19-Harry

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Faith aveva il vizio di camminare senza pantaloni per casa.

Non so se lo avesse acquisito perché ero in casa con lei o se lo avesse sempre avuto, ma pensai che la prima fosse la più probabile.

Era sempre stata un'esibizionista, e mi sarebbe anche piaciuto, se in lei ci fosse stato qualcosa di cui vantarsi.

Non era per fare lo stronzo, ma avevo solamente un corpo impresso nella mente, e non era certo il suo.

"Secondo te accetterà?" domandai, esitando.

Ormai avevo perso qualsiasi speranza, ma in fondo sapevo che sarebbe venuta.

La ragazza al mio fianco diede prova al mio pensiero annuendo ripetutamente: era così convinta che le credetti.

La mia mente vagava nei pensieri e nei più nascosti castelli in aria che avessi mai immaginato, e tutto per colpa di Sarah.

Sì, era colpa sua perché mi era entrata in testa come nessuno aveva mai fatto, ancora peggio di Faith, anzi, Faithin confronto non era mai stata niente.

Il mio cervello andava in tilt ogni giorno di più e la cosa mi mandava in bestia.

Ero dipendente senza nemmeno averla baciata, e la cosa non mi piaceva per niente.

Anzi, mi piaceva eccome, mi incuriosiva.

Sarah aveva tutti i pregi che odiavo e i difetti che amavo.

E ciò mi costringeva ad amare tutto di lei.

Sorrisi pensando alla canzone di Lorenzo Fragola che avevo appena citato.

Siamo Uguali.

No, noi due non eravamo uguali per niente, anzi, opposti era dire poco.

Ciò, però, era la cosa che mi attraeva di più.

Chi l'avrebbe sopportata una tale e quale a me?

Una stronza egoista attaccata al passato?

L'unica cosa che avevamo in comune era il passato, e mi andava bene così.

Non avevo mai pensato di "amarla", ma adesso mi ritrovavo a pormi questa domanda, senza la minima idea di quale possa essere il suo significato.

Non avevo ricevuto amore da nessuno, e ciò che credevo amore era menzogna, quindi non mi consideravo molto esperto in materia.

Dopo ciò che successe con Faith, dopo essermi bruciato, decisi di non prendere impegni con nessuno, decisi di imparare ad odiare le persone proprio come loro odiavano me ogni giorno: volevo trattarle con lo stesso odio, e con lo stesso male che mi riservavano.

Ci stavo riuscendo, fino a quando non arrivò lei ad irrompere nei miei piani.

Adesso c'era, e, pensai, se non ci fosse stata, sarebbe stato peggio.

Se Sarah non fosse entrata nella mia vita adesso non sarei qui, in casa di Faith, a torturarmi per gli sbagli commessi in passato, per riprendermela.

Se non l'avessi mai conosciuta adesso sarei in quell'orfanotrofio del cazzo a pensare a quanto la mia vita fosse ingiusta.

Adesso però non era più ingiusta, adesso avevo lei e nessuno me l'avrebbe tolta.

Anche perché, se me la toglievano, dove sarei andato? Senza di lei era tutto monotono.

Allora perché sono stato così stato così stupido da perderla?

"Ormai ciò che è fatto è fatto, non stare lì a rimuginare su ciò che è successo. Credimi, non serve a niente."

Pensai che Faith avesse voluto insegnarmi qualcosa, con quella frase, come se le fosse già successo, come se stesse parlando di noi.

Mi stava dicendo di non fare i suoi stessi sbagli, di imparare dagli errori.

Sì, stava decisamente provando ad insegnarmi qualcosa.

Dopotutto nessuno parla senza aver qualcosa di sensato da dire, tutto ciò che uno dice può avere un senso, anche per la minor parte delle persone, basta saperlo cogliere.

Pensai, però, che, qualunque cosa volesse insegnarmi, a me dava fastidio anche se mi parlava, quindi uscii dal salotto e mi chiusi in bagno, d'altra parte, non avevo una camera.

Il mio pensiero si spostò immediatamente alla nostra camera, mia e di Sarah, a come sarebbe esserci ancora... guardarla dormire... gli sbadigli che faceva... i suoi capelli sparsi sul cuscino... i suoi sussulti quando faceva un incubo e il suo sorriso quando si accorgeva che ero ancora accanto a lei.

Odiavo dovermi provare di tutto questo per colpa di una bastarda ossessionata dal rovinarmi la vita.

Perché, in fondo, è ciò che fanno tutti, ultimamente, mi rovinano tutti la vita, chi prima, chi dopo.

Camminai fino ad arrivare di fronte allo specchio.

Lì iniziai a squadrarmi, non lasciavo sfuggire un solo dettaglio, seppur non trovando niente.

Mi tirai indietro in capelli, immaginando Sarah che lo faceva al posto mio, sentendomi subito meglio.

La sensazione passò immediatamente quando mi accorsi che non era lì.

Dovevo vederla, in quel preciso momento.

Non ce la facevo a stare un minuto di più senza di lei...

La mia mente iniziò a vagare nei ricordi passati, iniziò a farmi rivivere i miei momenti con lei, dal principio.

Varcai la soglia dell'orfanotrofio, meravigliandomi che mi avessero accolto, data la brutta stima che la gente ha di me.

Si capisce anche solo guardandomi che non sono una persona di cui fidarsi.

Mi guardai intorno, era accogliente, molto, se non fosse per quei quattordici occhi che mi guardavano in attesa che spiccicassi parola, cosa che, ovviamente, non feci.

Mi limitai a fissare una delle due bambine, l'unica che, fra tutte, mi ispirava fiducia.

Sentivo che quella bambina sarebbe stata importante per me, ma non capivo in che contesto, non capivo se era un bene o un male, ma dato che mi metteva in soggezione quanto io mettevo lei, pensai subito che la seconda ipotesi fosse la più probabile.

Mi stupii però del fatto che non ero solo io a guardarla, dato che lei ricambiava.

Ormai era evidente per tutti che ci stavamo fissando, ed io ero troppo piccolo per ammettere che la stavo mangiando con gli occhi.

Ciò che mi turbava era però che non riuscivo a leggere dentro, perché mi stava guardando? Cosa pensava di me? Dove saremo andati a finire? Era anche lei orfana? Perché allora da suo aspetto non si poteva dedurre?

Troppe domande per zero risposte,e ciò mi tormentava.

La domanda però alla quale volevo che qualcuno mi rispondesse era un'altra, perché mi preoccupavo tanto di lei senza nemmeno conoscerla?

Era meglio se non mi rispondevo, se prendevo le distanze da lei ancor prima di conoscerla, se evitavo di far diventare le cose ancor più difficili di quanto lo erano.

Tanto, lei non si sarebbe mai interessata a me, mi avrebbe abbandonato, come facevano tutti, e io ci sarei rimasto male, come sempre.

Era così che andava il mondo, dovevo solo capirlo.

Non avevo imparato un bel niente, mi ero innamorato di lei.

L'amavo. Cazzo se l'amavo.

Via Di FugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora