Capitolo due

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Lentamente, quei suoni ovattati che avvertivo fino a pochi secondi fa diventano più nitidi. Qualcuno è alla prese con le pentole giù in cucina.
Il chiasso dei piatti o forse delle padelle che si scontrano mi fa sollevare una palpebra.

Un piccolo fascio di luce riesce a penetrare attraverso  la persiana donando alla camera un leggero bagliore che permette di identificare ogni particolare presente, non facendo altro che ricordarmi di dover sistemare le mie cose.

Mi stiracchio ancora disteso sotto le lenzuola, il calore creatosi è  così piacevole che è una tortura anche solo la consapevolezza che a breve dovrò alzarmi. 
Contro ogni mia volontà, scatto fuori dal letto. Più è veloce meno soffri o almeno è sempre così che mi è stato detto.

Un salto al bagno e poi dritto giù in cucina.
- Puoi non fare tutto questo cazzo di rumore appena sveglia? - ringhio rivolgendomi a Cora che non curandosi di ciò che le ho appena detto continua ad architettare con quella padella, ormai da buttare.
Sarà alla ricerca della frittella perfetta?

-Buongiorno anche a te - esclama, girandosi con un'espressione rilassata e compiaciuta.
Che avrà da essere così contenta...

Mi guardo intorno, con aria cruciata ed indagatoria. Prima di ogni altro passo, devo valutare la situazione. Una cosa che ho imparato dalla vita è che, se ad ogni azione corrisponde una reazione, a casa mia...anche  il respirare nel momento sbagliato può essere pericoloso.

Scrutando il perimetro, incrocio lo sguardo di mia sorella che subito lo distoglie - È già uscito - mi comunica cambiando tono. Un sospiro di sollievo accompagna via parte del mio malumore.
Mi siedo al bancone riempiendo una ciotola con dei cereali, la osservo programmare la lavastoviglie e prendere posto di fronte a me.
Mangiamo per qualche minuto in silenzio, le sue frittelle hanno un aspetto orribile e forse il mio viso, fin troppo espressivo,  le fa recapitare il messaggio dato che subito si appresta a comunicarmi che non sono disgustose come possono sembrare.
Contenta lei, contenti tutti... basta che non debba mangiarle io.

La guardo nei suoi occhi marroni, con un sopracciglio alzato. Scoppiamo a ridere, tanto buone non devono essere.
È strano fare qualcosa di divertente con lei, non abbiamo un rapporto normale come due fratelli... siamo molto distanti.

Ha quattro anni più di me, oggettivamente è una bella ragazza. Fisico normale e con i capelli castani, anche se ultimamente si diverte a portarli di un colore strano, una sorta di ramato.
Nostro padre le ha chiesto di studiare giurisprudenza e lei ha accettato senza tante storie.
Anche io sarò obbligato a seguire le sue orme, fare l'avvocato non è mai stato nei miei progetti. Vorrei poter lavorare con gli animali, non so...fare il veterinario, l'educatore cinofilo,  il direttore di una fattoria educativa, qualcosa che mi tenga a contatto con chi non lascia deviare il proprio animo nel corso del tempo.

L'espressione di Cora diventa improvvisamente dura - Ha detto che devi farti trovare qua questa sera. Non ha aggiunto altro - posa la forchetta nel piatto ed  evitando il mio sguardo si alza e ripone il tutto nel lavello .

Tutta la tensione, la rabbia e l'ansia si accumulano nuovamente nel mio petto.
Un nodo alla gola mi impedisce di finire la colazione. Stringo i pugni poggiati sulle gambe, osservo le nocche sbiancare e giurerei che una cascata di acqua gelata stia percorrendo la mia fronte.
Non voglio dover continuare così, finirò per impazzire.

Corro nella mia stanza, prendendo a calci qualche scatolone che ancora non ho disfatto. Ci dovrà pur essere un modo per uscire da questa situazione. L'impotenza mi lacera lo stomaco come una lama ben affilata, se potessi scatenerei un macello... purtroppo ci sono così tante cariche sotto...finirei ad essere l'unico a non passarla liscia.

Da Perdere Ho Solo Te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora