Decima parte

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Sentii gli occhi colmarsi di lacrime, lo scansai e mi tirai su da terra, con le mani mi ripulii i vestiti e senza guardarlo mi incamminai sulla strada per tornare a casa.

"Chiaraaa!" mi chiamò gridando.

"Che vuoi!" gli risposi inferocita.

"Dove pensi di andare, ti accompagno io."

"Non voglio più niente da te. Vatteneeee!"

E piansi la mia disperazione. Piansi per la mia stupidità, per le illusioni che mi infilarono in testa, per i sogni che avevo fatto di noi sposati, per non aver fatto i conti con lui che in fondo non mi voleva. E allora perché mi aveva baciata davanti a tutti alla festa? Perché mi aveva strappato la mia verginità sdraiati sulla terra in mezzo alla campagna come se fossi una delle sue mille puttane? Non si fa, non si svergogna così una brava ragazza come lo ero io, mi avrebbe sposata lo stesso solo per accontentare la madre?

"Non fare la stupida Chiara, vieni qui! Stiamo troppo distanti dal paese, ci metterai quasi un'ora per arrivare. Ti accompagno io ho detto!"

Insistette alzando la voce. Non risposi, mi diressi verso la sua auto, salii in macchina ingoiando lacrime amare. Non parlammo durante il viaggio, non osammo neanche guardarci. La passione sfrenata che ci aveva unito poco prima era svanita di colpo lasciando uno spazio gelido tra di noi. Mi lasciò all'entrata del paese evitando così di farci vedere insieme. Aprii lo sportello pronta a sgattaiolare via.

"Chiaraa!" mi chiamò.

"Che c'è?" gli risposi.

"Mi dispiace per quello che è successo. Cioè, io lo volevo, ma non volevo ferirti."

"Lascia stare Giulio. Hai già fatto abbastanza."

Me ne andai così, sbattendogli lo sportello della macchina talmente forte immaginando di sbatterglielo in faccia e me ne tornai a casa. Quando aprii la porta mia madre mi corse incontro.

"Chiara dove sei stata! Eravamo tutti in pensiero!"

"Mamma ma tutti chi?" chiesi ingenuamente.

"Sei scappata via ma a casa da Carmela non sei andata. Dove stavi?"

Non sapevo che rispondere e le dissi la prima cosa che mi venne in mente.

"Ho fatto una passeggiata in campagna, poco fuori il paese."

Mi guardò con sospetto scorrendo lo sguardo dal basso verso l'alto della mia figura. Mi sentii sotto esame ma evitai di pronunciare una sola parola. Poi mi mossi con l'intenzione di fuggire in bagno e lavarmi.

"Aspetta!" mi urlò afferrandomi per un braccio.

"Fammi vedere un po'?"

Mi sollevò il vestito scoprendo le macchie di sangue che avevo tra le cosce.

"Cos'è questo? Che hai fatto Chiara!" mi urlò in faccia e il peso della mia vergogna divenne per la mia innocenza un macigno troppo grande da portare. Abbassò ancora gli occhi studiando attentamente ogni piccolo particolare. Mi sentii morire.

"Hai il vestito bagnato Chiara, hai macchie di sangue. Chi è statooo!"

Chiusi gli occhi e scoppiai a piangere.

"Mamma..."

"Giulio? È stato Giulio?"

"Mamma ti prego."

"Rispondi!"

"Fammi fare un bagno, voglio lavarmi, mi sento sporca."

"Adesso chiamo il dottor Caruso e ti faccio visitare."

L'innocenza perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora