Passeggiata notturna.

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PASSEGGIATA NOTTURNA.

“Ti chiedo scusa se non sono come vorresti. Il fatto è che a volte non riesco ad essere nemmeno io come vorrei.”
(Anonimo)

Alle sei di mattina Aranel era già sveglia. Si fece una doccia rigenerante dopo una nottata insonne. Mentre si pettinava i capelli bagnati, scorse nel beauty case il luccichio dell’anello di fidanzamento, lo prese e lo mise al dito. Come se una forza oscura l’avesse aggredita, si tolse l’anello e lo ripose nel bauletto. Scese in cucina per mangiare qualcosa, ma aveva lo stomaco chiuso e bevve solo una tazzina di caffè. Quando scoccarono le sei e mezzo, pose la teiera sul fuoco e ripiegò su due bicchieri al posto delle tazze. Si sentiva sopraffatta dall’ansia non sapendo come comportarsi con Theo dopo aver scoperto la sua vera identità. Per quanto provasse a calmarsi, al tempo stesso sapeva che trattarlo come se niente fosse sarebbe stato ingiusto nei confronti dei suoi amici. Non ci credeva ancora che il ragazzo gentile e divertente che aveva conosciuto in un bar fosse uno psicopatico sovrannaturale. Fumò la prima sigaretta della giornata ma l’ennesima di una lunga estate. Attese che la teiera fumasse per versarvi dentro le bustine di thè verde, poi poggiò tutto su un vecchio vassoio in argento, che era appartenuto a sua nonna, e uscì in veranda. Il sole era tiepido e una leggera brezza addolciva l’aria, così si sedette su una sedia in vimini e stette lì a godersi il silenzio. A rovinare quel momento di pace ci pensò il suo cellulare. Sorrise nel leggere il nome di chi la stava chiamando.
“Contessa! Come stai?”
“Anche se sei mi figlia e ti adoro, ti strangolo nel sonno se continui a chiamarmi così!”
Aranel era rincuorata dalla voce di sua madre. Amanda Foster, insegnante di letteratura inglese e pittrice nel tempo libero, era soprannominata ‘contessa’ per via di una lontana parente che era Contessa di Aragona, però odiava essere chiamata così. Era una donna esplosiva, i capelli ricci sempre in disordine, gli occhi truccati dei colori più accesi, le mani e i vestiti sempre sporchi di pittura, e quella risata piena che faceva sempre rallegrare tutti.
“Ciao anche te, mamma. Allora, che combini?”
“Sto lavorando ad un nuovo quadro: una ninfa dai lunghi arti rapita da un falco blu. Sarà un capolavoro!”
“Salvador Dalì sarebbe fiero del tuo surrealismo. Come stanno Bonnie e Clyde?”
Bonnie e Clyde erano i gatti di sua madre ai quali Aranel era affezionata e che spesso portava nella sua villetta, ma in casa gli animali erano vietati a causa delle svariate allergie di Greg.
“Quelle palle di pelo stanno benissimo, mangiano e dormono. Tu come stai? E i ragazzi?” sua madre sorrise nostalgica al pensiero di Scott e Stiles, gli unici due in grado di comprendere l’animo sensibile di sua figlia.
“Stiles è ancora in Virginia e torna dopodomani, mentre ieri sera ho cenato da Scott e l’ho trovato davvero bene. Qui la vita è andata avanti per tutti.”
“Per te la vita lì si era fermata, scricciolo. Abbiamo lasciato Beacon Hill perché non era più casa nostra.”
Aranel sospirò, sua madre aveva ragione. Lasciare quella cittadina non era stato un male, aveva sofferto nel lasciare i suoi migliori amici, ma era necessario ritrovare la serenità che il divorzio dei suoi aveva cancellato. Era sempre stata una ragazzina malinconica, sensibile, emotiva, ma le cose negli anni erano solo peggiorate.
“Ti saluta Melissa, l’ho incrociata un attimo prima di andare via. Ieri ho rivisto Bob il meccanico e mi ha chiesto se tu avessi un compagno, renditi conto!”
Sua madre rise sommessamente, la cosa fece intendere ad Aranel che Kabir era rimasto a dormire lì. Frequentava sua madre da un annetto ma si comportavano da fidanzatini adolescenti senza approfondire troppo le cose, e a lei andava bene così. Vedere la felicità di Amanda ridotta in mille pezzi da un uomo per la seconda volta sarebbe stato terribile.
“Dì a Bob che gli mando un bacio enorme e ricambia il saluto a Melissa. Ora devo chiudere perché ho la consegna delle pagelle. Kabir ed io ti abbracciamo forte. A domani, scricciolo.”
“Saluta tutti da parte mia. Ciao, contessa!”
Quando Aranel chiuse la chiamata, per poco non cadde dalla sedia per lo spavento. Theo era sbucato dal nulla davanti a casa sua, le cuffie alle orecchie, e le braccia al petto.
“Dannazione! Non farlo mai più o potrei morirne.”
“Scusami, sono arrivato dieci minuti e non volevo disturbare la tua telefonata. Non volevo spaventarti.” Quella versione di Theo, dimessa e timida, stupì Aranel. Non era né il ragazzo di cui le aveva raccontato Stiles né il ragazzo che aveva incontrato nel bar.
“Non fa niente, sei perdonato. Stavo parlando con mia madre e potevi farti vedere come una persona normale.” Il tono di Aranel era sprezzante e non era riuscita a dosare le parole. Theo abbassò lo sguardo sull’erbetta secca.
“E’ chiaro che non vuoi vedermi. Sono qui soltanto per restituirti questo e per darti questi. Adesso me ne vado. Scusami ancora.”
Theo le consegnò il suo astuccio blu e un mazzo di bellissimi anemoni. Aranel sorrise spontaneamente e richiamò il ragazzo che stava riprendendo la sua corsa.
“Aspetta, ho preparato il thè verde!”
Dopo qualche incertezza, Theo fece dietrofront e fu invitato a sedersi in veranda. Aranel sciolse almeno quattro zollette di zucchero nel suo bicchiere, mentre il ragazzo lo bevve al naturale.
“Perché il the verde?”
La ragazza alzò gli occhi su di lui e inarcò le sopracciglia, quella malsana curiosità la metteva sempre in agitazione.
“Quando avevo circa dieci anni ho viaggiato con mia nonna e abbiamo trascorso due settimane a Changsha, in Cina, e ci offrirono un delizioso the verde. Me ne innamorai subito. E’ di produzione locale e lo chiamano Silver Peak, è il the verde dotato delle maggiori proprietà toniche. Da allora ogni mese mi faccio spedire dalla ditta produttrice casse intere che mi durano per almeno due mesi.” Aranel si maledì per la facilità con cui si apriva con lui, per la facilità con cui si lasciava trasportare in ogni momento da quegli occhi sempre interessati.
“Come mai tua nonna ti portò in Cina?”
“Lei lavorava per una multinazionale dislocata a Changsha, così mi propose di accompagnarla ed io accettai senza pensarci due volte!”
“Il tuo the ha una storia interessante.”
Commentò Theo con un sorriso. Aranel lasciò correre lo sguardo dalla bevanda ai fiori contenuti in un vecchio vaso che sua madre non aveva voluto portare a New York. Era raro che qualcuno regalasse anemoni. Theo poteva chiaramente sentire il suo cuore battere forte, era agitata e lui ne era il motivo.
“Come mai gli anemoni?”
“Sono appropriati in un rapporto complicato. Indicano l’intenzione di fare il primo passo verso l’altro, almeno così mi ha detto il fioraio! Pensavo fosse un modo carino per chiederti scusa, ieri sono stato un vero imbecille. Nessuno dei due poteva immaginare chi fosse davvero l’altro. Io non avevo idea che fossi tu l’amica di Scott e Stiles che tornava in città, altrimenti non ti avrei avvicinato in quel bar.”
Aranel quasi si strozzò a quelle parole. Davvero lui desiderava non averla mai conosciuta? Cercò di riprendere il controllo e tirò a fatica le parole.
“In che senso non mi avresti mai avvicinata?”
“Il branco non si fida completamente di me ed è normale che siano sospettosi dopo anni. Se Scott e Stiles sapessero che ci siamo frequentati sarebbe un grosso problema: nessuno dei due vorrebbe che la loro migliore amica vedesse il ragazzo che li ha quasi uccisi. Sei meravigliosa, Aranel, però io non posso rovinare tutto proprio ora che le cose iniziano ad andare bene.”
Come un tetto divelto da un uragano e inghiottito nella tempesta, Aranel si sentì risucchiare nel vortice della falsa speranza. Era stata così sciocca a credere di poter essere sua amica, nonostante adesso sapesse la verità, ma quel discorso aveva il suo senso. I suoi migliori amici, e soprattutto Stiles, non l’avrebbero presa bene.
“Certo, capisco. A questo punto dovremmo salutarci. Grazie ancora per l’abito, per l’astuccio e per i fiori. Buona fortuna per tutto.”
Theo si alzò e strinse lo schienale della sedia mentre lei parlava, temeva quel momento da quando l’aveva vista la sera precedente.
“E’ stato un piacere, Aranel.”
Senza aggiungere altro, Aranel si chiuse la porta alle spalle e udì i passi di Theo correre lontano.

A touch of light || Theo Raeken Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora