Capitolo uno

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NATHAN'S POV

Ho finalmente raggiunto i diciotto anni, ed eccomi ancora qua.
Fin da bambino mi sono ripromesso di andare via appena avrei potuto, scappare lontano.
Proprio come ha fatto mia madre tanti anni fa. Un giorno, senza dire niente, è sparita... Semplicemente sparita, lasciando me e mia sorella maggiore con quel grande bastardo di nostro padre.
Non voglio soffermarmi mai più di tanto nel suo ricordo, ormai è cosa andata, inutile rimurginarci.

Per Cora non è mai stato un problema, in fondo, lei è uguale all'uomo che ogni singolo giorno dalla mia nascita si riserva il diritto di imporre le sue volontà, come fossi un oggetto.

La vita è una grande presa per il culo perchè lontano ci sono andato, ma non da solo e soprattutto non per mia scelta.
Da Dallas a Chicago, siamo arrivati da tre giorni ed io non ho ancora provato e metter il naso fuori casa.

Già, la casa... Cosa dire? Il vecchio ha acquistato l'immobile in un quartiere residenziale, quelli in cui vivono famiglie rispettabili e con posizioni di prestigio in città... Noi siamo qui solo per i soldi, perchè sì, come ogni figlio di puttana che si rispetti ha una clientela molto vasta.

Essere un avvocato penalista in città come Dallas o Chicago frutta parecchio, soprattutto quando hai molte amicizie e conoscenze non del tutto pulite.

Tutte villette indipendenti, con ampi prati verdi perfettamente curati, un garage e sul retro tutti i giardini sono recintati dalla medesima staccionata bianca. Le altre persone direbbero che l'occhio vuole la sua parte, a me sembrano solo cazzate.

In questi giorni ho avuto modo di studiare ogni centimetro di quella che sarà la mia nuova dimora, per tempo indeterminato.
Abbiamo una grande cucina, super moderna  con tutti quegli aggeggi per cucinare, è collegata alla sala da pranzo tramite una porta a spinta. Un corridoio ad L, in cui è situata la scala, ci conduce nel soggiorno dove a farla da padrone è ancora l'arredamento ultra moderno.
Al piano superiore ci sono le camere da letto . Una occupata da me, una da mio padre e l'altra da mia sorella. E per concludere il secondo bagno.

- Nathan, possibile che sei ancora chiuso in queste quattro mura? Forza, usciamo che domani arriva Drew... Voglio comprare dei vestiti nuovi - mia sorella entra in camera di soppiatto, spalancando la finestra e rimproverandomi come se fosse nostra madre.

Probabilmente non ci sarebbe nulla di male nel suo comportamento se non fosse che non prende mai posizione con il suo ragazzo. È un coglione, litighiamo spesso.
Per concludere in bellezza, sorpresa delle sorprese, mio padre sembra adorarlo.

Conscio del fatto che un rifiuto non sarebbe accettato, in silenzio mi infilo le scarpe da ginnastica e con un'ultima occhiata alla mia isola di beata pace e solitudine, mi avvio all'esterno chiudendo la porta alle mie spalle.

In auto Cora blatera incessantemente, è logorroica come poche al mondo, credo, con le ragazze non passo molto tempo a parlare. Ogni tanto annuisco, onestamente non ho ascoltato un cazzo di ciò che ha detto, do per scontato che non sia nulla di importante.

Il centro commerciale è molto affollato, le forti luci artificiali mi arrecano fastidio agli occhi, non sono proprio chiari... Un misto tra un nocciola  e verde, ma comunque molto sensibili e per non rischiare di lacrimare cammino guardandomi i piedi.
Passo dopo passo, con lo sguardo sulle mie nike bianche, mi isolo dal mondo esterno.

Chiacchiere, rumori, persone che ti sfiorano nel passare, tutto resta fuori dall'invisibile bolla che ha creato la mia testa. Tutto tace, ascolto il mio respiro ora finalmente regolare, pace.

La mia quiete viene improvvisamente travolta da ciò che potrei definire un'onda anomala. I miei pensieri, racchiusi in un vuoto stracolmo, vengono spezzati da un forte impatto che quasi mi fa cadere a culo per terra.
Due mani mi afferrano le braccia tenendomi stabile.

- Guarda dove cazzo vai ! - sbotto alzando gli occhi sulla figura che ha ancora le mani su di me. Un ragazzo alto, forse non altissimo, ma il fatto che io sia sotto la media probabilmente lo fa sembrare più grosso di quello che è, moro e con occhi scuri.
- Scusa, mi sono distratto un attimo e non ti ho proprio visto - mi guarda veramente dispiaciuto. A prima vista sembra proprio il classico figlio di papà, camicia bianca perfettamente abbottonata e un jeans scuro  semplice, capelli lisci, di media lunghezza e un sorriso stampato su quella faccia di cazzo che si ritrova.

Mi strattono per liberarmi dalla sua presa, in realtà non era così salda ma non sopporto essere toccato da sconosciuti. Sul mio volto compare una smorfia quasi disgustata o forse è omicida... Non saprei proprio dirlo.

Il giovane lascia cadere le sue braccia lungo i fianchi, penso abbia giusto qualche anno più di me. Il suo sguardo resta amichevole e senza reprimere il suo sorriso si scusa nuovamente e prosegue per la sua strada .

- Nathan, ti muovi ? - vengo richiamato da mia sorella che ha già una busta sotto braccio, la raggiungo a grandi falcate ripensando che se qualcuno mi avesse risposto come ho fatto io con quel tipo, gli avrei certamente sferrato un pugno. Scuoto la testa accompagnando il movimento con un grande sospiro.

Un negozio di articoli sportivi, situato sulla destra, attira la mia attenzione. Ma sì, vaffanculo... Spendiamo i soldi del vecchio.

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Nuova ispirazione, il romanticismo non è mai stato il mio forte ma..proviamoci !
Capitolo di presentazione, abbastanza corto...vedremo come andrà

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