Un bacio all'improvviso.

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UN BACIO ALL’IMPROVVISO.

“E piove su le tue ciglia nere
Sì che par tu pianga
Ma di piacere.”
(G. D’Annunzio)



Liam si presentò a casa di Aranel alle nove del mattino con in mano un malloppo di depliant universitari. Non aveva ancora deciso quali studi intraprendere, ma l’estate stava scorrendo veloce e l’inizio delle lezioni si stava avvicinando. Non sentendosi capace di esternare questi dubbi con i suoi amici, pensò bene che un giudizio esterno potesse aiutarlo. Quando bussò, la ragazza gli aprì con in mano un bicchiere di thè.
“Buongiorno! Vieni, Liam, entra.”
“Ehm, buongiorno.”
Liam era alquanto frastornato, però poi si lasciò sfuggire una risatina. Aranel era già vestita, elegante come suo solito in un lungo abito azzurro con una cinta di cuoio in vita e un paio di sandali bassi abbinati alla borsa bianca che giaceva sul divano.
“Posso offrirti qualcosa? Ieri ho fatto la spesa e ho un sacco di cose da mangiare.”
“Hai qualcosa di ripieno?”
“Ti va un panino dolce ripieno di crema alla nocciola e scaglie di cioccolato bianco? La panetteria in fondo alla strada li sforna caldi ogni mattina e me ne porta un paio.”
“Sì, direi che va bene.”
La casa dei Jones era a due piani, il primo ospitava una cucina di modeste dimensioni in muratura e un enorme salone con tavolo e cristalliera coordinati, mentre il secondo piano ospitava tre camere da letto e due bagni. Gli scaffali erano vuoti, le pareti riportavano chiazze più chiare dove le cornici delle foto non erano state intaccate dallo sporco, e le tende erano lesinate dal tempo. Faceva parte di un gruppo di quartieri dell’alta società, lì ci abitavano i più ricchi di Beacon Hills, e gli affitti erano stellari. Il padre di Aranel, prima di essere eletto sindaco per due volte, era uno dei migliori neurologi su piazza e si spiegava come potessero permettersi quella casa.
“Liam? Mi hai sentito?”
“Cosa hai detto?”
Aranel gli sorrise divertita e gli fece cenno di sedersi sul divano per godersi quella delizia.
“Ti ho chiesto di mostrarmi i depliant.”
“Oh, certo, eccoli!”
La ragazza diede una controllata ai corsi di studio mentre mangiava il suo panino dolce.
“Dietro ai depliant ci sono dei quesiti sulla tua personalità per aiutarti a cap… Scusa, è mia madre!”
“Rispondi, tranquilla.”
Aranel accettò la chiamata di sua madre senza allontanarsi da Liam.
“Ciao, mamma! Tu e Kabir vi state godendo il week-end romantico?”
“E’ successa una cosa che non ti farà piacere, tesoro. Si tratta della vendita della casa. Greg è qui con me, adesso te lo passo.”
Aranel mise il vivavoce mimando a Liam di ascoltare. Se Lydia ci aveva visto giusto, quelle parole sulla lavagna stavano per avere un senso.
“Aranel, sono Greg.”
“Sì, eccomi. Che cosa sta succedendo?”
“Ieri pomeriggio tra le pratiche di compravendita ho trovato una cartella a tuo nome. Pare che la casa a Beacon Hills sia stata ipotecata un mese fa e quindi è impossibile venderla.”
“E chi diamine ha messo un’ipoteca sulla casa se sono io la proprietaria?”
“Secondo i documenti hai ceduto di nuovo la proprietà a tuo padre e lui successivamente ha messo l’ipoteca. La banca di riferimento è quella di Beacon Hills. C’è la tua firma.”
Aranel sbiancò di colpo. Come poteva essere la sua firma quella se lei non si era mossa da New York per dieci lunghi anni?
“E’ possibile che qualcuno abbia falsificato la mia firma?”
“Sì, è possibile. Tu sei sincera quando affermi di non aver ceduto la casa?”
Liam, in silenzio religioso, captò la rabbia che stava montando in Aranel. La ragazza si alzò dal divano come una furia e prese a gesticolare animatamente.
“Sei forse rimbecillito nel giro di poche ore, Greg? A diciotto anni la casa è passata nelle mie mani e da allora ho sempre avuto intenzione di venderla. Perché mai avrei dovuto ridarla a mio padre? Proprio lui se ne voleva liberare disperatamente! Spediscimi quei documenti.”
“Te ne manderò una copia.”
“Trova un modo per spedirmi gli originali o giuro che vengo lì e cito in giudizio il tuo studio.”
Senza dire altro, concluse quella chiamata assurda.
“Credi sia una coincidenza?” disse Liam lanciando un’occhiata loquace alla sua amica.
“Credo sia un’insolita coincidenza quando una Banshee scrive l’indirizzo di una casa su cui compare illegalmente un’ipoteca. Puoi accompagnarmi da mio padre?”
“Certo, andiamo.”


