Caddi, in mezzo a quella neve gelida che, sembrava attendermi fra le sue braccia, come per consolarmi ancora prima di sapere tutto.
Ma tu non mi ci lasciasti, mi strappasti dalle sue braccia, arrabbiato, terrorizzato, forse spaventato dal fatto che ella mi aveva sussurrato tutto.
Ma io, non avevo sentito niente.
O semplicemente avevo rifiutato la realtà.
Mi stringesti tra le tue braccia, che, nonostante fossero fredde, in quel momento erano divenute la mia casa, la mia calda e dolce casa.
E, così in fretta i nostri mignoli si legarono?
Così in fretta quel filo, che fino a tempo apprima mi aveva costretto a correre dietro ad un treno, mi aveva portato da te?
E non era buffo, esilerante, che la vita stessa ci prendesse in giro fuori da quello stupido finestrino?
E tu fissavi tutto, la osservavi, rimanevi in silenzio e a volte piangevi.
O semplicementi ridevi, perchè sapevi che lì fuori, non avevi niente da perdere.
E, in un frangente, mi venni in mente, quando per la prima volta mi toccasti, mi rivolsi la parola e mi sorridesti.
Un piccolo sole estivo in un freddo inverno.
Ecco cosa eri.
Ed ecco come ti ricordo.
Perchè in fondo, io non dimentico.