Quando mi risvegliai era già notte. Il sole aveva lasciato spazio alla luna che, più brillante del solito, illuminava ogni cosa. Essa dominava il cielo nero e privo di stelle. Era come se lei sapesse che quella notte era diversa, che qualcosa di assurdo era accaduto, e per questo splendeva più del solito.
Mi trovavo sulla riva del fiume. Scrutavo il cielo e riflettevo. Lentamente mi alzai e mi guardai intorno. Mille domande si facevano spazio all'interno della mia testa: ero confusa e disorientata, ma mi sentivo diversa. Ero più forte e riuscivo a sentire un'incredibile forza vitale crescere dentro di me.
Mi incamminai tra i boschi alla ricerca della mia auto. Dopo una buona ora trascorsa ad inciampare sulle radici delle grosse querce, con i piedi doloranti e qualche taglio sulle ginocchia, riuscii a trovare la mia Jeep. Lo sportello del posto di guida era aperto e sul sedile del passeggero c'era il mio cellulare, sotto il quale vi era ripiegato un biglietto. Dopo esser entrata nell'abitacolo ed aver chiuso la portiera dell'auto, lessi il foglietto con attenzione. Con l'inchiostro blu vi era segnato un indirizzo.
Senza pensarci, avviai il motore e uscii dai boschi, dirigendomi verso una destinazione ignota. Era il mio istinto a guidarmi, ad indicarmi la strada giusta. Guidai per diverse ore, fino a quando non mi ritrovai davanti ad una baita. Nell'aria aleggiava un profondo senso di quiete. Le luci erano spente, non c'era nessuna auto parcheggiata nel raggio di un chilometro, e tutto faceva pensare che non ci fosse nessuno al suo interno..Non avevo riflettuto minimamente su ciò che avrei fatto. Avevo dedicato tutta la mia attenzione a quel recapito che tanto mi era sembrato familiare, e quando vidi la struttura in legno e pietra, con il tetto spiovente e circondata da aiuole di tulipani, una strana sensazione mi assalì.
C'era qualcosa di tremendamente strano in quel luogo che mi spingeva ad entrarvi.
Non mi fermai a pensare un solo istante. I miei vestiti erano fradici, i muscoli doloranti e gli occhi faticavano a rimanere aperti. Sospirai, tentando di raccogliere la forza fisica necessaria ad uscire dall'abitacolo e a reggermi sulle gambe. Tastai a tentoni il sedile del passeggero, alla ricerca del biglietto che avevo trovato qualche ora prima, ma urtai il cellulare, facendolo scivolare sotto il tappetino. Emisi un verso di frustrazione e mi allungai per recuperare ciò che avevo fatto cadere, ma trovai anche qualcosa di più interessante. Il mio zaino degli imprevisti era lì. Aggrottai la fronte, tentando di ricordare quando lo avessi preso, ma fui travolta da una nuova ondata di stanchezza e decisi che ci avrei pensato il giorno successivo. Recuperi il cellulare, il bigliettino, misi lo zaino in spalla e uscii dall'auto, dirigendomi verso il vialetto di pietra.Cercai la chiave in ogni nascondiglio possibile. Sotto lo zerbino, sopra lo stipite della porta, in mezzo ai fiori. Provai persino a forzare le finestre, senza alcun risultato. Quando stavo per perdere le speranze, qualcosa mi suggerì di guardare sotto il grosso vaso di camelie rosa. Con mio grande stupore la trovai, inserii la chiave nella serratura e la sbloccai, entrando in casa.
Cercai l'interruttore con la mano e accesi le luci, dopo di che mi chiusi la porta alle spalle e posai la chiave sul tavolino da salotto.
Girovagai in cerca di una camera da letto, sperando di trovare una coperta per scaldarmi. Salii le scale e aprii una ad una le porte lungo il corridoio.
La prima si rivelò la porta del bagno, la seconda, invece, era quella di uno studio. Dietro la terza porta, trovai finalmente una camera da letto. Per prima cosa mi liberai dei vestiti bagnati, sostituendoli con una grossa felpa pescata a caso da un armadio. Frustrata ed esausta, lasciai le mie cose sulla poltrona adiacente all'armadio e mi tuffai sul letto.
Non mi preoccupai del casino che avevo vissuto fino a poche ore prima.
Non mi preoccupai di essermi tolta la vita.
Non mi preoccupai di essermi inspiegabilmente risvegliata, senza alcun motivo razionale.
Non mi preoccupai di aver fatto irruzione in una baita e di aver quasi infranto la legge per entrarvi. Beh, tecnicamente avevo aperto con le chiavi. Quanto poteva essere illegale?
Caddi velocemente in un sonno profondo e, per la prima volta dopo tanto tempo, senza incubi.
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to survive
Novela JuvenilJudith Roberts. 17 anni. La sua vita era un casino, niente andava come doveva andare. Era tutto sbagliato. Ma niente è destinato a durare per sempre. #26 IN AVVENTURA.