Liam non avrebbe mai immaginato che un tipetto come Aranel, gentile, cordiale e ben educata, avrebbe potuto tirare fuori il peggio di sé. Giunti presso la villa del sindaco, Aranel entrò in casa non dando retta ai divieti della servitù.
“Papà! Papà! Ti devo urgentemente parlare!”
“Signorina, la prego, aspetti in giardino.” La pregò Julian, il maggiordomo.
“Julian, va’ pure. Qui ci penso io.” Tuonò dall’alto una voce assonnata. Dalla scalinata stava scendendo un ragazzo sulla trentina, capelli neri con un ciuffo riccio che gli ricadeva sul naso, luminosi occhi verdi (dovuti al bicchiere di vodka che teneva in mano) e pantaloni e camicia abbottonata in modo disordinato. Aranel lo fulminò con lo sguardo.
“Devo parlare con mio padre e lei non ha l’aria di essere un sessantenne brizzolato.”
“Sono Richard Bettencourt, e come può notare sono un bel giovane dai capelli scuri. Henry è fuori per affari.”
I Bettencourt erano la famiglia più ricca e influente della città, il loro patrimonio aveva sempre superato quello dei sindaci. Il settanta percento degli immobili di Beacon Hills erano di loro proprietà, le feste e gli eventi di maggior rilievo erano organizzati da loro, e sempre loro avevano sostenuto la candidatura di suo padre. Richard era il migliore amico di Aaron e l’amore non ricambiato di Hannah.
“Senta, non ho tempo da perdere. Sa almeno dov’è Aaron?”
“Sono certo che tutto lo champagne di ieri lo abbia tramortito per almeno altre cinque ore. Sembra proprio che ci siamo solo io e lei.” Disse con tono suadente Richard, poi bevve un altro sorso di alcol. Aranel a stento non gli vomitò in faccia per quelle avances del tutto inappropriate.
“E’ una faccenda seria, signor Bettencourt. Devo parlare con Aaron adesso, costi pure svegliarlo dalla sua sbronza da riccone.”
Richard sorrise felino al pepe di quella ragazza e maledì il suo migliore amico di non avergliela ancora presentata. In quel momento una donna, lunghi capelli rosso fuoco, un solo pezzo di velo nero a coprirle il corpo, baciò il collo di Richard e gli rubò la vodka per poi rifugiarsi in cucina. Aranel avrebbe preferito spararsi in testa che assistere a quella scena.
“Io e Aaron ci siamo regalati un fine settimana dedito alla perdizione, tra i piaceri del palato e della carne.”
Liam avvertì che Richard emanava strane sensazioni, qualcosa non andava in lui. Aranel dovette accorgersi del suo viso pensieroso e gli si avvicinò per stringergli il braccio non sentendosi sicura in quella casa. Un’idea le balenò nella mente.
“E la perdizione include rovinarsi quel paio di pantaloni costosi?”
Richard sfoderò un altro dei suoi sorrisi ammiccanti e si spolverò la stoffa nera dei pantaloni.
“Oh, per i miei amici Dolce e Gabbana non sarà un problema cucire un nuovo completo appositamente per me!”
Bingo! Ci era cascato in pieno. Aranel fece finta di nulla e annuì energicamente.
“Sono convinta che il prossimo completo sarà ancora più bello e costoso, magari potrebbero cucire assieme delle banconote! Bene, adesso me ne vado. Dica ad Aaron che sono passata quando si riprende.”
“Ammesso che si riprenda.” Aggiunse Richard ghignando.Aranel strattonò Liam verso l’uscita e in fretta andarono da Scott.



“Non credo di aver capito.” Commentò Malia con un’alzata di spalle. Si erano dati tutti appuntamento nella clinica veterinaria di Scott per fare rapporto. Mancava solo Theo all’appello e inoltre non rispondeva ai messaggi. Aranel fece un respiro ed espose da capo la sua teoria.
“Lydia scrive l’indirizzo di casa mia mentre ha una delle sue percezioni sovrannaturali, io scopro che la casa è ipotecata da mio padre, incontriamo Richard che indossa un Dolce e Gabbana e Liam annusa qualcosa di strano. E se l’indizio da Banshee ci avesse portato volutamente da Richard? Potrebbe essere lui il mannaro che cerchiamo.”
“Beh, non ha tutti i torti. La percezione di Lydia collegava in qualche modo Aranel al mannaro e Richard, essendo amico del suo fratellastro, è un ottimo legame. Inoltre, quei pantaloni potrebbero completarsi con la giacca che avete trovato nel bosco. Ed infine Liam ha sentito qualcosa di strano. Direi che è una buona pista.” Disse Stiles, in piedi alle spalle di Lydia mentre guardava tutti.
“Ammesso che sia questo Richard il tipo che cerchiamo, dobbiamo assicurarcene nel caso non fosse lui e il vero lupo scappasse.” Osservò Mason e gli altri convennero che aveva ragione. Liam guardò Scott.
“Come possiamo smascherare Richard?”
“Stasera c’è il ballo di inizio estate allestito dai Bettencourt, io e Malia siamo stati invitati e possiamo avvicinarlo.”
“Aspetta, perché voi siete stati invitati e io no?” chiese Lydia con espressione sbigottita. Malia sbuffò, per niente contenta di quell’invito.
“Ci hanno invitati perché Scott è il medico dei loro dodici cani da caccia. Prendi il mio posto se vuoi!”
“No, i Bettencourt sono attenti a queste cose e si aspettano che tu accompagni Scott.” Replicò Stiles.
“Vengo anche io!” esclamò Aranel beccandosi occhiate di rimprovero.
“Che hai detto?”
“Sono la figlia del sindaco e la sorellastra di Aaron, di certo non mi serve un invito di carta per entrare. Posso avvicinare io Richard e cercare di scoprire la verità.”
Scott annuì.
“D’accordo, ma sarà Theo ad accompagnarti.”



La sala in cui si teneva il ballo di inizio estate era la più grande della città e si trovava all’interno della villa di Alexandra Bettencourt, la nonna di Richard. All’esterno il giardino era illuminato da una serie di luci che scorrevano tra i cespugli, le fronde degli alberi e tra i fiori, un lungo tappeto color oro accompagnava gli invitati dalle auto all’ingresso, l’acqua zampillava placidamente dentro le dieci fontane raffiguranti divinità romane disseminate all’aperto, solo la fontana di Era e Zeus dinanzi alla villa era illuminata da faretti colorati che tingevano l’acqua di varie sfumature. Scott, smoking e scarpe nere lucide, parcheggiò fuori dai cancelli e fece scendere Malia, raggiante nel suo lungo vestito blu notte senza spalline, e Aranel, che indossava un abito di pizzo nero con lo scollo a cuore lungo fino al ginocchio e il corpetto si stringeva sulla schiena per mezzo di nastri di seta.
“Sai che Stiles non ti parlerà per i prossimi dieci anni?” domandò a bassa voce a Scott mentre aspettavano di entrare.“Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, Stiles è umano e non può affrontare un lupo mannaro. Theo è la persona giusta per farti da accompagnatore e per indagare. Vedrai che al nostro amico la rabbia passerà.”
Theo, che era stato assente tutto il giorno a causa di Bob, aveva accettato con riluttanza di partecipare al ballo ma alla fine lo avevano convinto. Aranel era agitata all’idea di vederlo e supplicò il cuore di smettere di battere così veloce.
“Siamo in ritardo, Scott. Aranel ci potrebbe raggiungere quando quell’idiota si presenta.” Disse Malia sistemandosi un ciuffo di capelli sfuggito dallo chignon.
“Sì, Malia ha ragione. Andate, tra poco ci sarò anche io.”
Quando vide i due sparire all’interno della villa, Aranel poté finalmente fumare una sigaretta. La storia dell’ipoteca, il modo in cui aveva trattato Greg, la presunta natura di Richard, stavano mettendo a dura prova la sua pazienza.
“Chi avrebbe mai immaginato che la principessina fumasse.”
Aranel alzò gli occhi al cielo e inutilmente gettò a terra il mozzicone pestandolo col piede. Ormai era stata scoperta. Theo emerse dal buio in un completo di alta sartoria che lo rendeva ancora più bello del solito, si era aggiustato per bene i capelli, aveva indossato l’orologio, solo il papillon era slacciato. Ad Aranel vennero i brividi.
“Ti serve una mano con il papillon?”
“Sì, grazie.”
Aranel accostò le mani tremanti al collo del ragazzo per afferrare i lembi del papillon e abilmente prese a legarlo come di norma. Sentiva gli occhi di Theo fissi su di lei, ma non osava guardarlo, anzi concentrava tutta se stessa in quello che stava facendo. Una volta finito, lasciò le dita scorrere lentamente sulla giacca per lisciare eventuali pieghe e poté sentire Theo trattenere il respiro.
“Ecco fatto. E’ molto meglio adesso.” Mormorò Aranel con un sorriso sincero.
Theo le toccò delicatamente un orecchino, poi scorse l’indice dalla guancia al collo, fino a posarsi sulla pelle calda sotto cui si dibatteva il cuore. Lei imperterrita gli fissava il petto coperto dalla camicia bianca, incapace di trattenere i sentimenti che stavano facendo a pugni. Si sarebbero potuti baciare, così vicini, così tentati, ma era il momento sbagliato. Aranel ripensò a Greg che, malgrado non lo amasse come avrebbe dovuto, non poteva tradire.
“Sei splendida.”
Gli occhioni di Aranel saettarono verso di lui, il suono del suo cuore rimbombava nelle orecchie di entrambi, e le sue labbra rosse lo stavano tacitamente incitando a cogliere l’occasione. Non c’erano più scuse che reggessero: Theo si era perdutamente invaghito di lei. In quel mese che si erano visti tutti i giorni, avevano fatto colazione assieme, avevano passato pomeriggi a chiacchierare, aveva imparato quanto lei fosse speciale, quanto fosse bella sia dentro che fuori, quanto fosse pura rispetto a lui.
“Theo…”
“Dobbiamo entrare, sì, decisamente.”
Aranel si aggrappò al braccio offertole dal ragazzo e fecero la loro entrata nel salone. L’interno, tutto sui toni del giallo e del rosso, ospitava una piccola orchestra di archi, lungo le pareti, i tavoli abbondavano di cibi e bevande, numerosi soli di carta pesta pendevano dal soffitto. La creme della creme della società era riunita in quella stanza, e Aranel in un angolo vide Cindy e sua figlia scherzare con la moglie e la figlia del giudice Dawson. Scott e Malia avevano intavolato una conversazione con i coniugi Lambert circa alcuni fondi per la clinica.
“Stellina, mi stai stritolando il braccio.” Le fece notare Theo con una risatina. Aranel allentò la presa e sorrise imbarazzata.
“Perdonami. E’ che sono nervosa.”
“Non devi farlo per forza se non te la senti.”
Nel frattempo si erano avvicinati ad un tavolo e avevano chiesto due calici champagne; Theo lo scolò senza cerimonie, mentre lei sorseggiava poco e niente.
“E’ il primo indizio utile. Un mese fa Lydia ha avuto una intuizione e oggi finalmente scopriamo che tutto ha un senso. Abbiamo trascorso esattamente ventotto giorni alla ricerca del nostro uomo senza cavarne nulla, e adesso non mi tirerò indietro.”
Theo aveva capito dalle svariate chiacchierate a notte fonda che Aranel era stanca della monotonia della sua vita e che quell’avventura, come l’aveva definita lei, era un modo per rendere la sua vita più interessante. Le faccende sovrannaturali sanno smuovere anche gli animi più pacati. Aranel cercava il pericolo, il gioco, voleva sfidare i limiti, provare emozioni forti, e lui avrebbe potuto concederle tutto quello se solo glielo avesse chiesto. Quel vestito le avvolgeva il corpo alla perfezione, mettendo in risalto i fianchi larghi e il seno prosperoso, i capelli appuntati sulla nuca da un fermaglio tempestato di perline lasciava alla mercé dello sguardo le spalle e le clavicole. Theo desiderava disperatamente baciare ogni centimetro di quella pelle.
“Raeken, mi stai ascoltando?”
“Scusami, stavo origliando quei due accanto all’acquario. Sono amanti e si sono dati appuntamento al piano di sopra, direi che quella zona è da evitare.”
“Farlo in casa di estranei nel bel mezzo di una festa è terribile.”
Theo tentò invano di bloccare le parole ma esse furono pronunciate all’orecchio di Aranel in modo assai poco conveniente.
“E tu dove preferisci farlo?”
Aranel si irrigidì immediatamente, strinse le dita attorno alla pochette, e chiuse gli occhi per un istante.
“Non fare così, ti prego.”
“Così come? Era solo una domanda.”
“Theo…”
“Continui a ripetere il mio nome in circostanze sbagliate, stellina.”
Aranel non sapeva più che cosa fare. Era attratta da Theo come non lo era mai stata da altri, lui sapeva esattamente come prenderla, cosa dirle e come dirglielo, la manda in tilt con poco. Aveva immaginato quale fosse il sapore delle sue labbra, come fosse sentire la sua pelle al tocco, come fosse essere accarezzata dalle sue mani. No, non poteva. Lei aveva un fidanzato che avrebbe sposato. Non poteva fare questo a Greg, che l’amava con tutto se stesso. Voleva solo che lui stesse zitto.
“Ti prego, Theo.” Theo le afferrò i fianchi e l’attirò a sé, avvicinò di nuovo la bocca al suo orecchio per sussurrare.
“Voglio stare al buio con te, sotto le lenzuola, baciarti senza restrizioni, sentirti ripetere il mio nome per una notte intera.”
Aranel avrebbe ceduto se non fosse stato per Richard che varcava l’ingresso assieme a sua madre.
“D-devo parlare con Richard. Scusami.”


Aranel si sentiva trafiggere dallo sguardo di Theo mentre ballava con Richard. Quella situazione tra loro due si stava spingendo troppo oltre e lei non poteva permetterlo poiché a breve avrebbe sposato Greg.
“Aaron non mi aveva detto che la sua sorellastra fosse così bella.” Esordì Richard con uno dei suoi soliti tentativi di abbordare.
“Questo approccio con me non funziona, Bettencourt. Sto ballando con te perché ho bisogno di sapere delle cose.”
Avevano abbandonato le formalità e ormai si davano del tu. Non c’era tempo per le cerimonie.
“Ovviamente sei troppo sofisticata per un tipo come me. Cosa vuoi sapere?”
“Mio padre ha ipotecato la mia casa, forse sai il perché?”
Mentre Richard la faceva girare su se stessa a passo di danza, intravide Theo in un angolo con il quarto calice di champagne che non le staccava gli occhi di dosso.
“Adesso sono confuso. Sei tu che hai avviato le pratiche.”
Aranel si bloccò di colpo e guardò il suo cavaliere quasi scioccata. Scott, Malia e Theo erano in ascolto.
“So che sui documenti c’è la mia firma ma io non ho mai firmato.”
“Io sono l’avvocato di tuo padre e l’ho accompagnato a New York per incontrare il legale che ti rappresenta nella causa. Hai delegato Gregory Mitchell perché facesse le tue veci. Ci ha consegnato le carte secondo cui hai ceduto di tua sponte la casa a tuo padre e la tua firma era ben visibile. Poi siamo tornati qui e tuo padre ha ipotecato la casa ottenendo in cambio dalla banca un cospicuo prestito. Henry diceva che Gregory era uno fidato perché è il tuo fidanzato.”
Aranel non sapeva se essere più preoccupata che Theo adesso sapesse la verità oppure che suo padre e il suo fidanzato avessero ordito alle sue spalle.
“Ti posso assicurare che quella non è la mia firma. Non avrei mai ceduto la casa a nessuno perché i soldi della vendita mi servono per autofinanziare la pubblicazione del mio libro. E’ una frode, Richard!”
“Adesso capisco perché Aaron fosse così contrario all’affare, non era convinto che tu volessi liberarti della casa tanto facilmente.”
“Il prestito a cosa serviva? Mio padre è abbastanza ricco da potersi permettere di pagare tutti i debiti. Devi dirmelo.”Richard abbassò lo sguardo sul pavimento lucido e si accarezzò la barba scura sul mento. Era indeciso, ma ormai aveva confessato la maggior parte della storia e la ragazza meritava la verità.
“Aaron ha combinato un disastro, però non so dirti di cosa si tratta, e tuo padre aveva bisogno di soldi esterni per evitare che risultassero nei suoi conti di sindaco. La banca ha concesso il prestito ad Hannah ma è una copertura: fingono che i soldi servono ad aprire un atelier di alta moda. Così ne escono tutti puliti e il guaio di Aaron viene riscattato.”
Aranel credette che il mondo le si stesse sgretolando sotto i piedi. La sua famiglia aveva tramato a suo discapito, aveva perso la casa, e adesso sembrava proprio che il lupo mannaro facesse parte della sua cerchia di conoscenze. Più di tutto la ferì che Greg, il dolce e sottomesso, avesse potuto fare una cosa del genere. Di certo ci ricavava il rispetto del suo futuro suocero ma quel matrimonio era alla deriva.
“Da adesso tu, mio padre, Aaron e Greg ritenetevi sotto accusa. Ho intenzione di denunciarvi.”



Al terzo squillo rispose la voce allegra di greg ma Aranel aveva l’amaro in bocca e una voglia di urlargli contro.
“Amore, come mai chiami a quest’ora? La telefonata di stamattina si è conclusa in modo brusco e avevo bis…”
“Sta zitto, Greg, e ascoltami bene. So che sei stato tu a falsificare la mia firma per agevolare mio padre e restituirgli la proprietà della casa, così ti sei guadagnato la sua benedizione di suocero. Domattina ti denuncerò e dovrai anche pagarmi i danni.”
“Aranel, non è come sembra. Lascia che ti spieghi.”
“E’ finita, Greg. Anzi, vuoi sapere una cosa? Tra noi non è mai cominciata perché io non ti ho mai amato, tu mi annoiavi, mi limitavi, e adesso posso finalmente liberarmi di te. Ti farò chiamare dal mio avvocato, stronzo!”
Aranel scoppiò in una risata di cuore. Aveva finalmente chiuso con una parte della sua vita che non le piaceva, aveva detto addio ad una persona che le appesantiva l’anima e poteva godersi la meritata indipendenza sentimentale. Un tuono annunciò la pioggia che precipitò dall’alto dopo pochi secondi. Aranel ringraziò di aver soltanto steso il mascara waterproof e un filo di lucido sulle labbra, almeno non doveva temere il trucco sciolto.
“Adesso ti vedo felice.”
Alle sue spalle, papillon slacciato, mani in tasca, capelli bagnati, c’era Theo.
“Mi dispiace non averti detto di Greg.”
“Non me lo hai detto perché non lo consideravi importante. Non hai nulla di cui scusarti, stellina.”
La luna gettava un’ombra argentata sui loro corpi, l’acqua sembrava essersi adeguata al suono dei violini che proveniva dall’interno, e i petali di rose puntellati di gocce parevano diamanti profumati. Aranel, questa volta senza pesi sul cuore, corse verso Theo e lo baciò. Il ragazzo, che non aspettava altro da un mese, la strinse più che poté e rispose a quel contatto approfondendolo. Sorrisero nel bacio, sentendosi liberi dalle catene della paura e pronti per qualcosa di nuovo.
“E’ ancora valida la tua offerta, Raeken?”
“Quale?”
“Quella di voler stare al buio con me, sotto le lenzuola, baciarmi senza restrizioni, sentirmi ripetere il tuo nome per una notte intera.”
“E’ assolutamente valida.”


Salve a tutti! :)
Eccoci arrivati al fatidico bacio! Almeno una piccola nota positiva c’è in tutto questo dramma ahaha
Ve lo aspettavate che la famiglia di Aranel fosse così losca?! Andrà sempre peggio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

Ps. Aranel as Leighton Meester
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

A touch of light || Theo Raeken Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora