anche lei, soprattutto lei, meritava di trovare una persona per lei.

Mi domandai perché se ne fosse andata con quella persona invece di restare con noi, e lo domandai anche a lei.

"Semplice. La vita è come un libro pieno di storie, e non in tutte le storie ci sono sempre gli stessi personaggi. Io sentivo che in quel momento non mi trovavo nella storia giusta, che dovevo cambiare qualcosa, per questo non mi sono fatta sentire per molto" mi spiegò, ed io mi ritrovai nella sua spiegazione.

Anche io avevo cercato la mia storia, in lungo e in largo, trovandola solo alla fine, dove, da piccolo, l'avevo lasciata.

La sua spiegazione però non era ancora finita, aveva molto da raccontare, glielo si leggeva negli occhi.

"Appena ho trovato la parte mancante della mia storia ho deciso di unirle, ed eccomi qui, mi sono fatta viva. So tutto ciò che è successo, ho fatto qualche chiacchierata con Magda, la quale mi è stata molto di aiuto. So tutti i problemi che hai avuto, Harry, e ti ho sentito parlare a Sarah ieri sera. Mi dispiace di non esservi stata vicina in questi giorni."

Decisi di abbracciarla, perché anche se non me ne ero accorto mi era mancata.

Anche a me dispiaceva di non essermi accorto ciò che le stava succedendo, di non averla appoggiata come un vero amico avrebbe fatto, e glielo dissi.

"Tranquillo, a quanto pare nessuno dei due ne aveva bisogno, a quanto pare erano due faccende da sistemare da soli. Ti ringrazio comunque per esserci adesso, e per non giudicarmi. Ti vedo cambiato e la cosa mi rende felice."

Non le dissi niente, semplicemente sorrisi, perché lei sapeva già che non l'avrei mai giudicata.

Ero felice che avesse notato il mio cambiamento, perché non mi ero sforzato, ero diverso e basta.

Sarah mi aveva migliorato.

D'un tratto sentimmo una specie di fruscio e ci trovammo di fronte una Sarah spettinata, la quale corse istintivamente tra le braccia di Vanessa.

La loro era sorellanza, non amicizia.

Un po' come me ed i ragazzi.

Dalla reazione che aveva appena avuto Sarah dedussi che sapeva già tutto, che le due si erano tenute aggiornate.

Erano amiche, non potevo biasimarle.

Una volta abbracciata Vanessa, la mia ragazza venne verso di me lasciandomi un casto bacio sulle labbra.

"Se fossi rimasto a letto le avrei dato un buongiorno migliore" pensai.

Fermai i miei pensieri in tempo, prima di sussurrarglielo in un orecchio, e ricambiai il bacio.

Il mio pensiero si spostò alla boxe, era da tanto che non facevo un incontro e i miei muscoli bramavano l' adrenalina della vittoria, quindi, lasciando le ragazze a parlare in cucina, salii in camera di Nathan e Zack per chiedere a quest'ultimo di accompagnarmi..

Il moro non se lo fece ripetere due volte e, poco dopo, eravamo in macchina.

Avevamo sempre avuto questa passione per la boxe, io e lui.

Era come se fossimo uniti da quest'arte di ficcarci nei casini ogni volta che aprivamo la porta di casa.

Zack, anche per quante fossero le cose che avevamo in comune, era diverso da me.

Era cresciuto in campagna, senza genitori, con sua nonna ed una sfilza di animali da fattoria.

Dato che adesso lui era qui, pensai che la vecchia signora fosse morta.

Sua nonna gli aveva insegnato cos'era la bontà, il significato di abbracci, comprensione, affetto... a me l'unica cosa che era stata insegnata era scappare dai pericoli. Mi avevano reso codardo.

Avevo parlato molto di queste cose con il moro e lui mi aveva detto e ripetuto esplicitamente che non eravamo diversi, solo che io non avevo ancora messo da parte il mio dolore.

Molto probabilmente, pensava, non lo avrei mai messo da parte, volendo fare tutto da solo.

Il ragazzo seduto in auto accanto a me pensava che avessi bisogno di qualcuno che sapesse portarmi fuori da questo buco nero in cui mi avevano cacciato, ed entrambi sapevamo che quel qualcuno è sempre stato nella mia vita, da quando sono entrato in quella casa.

Sarah mi avrebbe riscattato, col tempo. Mi avrebbe donato una vita migliore.

Se Zack la pensava come me allora era vero, di lui mi fidavo.

Mi fidavo di poca gente, al mondo, ma quei quattro ragazzi, quei quattro fratelli, sapevo che non mi avrebbero mai tradito.

Sin dal primo giorno eravamo entrati in sintonia, e scappare per farmi una nuova vita diversa da quella che mi piaceva, diversa da quella che vivevo in quella casa, si rivelò un trauma.

Loro quattro sapevano sin da subito cosa si celasse dietro al mio animo da duro, sapevano ciò che rischiavo, e mi sono stati vicino comunque, non hanno avuto paura.

Ero grato anche a loro per ciò che ero diventato.

Via Di FugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora