Capitolo Trentuno

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Per qualcuno potrebbe essere la normalità, sicuramente non lo è per me.
Mi domando se sarebbe stato così tutto il tempo. Passare ore e ore ad osservare la donna che ti ha messo al mondo, da bambino non credo di averlo mai fatto.
Lei è qui che tocca, pulisce e rivolta tutto ciò che è mio, che è nostro.
Ogni tanto mi capita di guardare Chris con la coda dell'occhio, lui se la ride e di tanto in tanto mi accarezza la testa.
Questa testa di cazzo le ha messo a disposizione la nostra stanza, tutte le nostre cose, la nostra casa e addirittura Derl sembra pendere dalle sue labbra; ovvio lei gli ha dato un biscotto appena entrata, sta giocando bene le sue carte ma con me non funzionerà.
Mi giro ad osservare il mio ragazzo, mi ombro un po', è come essere traditi due volte.

Tiro su con il naso, i cambi di stagione mi sconbussolano sempre. Gli occhi mi pesano, un masso che trascina le palpebre verso il basso; troppo stanco, confuso e freddo.

Tossisco, qualcosa di morbido mi copre, una coperta. Mi strofino con il viso, il pile mi accarezza la guancia.
Mi strofino gli occhi e sbadiglio allungandomi.
Chris dorme, la testa poggiata all'indietro e la bocca leggermente aperta. Trattengo il respiro per ascoltare il suo, calmo e regolare.
I capelli neri lasciano il viso completamente scoperto, posso ammirarlo in tutta la sua perfezione.
Muovo leggermente le gambe, mi accorgo solo ora che sono poggiate sul suo grembo e come se fossimo alla prima uscita, il rossore mi arriva fino alle orecchie.

Un leggero fascio di luce penetra dalla piccola finestra e mi distrae. Mia madre è addormentata sulla poltrona, forse stanca dal viaggio e dal mio incontro.
Questa situazione ha lasciato senza forze tutti e tre.
È avvolta in una coperta grigia, il freddo e l'umidità hanno abbracciato la casa, nessuno ha pensato di accendere il camino.
Indugio lo sguardo sulla sua figura, sembra rilassata e con l'espressione dolce come se dormisse per la prima volta dopo tanto tempo.

Mi mordo il labbro inferiore pensando a quello che ho. A quante volte ho rimpianto la mia vecchia vita, a quante volte avrei voluto tornare indietro ma questo ora significherebbe lasciare Chris, lasciare i nostri amici... Per cosa? Per andare dove?
Nessun posto sarà mai casa mia, niente può cambiare quello che è stato e quello che è.

Un piccolo tic, due dita picchiettano sul bracciolo del divano. Sono troppo attaccato ai ricordi, ho bisogno di lasciarli andare, di crearne dei nuovi e migliori.

Con un sospiro e facendo attenzione a non svegliare nessuno mi alzo. A piedi nudi percorro la sala e mi dirigo in cucina. Mi piace la finestra che affaccia sulla stalla, sposto la tenda e osservo la luce schiarirsi di minuto in minuto. Deve essere ancora molto presto.
Mi passo una mano tra i capelli, inspiro profondamente e per tenermi impegnato impasto uova, farina, latte e zucchero in una scodella. Da un pensile in alto recupero del lievito per dolci in polvere mentre in basso trovo una padella antiaderente.
Dopo averla riscaldata, verso piccole porzioni di composto ed impilo i pancacke nei piatti, sperando che il buon odore basti a svegliarli.
Non serve molto tempo che i primi rumori ed i primi passi si muovono sul pavimento di legno. Sospiro.
Saranno lunghe giornate.

Le voci si alzano, ognuno vuole avere ragione ma nessuno è intento a capire che è di me che si parla. Chris è riuscito a recuperare mia sorella, come mi aspettavo è rimasta fredda ed impassibile davanti a nostra madre.
Nostro padre le ha riempito la testa di sciocchezze, ed ora è qui che si agita e sbraita come una gallina a cui vengono tolte le uova.
- Tu sei andata via di casa, hai lasciato papà, hai lasciato noi per un altro - l'accussa avanzando e gesticolando, non limitandosi ad infierire sul passato - Sei tornata per quale motivo? Vuoi portarci via anche papà? Ti sei resa conto che stiamo bene anche senza di te? -
- Non stiamo bene - mormoro senza dare troppa importanza al fatto che non vengo preso in considerazione da Cora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 03, 2018 ⏰

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