Settima parte

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"Andiamo Chiara. Non vedo l'ora di vedere le facce degli invitati quando ti vedranno."

Mi alzai con le gambe tremanti, la signora Carmela se ne accorse e mi tenne per le spalle mettendosi di lato.

"Stai tranquilla, ci sono io." Mi disse ancora sottovoce.

Abbozzai un sorriso e alzai il mento per non farmi vedere debole davanti a tutta quella gente. Non ero più una ragazzina e forse si aspettavano che io lo dimostrassi, però me la stavo facendo sotto. Scesi gli scalini della grande scala di legno che conduceva all'ampio ingresso con movimenti lenti. Non ero abituata a portare scarpe col tacco anche se quelle che fece confezionare per me la signora Carmela non solo non erano altissime ma risultarono di una comodità che mai avrei creduto. Avevo però timore, di inciampare, di farmi prendere dal panico una volta entrata nel salone. Invece quando ci trovammo lì, con gli occhi di tutti i presenti addosso non mi agitarono quanto quell'unico sguardo che avvertii subito, e fu come fuoco a bruciarmi la pelle. Giulio, bello come un Dio, con un completo blu e una camicia color crema. Mi sentii mancare a tal punto che fui costretta a stringere il braccio della signora Carmela per non cadere. Lo guardai anche io non riuscendo a staccarmi dai suoi occhi scuri, dal suo viso che sempre più mi faceva impazzire. Mi sorrise e come mio solito divampai facendo arrossire le gote già belle colorate. Nel giro di pochi secondi ci vennero incontro diverse persone, signore molto eleganti, alcune molto grassocce con vistosi cappellini adornati di piume che scendevano davanti agli occhi o con lustrini e rossetti appariscenti che mai avevo visto. Ai loro fianchi i mariti che mi guardavano curiosi e mi sorridevano sornioni sotto i baffi folti e ben curati. Cercai di essere gentile, salutai tutti senza esagerare con i sorrisi, non alzai mai la voce come mi aveva sempre detto mia madre e dopo il decimo saluto non vidi neanche più le facce non memorizzando più neanche i loro nomi. Mi girai più volte per vedere se Giulio mi guardava ancora. Mi guardava quando lo guardavo io, rideva divertito facendomi segni strani con le mani che prontamente nascondeva nelle tasche dei pantaloni, e in un paio d'occasioni fui costretta a mettermi la mano davanti alla bocca per non farmi sorprendere a ridere.

Finiti i saluti che richiesero diverso tempo gli invitati si avvicinarono al lungo tavolo imbandito con ogni ben di Dio. Tovaglie bianchissime di puro lino finemente ricamate con fiorellini dai tenui colori, proprio come quelli che erano stampati sul mio vestito. Per decorare la grande tavola erano stati usati dei fiori, e anche quelli sembravano somigliare a quelli che avevo tra i capelli. Più che Giulio sembravo io la festeggiata, la principessa della serata. Ferma, in piedi, vicino alla signora Carmela che parlava animatamente con gli ospiti ma al centro dell'attenzione generale mi sentii improvvisamente in imbarazzo. Abbassai il viso e il respiro venne meno, faticando ogni volta per immagazzinare aria. Giulio se ne accorse e si avvicinò per venirmi a soccorrere.

"Chiara hai il viso sudato. Hai caldo? Vuoi bere qualcosa per rinfrescarti?"

Lo ringraziai con gli occhi piegando leggermente la testa di lato, intimidita dalla sua sensibilità.

"Grazie Giulio, ho la gola secca".

"Mamma se permetti ti rubo questa bella fanciulla e le offro qualcosa da bere".

Il sorriso della signora Carmela fu talmente smagliante da mostrare tutta la dentatura. Era forse felice di come stessero andando le cose? Certo che sì! Mi aggrappai con grazia al braccio del mio cavaliere che mi condusse davanti al tavolo dove venivano serviti bicchieri con spumante di prima qualità.

"Io preferirei un bicchiere d'acqua" dissi ingenuamente.

Giulio scoppiò a ridere e mi accarezzò dolcemente la mano posata sul suo braccio.

L'innocenza perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora