Tempesta di sentimenti.

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TEMPESTA DI SENTIMENTI.

“Per te rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere.”
(Oscar Wilde)


Ai bambini gli adulti consigliano di fare i bravi, di mangiare la verdura, di non accettare caramelle dagli estranei, poi durante l’adolescenza consigliano di non fumare, di non bere, di non fare uso di droghe e di non uscire con la gente sbagliata. La speranza di ogni genitore è che i figli crescano secondo giusti principi, che diventino persone coscienziose e di buon cuore. Aranel, però, infranse quella speranza quando invitò Theo a casa sua. La pioggerellina che li aveva colti nel giardino dei Bettencourt si era tramutata in una vera e propria bufera, le gocce si abbattevano in modo assai violento contro le finestre, il vento fischiava avvolgendo Beacon Hills in una atmosfera autunnale sebbene fosse ancora luglio. In casa furono accolti da un piacevole calore, sottile, che bastò per farli scrollare di dosso il gelo della pioggia.
“Perdona l’arredamento povero, ma è il massimo che posso offrire.” Disse Aranel abbandonando le chiavi e la pochette sul tavolo. Theo la seguì in soggiorno mentre si sfilava la giacca e il papillon ormai zuppi d’acqua.
“Il monolocale in cui vivo io è messo peggio.”
La ragazza ridacchiò e si sedette sul divano senza curarsi che l’abito fosse bagnato. Si tolse le scarpe sbuffando per aver rovinato quel paio che tanto adorava.
“Non ci posso credere!”
“Aranel, non potevi immaginare che tuo padre avrebbe tramato contro di te. Non fartene una colpa.”
Aranel alzò lo sguardo su di lui: aveva i capelli davanti agli occhi in ciuffi che gocciolavano, gli occhi brillavano, e la camicia bianca era attaccata al corpo non lasciando spazio all’immaginazione. Era bello da fare male, e questa volta poteva pensarlo senza che il rimorso di essere fidanzata la tormentasse.
“Mi riferivo alle scarpe, erano il mio paio preferito ma adesso sono proprio da buttare. Non voglio pensare a tutto il dramma della mia famiglia stasera.”
“Non è oggi, ma domani dovrai affrontare la questione. Prima o poi il conto deve essere pagato. Io lo so per esperienza.”
Quando un mese prima erano andati insieme alla partita e poi lui l’aveva riportata a casa, Theo le aveva raccontato per filo e per segno la sua vita, l’idea di ferire Scott e gli altri, di come era stato cresciuto dai Dread Doctors, di come aveva lasciato morire sua sorella, di come era diventato una chimera, e di come non si era mai sentito amato in tutta la sua vita. Aranel aveva ascoltato senza interrompere, addolorata dall’infanzia negata ad un bambino di nove anni perché diventasse un’arma nelle mani di mostri spietati, arrabbiata per ciò che aveva fatto ai suoi amici, e poi tutte le emozioni si erano canalizzate in una sola: la compassione, per un bambino plagiato, per un ragazzo impaurito e senza affetto, per un uomo solo e in fuga da se stesso. Pian piano se ne stava innamorando, ogni giorni imparava a condannare un suo difetto e ad ammirare dieci pregi. La solitudine, si sa, porta le persone ad arrampicarsi a tutto e a tutti pur di non sentire quel costante vuoto nell’animo, e Theo a soli nove anni era stato avvicinato da chi gli aveva avvelenato la mente.
“Tu stai pagando un prezzo alto, Theo, perché hai avuto il coraggio di affrontare i tuoi demoni. Io dovrò avere a che fare con la mia famiglia per il resto della mia vita, quindi ho bisogno di essere lucida per capire come agire perché in questo momento sono soltanto spaventata da tutto.”Aranel stranamente non stava piangendo, e Theo dovette ammettere di non averla vista scoraggiata neanche un momento, anzi se ne stava rannicchiata sul divano con un’espressione impassibile. Prese posto accanto a lei e le cinse le spalle con un braccio, così lei abbandonò la testa sul suo petto.
“Lo supererai anche questa volta. Sarà tutto come prima entro il tuo ritorno a New York.”
Come una puntura dolorosa, le venne in mente la faccenda di Greg. Si alzò e prese a camminare nervosamente su e giù.
“Mi dispiace di aver omesso di essere fidanzata. Io non…”
“Non me lo hai detto perché lui per te non ha mai contato niente, altrimenti avresti messo le cose in chiaro la prima sera che ci siamo conosciuti. Non sono arrabbiato, sono divertito.”
“Ti diverte che io abbia mentito? Perché mai?!”
“Perché io so cosa desideri davvero.” Il ghigno di Theo fece sospirare Aranel.
“E sentiamo, cos’è che voglio?”
“Tu vuoi me. Mi vuoi disperatamente.”
Quella risposta zittì Aranel, incapace di ribattere a tono e di articolare una frase di senso compiuto. Lo aveva baciato perché, sì, era vero, lo desiderava disperatamente. Perché si era finalmente sentita viva e libera come mai prima d’ora. Prima l’adrenalina non aveva smesso di scorrere dopo il bacio e la voglia di baciarlo ancora non aveva mai abbandonato la sua mente. Sì, lei lo pretendeva. Era rischioso, era contro qualsiasi etica, contro i consigli di Stiles, contro se stessa, ma era più forte di lei.
“Ammettiamo che sia vero, adesso che si fa?”
Theo le tracciò lo zigomo con l’indice e le regalò uno sguardo colmo di malizia.
“Adesso, stellina, andiamo di sopra, ti lasci spogliare, ti lasci ammirare e facciamo l’amore, io e te, al buio, e ripeti il mio nome per tutta la notte.”


Aranel temeva che il suo cuore non reggesse tutta quella situazione che non aveva mai affrontato. Certo, con Greg non erano mancati momenti di intimità ma erano semplici, basilari, senza troppe pretese, mentre adesso non sapeva come reagire a tutta la passione che stava esplodendo nella stanza. Diede la spalle a Theo e lui con lentezza disarmante le sciolse i nastri sulla schiena mentre le tempestava le spalle di piccoli baci. Aranel poteva sentire i capelli bagnati di lui gocciolarle sulla pelle facendola rabbrividire. Il vestito rovinò a terra senza emettere suoni, eccezion fatta per la risata sommessa del ragazzo.
“Chi indossa più la sottoveste oggi?”
Aranel sotto al vestito portava una sottoveste nera in morbido raso di seta nera con spalline sottili e una fascia di pizzo sullo scollo, inusuale per una della sua età, e l’imbarazzo le tinse di rosso le gote. Si strinse la braccia al petto nel totale disagio, però lui le afferrò le mani e intrecciò le loro dita.
“Non ho mica detto che non mi piace.”
“Tu sei nato per mettermi in imbarazzo, Raeken!” borbottò Aranel alzando gli occhi al cielo. Theo rise.
“Sì, è il mio hobby preferito ultimamente.”
Senza perdere altro tempo, Aranel gli sbottonò con calma la camicia zuppa d’acqua elargendo qualche tocco qui e lì che fecero sorridere Theo. Tutta quella tensione sessuale con Greg era sempre stata inesistente, mancava la fiamma, e lei si convinse che quella relazione era stata sbagliata sin dall’inizio. Quando la camicia fu tolta, si baciarono con un’intensità che spiazzò entrambi. Era la prima volta che provavano emozioni così forti e così dirompenti. Approfondendo quel bacio, Theo fece scivolare le spalline della sottoveste, che si ritrovò sul pavimento con un fruscio, e poté finalmente sfiorare la pelle di Aranel senza barriere.
“Aspetta.” Sussurrò la ragazza bloccando le mani di Theo, che fece un passo indietro per darle spazio.
“Non dobbiamo farlo se non vuoi. Non ti devi sentire obbligata, stellina.”
“Non si tratta di questo.”
“Avverto tutto il tuo nervosismo e il tuo cuore sta dando di matto. Hai paura di me?”
Gli occhi di Aranel si scontrarono con i suoi e scosse la testa, poi lo abbracciò poggiando la fronte contro il suo petto.
“Non mi sento obbligata e non ho paura di te.”
“E di cosa si tratta?”
“Non ho mai fatto l’amore così.” Disse Aranel a voce bassa, come se non volesse farsi sentire, ma con un essere soprannaturale era impossibile evitarlo.
“Allora ti insegno come si fa, stellina. Ti va?”
Aranel annuì. Tra baci e sorrisi incoraggianti, si ritrovarono sul letto, lui sopra e lei sotto. La pioggia scrosciava, il vento imperterrito ululava, e la tempesta non accennava a smettere. Theo gemette quando Aranel per caso gli sfiorò l’inguine con il ginocchio e lei sorrise nel totale imbarazzo. Le loro bocche si scontrarono di nuovo con dolcezza, con urgenza, poi sempre più con ardore e desiderio. Sospiri, sorrisi e baci si alternavano in successione, mentre le mani fameliche toccavano ogni centimetro di pelle. Aranel gli sfilò la cinta e allentò il bottone dei pantaloni, al che lui la baciò con maggiore trasporto. Theo era sicuro di non aver mai visto nulla di più delicato e bello di quella ragazza. Non era solo attrazione fisica la loro, era qualcosa di più, partiva dal cuore e si irradiava nel sangue facendo pompare le vene e faceva andare in tilt il cervello. Si piegò a baciarle il collo, le clavicole, poi le baciò la parte del seno lasciata scoperta dal reggiseno. Si fermò quando la sentì tremare.
“Faremo l’amore lentamente, ci prenderemo tutto il tempo necessario, senza alcuna fretta.”
Aranel si sciolse in un meraviglioso sorriso e lo baciò suggellando quella proposta.

Al risveglio pioveva ancora a dirotto. Aranel controllò l’ora al telefono, non essendoci la sveglia da dieci anni, e lo schermo stava segnalando numerose notifiche: Greg l’aveva tempestata di messaggi e di chiamate, e sua madre le aveva lasciato un messaggio in segreteria. Cancellò tutto e ripose il telefono sul comodino. Non aveva ancora voglia di ripensare alle bugie e ai sotterfugi della sua famiglia. Suo padre non le aveva mai dato l’impressione di essere un tipo da complotti, eppure aveva falsificato documenti e firme, si era appropriato di qualcosa che non gli apparteneva e lo aveva fatto muovendosi nell’ombra.
“Il tuo cervello lavora sempre così tanto anche di prima mattina?” la voce assonnata di Theo la fece sussultare, poi si coprì meglio con il lenzuolo e sospirò.
“Sto cercando di non farlo lavorare, ma sai com’è quando qualcuno trama contro di te.”
Theo la tirò verso di sé costringendola a poggiare la testa sul suo petto. Lei prese ad accarezzargli l’addome.
“Devo considerarmi offeso?”
Aranel lo guardò, i capelli scompigliati, gli occhi stanchi, le labbra ancora arrossate dalla nottata di baci, e sorrise inconsapevolmente.
“Non era mia intenzione offenderti. E’ solo che tutta questa storia è diventata strana. Non avrei mai pensato che il lupo mannaro fosse collegato alla mia famiglia.”
“Hai già un’idea di chi sia?” le chiese Theo accarezzandole teneramente la spalla nuda. Avevano trascorso l’intera a notte a fare l’amore, a sorridersi, a ridacchiare, a sussurrare, ed era stata l’esperienza più straordinaria che entrambi avessero mai vissuto. Non avevano mai provato quella tempesta di sentimenti che li aveva rapiti, scossi e avvolti.
“Credo sia Richard. Quando io e Liam siamo andati a casa di mio padre, lui indossava un paio di pantaloni neri di Dolce e Gabbana e a questo punto possiamo ritenere che la giacca rinvenuta nel bosco sia la sua. Inoltre, l’indizio di Lydia circa questa casa lo vede coinvolto nel passaggio di proprietà. Tutto torna.”
“Tutto sembra tornare.”
“Sembra? Sai qualcosa che non so?”
Theo si mise seduto sul letto e si infilò i boxer, dopodiché si alzò dal letto e diede un’occhiata fuori dalla finestra. Continuava a piovere senza sosta e probabilmente avrebbe continuato per tutto il giorno. Aranel si morse il labbro perché era troppo attratta da quel corpo statuario con cui aveva avuto il piacere di unirsi nelle ore precedenti e spostò lo sguardo per ritrovare la lucidità.
“Un completo costoso se lo può permettere un riccone del calibro di Richard, ma anche del calibro di Aaron, di tuo padre e di Gregory. Non bisogna escludere nessuna possibilità.”
“Hai ragione. Potrebbe essere uno di loro. Come lo scopriamo?”
“Lo sapremo tra tre, due, uno!”
Il campanello suonò in quel preciso istante e Theo sorrise. Aranel indossò velocemente l’intimo e la sottoveste a cui aggiunse una lunga vestaglia blu.
“Chi è?”
“E’ Richard. Vai ad aprire e cerca di essere il più naturale possibile, io sarò sulle scale senza farmi vedere.”
“D’accordo.”
Prima che potesse scendere, Theo l’afferrò per un braccio e le stampò un bacio sulle labbra.
“Sta attenta, stellina. Non vorrei che quella di stanotte fosse la prima e ultima che passiamo assieme.”

A touch of light || Theo Raeken Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora