Capitolo Nove

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Non so dove sto andando. Non so cosa voglio diventare. È il motivo per cui mando sempre tutto a puttane, fin dall'inizio.
È il motivo per cui ogni giorno mi convinco che sia l'ultimo, che continuo a sopportare mio padre, i suoi clienti, i suoi amici con il loro mucchio di soldi sporchi.

Da che ho ricordo è sempre stato così, ho cercato di non dare nell'occhio, di non farmi notare ma a poco è servito. Da piccolo non capivo il reale significato di certe occhiate, ad un certo punto le ho associate solo a qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. Crescendo ne ho assimilato il concetto.
Ho frammenti dei primi ricordi, piccoli favori. Lo proponevano come una sorta di gioco, non erano violenti e non mi facevano male, non all'inizio ma in fondo avevo solo quattro o cinque anni.

-Vieni, è arrivato mio padre. Te lo presento- la voce di Chris. Mi ero totalmente dimenticato di essere a casa sua, nella sua camera. Ha insistito così tanto nel presentarmi alla sua famiglia che alla fine ho ceduto.
Sono passate due settimane da quando ha dormito con me, dal primo bacio a stampo. Ormai non ci faccio più caso, lo fa con così tanta naturalezza che è diventato il nostro saluto. Non c'è niente di sporco, di deviato... è una sensazione pulita.

Mi stiracchio allungandomi sul letto ad una piazza e mezza. È proprio la stanza di un secchione. È arredata con mobili antichi, di legno scuro. Calendari e orologi riempiono le pareti chiare.
Il cellulare, il pc, la tv e gli altri apparecchi tecnologici stonano qui dentro...Come se si fosse aperto uno spazio temporale che unisse passato, presente e futuro.
Sul comodino c'è una cornice tutta intagliata, sulla foto sono raffigurate tre persone. Chris con sua mamma e suo papà, sono sorridenti e seduti su un prato verde mentre si godevano quello che forse poteva essere un picnic.
Anche io ho qualche ricordo del genere con mia madre, ma poi le cose hanno iniziato a diventare strane.

Scendiamo le scale, la casa è davvero enorme. Non ho neanche contato quante camere ci siano, a tratti mi sono perso. Mi stava raccontando che apparteneva a suo nonno, da prima della guerra.
Nel soggiorno piccolo ho visto un pianoforte, mi piacerebbe ascoltare qualcosa una volta.
Ci accomodiamo nella stanza principale, resto in piedi mentre Chris corre nel retro del corridoio per baciare sua nonna. È una dolce signora, mi ha subito offerto una cioccolata calda, ancora prima di conoscere il mio nome.

Sbircio alle mie spalle, consapevole di una nuova presenza. Lo osservo con insistenza, un uomo alto con andamento elegante. Un abito scuro lo veste. Capelli brizzolati ed una leggera barba curata. Potrebbe rientrare tranquillamente nella clientela di mio padre, lunghi brividi mi invadono la schiena.
Non sono abbastanza sicuro che non mi conosca, io non li ricordo tutti, ed è meglio così o forse no. Mi scruta risoluto ed è abbastanza per indurmi ad uno stato di disagio, con fretta studio le vie di fuga.

Chris mi si affianca e rifletto sul fatto di correre il rischio e restare oppure se è più intelligente squagliarmela cercando di seminarli e non vederli più. Opto per la prima, se il mio amico è qui non può
succedere nulla.

Ci accomodiamo, mi stringe la mano presentandosi. Il signor Miller è un medico, un primario. Non ha l'aria di un pervertito o di un uomo d'affari. È un uomo complesso ma semplice sotto quel mucchio di regole e buone maniere. Da come Chris pende dalle sue labbra, sembra proprio un buon papà.
- Tesoro, hai fatto fare un giro al tuo amico?- chiede l'uomo mentre accavalla le gambe. Non ho voglia di fare un tour della casa...è solo una casa per quanto possa essere grande e antica.
- No. Volevo fargli una sorpresa - risponde il ragazzo. Mi guarda alzando il sopracciglio sinistro - Andiamo, dopo oggi mi adorerai- si alza e mi fa strada verso l'uscita.
- Ciao papà, a dopo - saluta il suo vecchio e ci incamminiamo.

Ci dirigiamo sul retro della casa. La cosa assurda è che non c'è altro oltre un cancello ed una targa " Proprietà Privata".
Superata la soglia, con mio grande stupore, ci ritroviamo in una distesa di terra e piccole costruzioni. Un grande recinto posizionato a Nord conquista la mia curiosità.
So cos'è ma, cavolo, non posso crederci!
- Hai dei cavalli?- praticamente sto già correndo nella loro direzione, avevo intuito la risposta.

Da Perdere Ho Solo Te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora