Chapter seven.

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Passò qualche minuto da quando Tyler era andato via, lasciandomi nel corridoio da sola, confusa.
Negli ultimi tempi erano avvenute fin troppe cose strane. Troppe cose inspiegabili e troppi vuoti di memoria. Troppe domande e troppe risposte non date. Dovevo andare a fondo, scoprire cosa stesse succedendo. Da quando avevo iniziato una nuova vita al college tutto sembrava essere migliorato. Adesso avevo degli amici, avevo Elle, Luke e Lara, avevo Noah... Evidentemente, però, i guai mi avrebbero trovata dovunque fossi andata. Vi erano troppi segreti, segreti che mi seguivano in ogni luogo e che mi terrorizzavano. Non avrei lasciato che ciò che mi ero costruita si rovesciasse nuovamente, non avrei permesso a nessuno di distruggermi di nuovo.

Da quando mia madre era scomparsa, avevo vissuto a metà. Vedevo tutto ciò che mi accadeva come se non stessi vivendo in prima persona, ma solo osservando dall'esterno. Non mi era concesso reagire. Potevo solo piangere e soffrire, incapace di fare altro. Quando mio padre mi aveva picchiata, mi aveva donato un momento di lucidità. Momento che terminò nell'esatto istante in cui sbattei la testa sulle rocce, scivolando giù per la cascata. Mi sentivo come se mi venisse somministrata della morfina abitualmente, al fine di rendermi innocua. Ero in balìa del mondo, ma era ora di farla finita. Era ora di svegliarsi.

Mi svegliai di soprassalto e mi ritrovai stesa lungo il corridoio, vicino la porta della mia camera. Avevo perso i sensi. Ebbi un sussulto quando avvertii il punto della pelle su cui poggiava la collana di Noah bruciare. Istintivamente allontanai la pietra dal collo e il bruciore passò in un attimo. Guardai l'ora dal cellulare. Era quasi ora di cena.
C'erano diverse chiamate perse di Noah e dei messaggi di Elle. Mi affrettai a leggerli, dopodiché mi alzai, entrai in camera e mi cambiai per giustificare il tempo perduto. Dopo aver finito, misi le chiavi e il cellulare nella borsa ed uscii. Mi stavano aspettando in caffetteria.
Fuori era già buio, perciò affrettai il passo.
Ero quasi arrivata al luogo d'incontro. Stavo attraversando la strada, quando fui accecata dai fari di un'auto che stava per raggiungermi a tutta velocità.

Lo scorrere del tempo sembrò rallentare. Tutto si era congelato. Ero immobile, nel bel mezzo della strada. Un SUV stava per investirmi, ma la mia mente fu presa da altro.
Una serie di immagini passò velocemente davanti ai miei occhi. Erano quasi impercettibili, come dei flash.

[...]

«Cos'è quell'anello, Hunter?» - chiesi con cautela.
«Un anello.» - rispose lui ovvio, con voce seccata.
«Sai bene che non intendevo quello..» - cercai di girar attorno al discorso.
«Quello che so è che dovresti pensare agli affari tuoi.» - l'asprezza delle sue parole non riuscì a fermarmi dal fargli altre domande. Volevo delle risposte.
«Ho capito che è speciale. Hai cambiato atteggiamento da quando ti sei accorto che lo guardavo. Mi piacerebbe sapere cos'è, e vorrei che tu fossi sincero.» - mi feci coraggio, mostrandomi determinata.

Hunter frenò di colpo, si slacciò la cintura di sicurezza e si scaraventò sul mio sedile, facendomi sbattere la schiena contro lo sportello, piazzandosi a mezzo centimetro dal mio volto.
Il suo viso era paonazzo, il suo sguardo grave e furente, ed il mio cuore perse un battito.

«Stammi a sentire, ragazzina. Niente di tutto questo ti riguarda. Sono solo affari miei, e tu non devi far altro che stare zitta, o giuro che la tua vita diventerà miserabile a tal punto da dovermi supplicare di porvi fine. Credimi, te ne pentiresti amaramente. Siamo intesi?» - sputò fuori queste parole con un astio tale da farmi rabbrividire. Potrei giurare di aver visto qualcosa di diverso nei suoi occhi.

[...]

"Dimentica ciò che è successo."

[...]

"No, Hunter, non voglio più aspettare.."

[...]

"Cosa hai sentito? Cos'hai visto?" - la sua espressione era furente. Era rosso in viso e i suoi occhi avevano cambiato colore. Le iridi gialle brillavano.

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