Ottava parte

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Appena Giulio rientrò nel salone la signora Carmela disse ad alta voce di sederci a tavola. La cena stava per iniziare. Come da etichetta presi posto tra mio padre e mia madre, di fronte a me, sull'altra sponda del tavolo, si mise Giulio, accanto alla mamma. Mi guardò divertito quando lesse l'imbarazzo nell'espressione del mio viso. Averlo davanti mi fece chiudere lo stomaco e l'imbarazzo salì a mille. Le pietanze furono servite da camerieri che vennero presi per l'occasione neanche fosse un matrimonio, il cibo servito e il vino versato nei bicchieri rese l'aria allegra e gioiosa. Più volte guardai i miei per trovare in loro un sorriso o un gesto familiare che potesse non farmi più sentire un pesce fuor d'acqua. Solo mio padre mi regalò qualche sorriso tirato, mia madre non mi guardò mai in faccia. Se ne stava lì con lo sguardo abbassato sul suo piatto e guardava le pietanze servite quasi le facessero schifo. Non la capivo, sembrava si trovasse a un funerale. Non ero abituata a feste mondane ero sempre stata rintanata in casa e sinceramente mi trovavo bene così. Non mi piacevano gli occhi addosso, i sorrisetti e gli occhi perfidi delle persone, la loro falsità trasudava da ogni sguardo o parola. Stavo a mio agio in poche cose e sentirmi al centro dell'attenzione mi portava completamente fuori dal mio modo di vivere. Cercai di mangiare qualcosa, la pasta con le sarde era il mio piatto preferito ma lo stomaco non ne volle sapere di ricevere cibo. Giulio di fronte a me mangiava invece avido, con gusto quasi fosse rimasto a digiuno per giorni. Lo guardai invidiandolo ma del resto lui era abituato a essere circondato di gente, a quelle cene che sua madre era solita organizzare. D'un tratto si accorse che lo stavo guardando, alzò i suoi occhi tenebrosi verso di me e mi sentii morire.

"Che c'è! Come mai non mangi? Non hai fame?" mi chiese abbozzando un sorriso beffardo.

"Non molta."

Non riuscii a pronunciare altro. Si divertiva a prendermi in giro, sorrideva divertito del mio imbarazzo.

"Mangia!" mi ordinò.

"Ti ho appena detto che non ho molta fame."

"E mangia!" disse ancora infischiandosene delle mie parole. Sbuffai e lui aggrottò le sopracciglia.

"Eh Chiara dovrò insegnarti molte cose."

Rimasi di stucco.

"Che cose!"

"Adesso mangia."

In quella breve conversazione i miei genitori non si intromisero mai, rimasero muti come se Giulio avesse più potere su di me di quanto ne avessero loro.

"Tieni, bevi un buon bicchiere di vino, assaggia quanto è buono, è quello che produciamo insieme a tuo padre."

"Lo conosco, a casa mi permettono di berlo" risposi in modo arrogante e lui non mancò di ribattere in modo di avere la meglio.

"Allora bevilo anche qui, ti farà rilassare un po' e riuscirai a goderti questa magnifica serata."

Presi il bicchiere quasi colmo che Giulio mi riempì e lo mandai giù quasi tutto. Mentre lo facevo mi osservava divertito e i suoi occhi cambiarono, divennero più torvi, più velati, come se nella sua testa viaggiassero pensieri peccaminosi. Rimasi col bicchiere a mezz'aria incantata. Si passò il pollice sul labbro e capii che avrebbe voluto passarlo sulla mia bocca sporca di vino. Un calore divampò tra le mie cosce e il desiderio di saltargli al collo per perdermi ancora tra le sue mani mi annebbiò la ragione. Sospirai e lui mi sorrise facendomi avvampare le guance. Mi ripresi in tempo, abbassai il viso ormai paonazzo, posai il bicchiere rischiando di farlo rovesciare, presi la forchetta e cercai di non pensare più a quegli occhi di fuoco.

La cena sembrava non terminare mai, le portate di carne e pesce servite erano fuori dal mio concetto di pasto ma feci come mi disse Giulio, mangiai anche se poche quantità di tutte le cose che mi venivano servite. Ci alzammo dalla tavola non so quanto tempo dopo e ci spostammo nel salone dove si sarebbero aperte le danze. Appena entrai "Il cielo in una stanza" di Mina, la mia canzone preferita, echeggiò facendomi sorridere.

Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti ma alberi...

La signora Carmela mi prese per un braccio e mi trascinò vicino a Giulio.

"Dovete aprire voi i balli, siete la coppia più bella!"

"Mammaa!"

Giulio provò a protestare ma fu tutto inutile. Ci portò in mezzo al salone sotto gli occhi di tutti e in quel moment avrei voluto scappare a gambe levate.

"Chiara metti le mani sulle spalle di Giulio, e tu prendila per la vita. Non fate i timidi, siete così belli!"

Si allontanò saltellando sui tacchi altissimi non perdendo per un istante la sua eleganza, arrivata al giradischi tolse il disco di Mina e ne mise un altro. Quando la canzone iniziò Giulio cominciò a muovere i primi passi ma io rimasi rigida non avendo mai ballato con un ragazzo in vita mia.

Pianissimo, te lo dico pianissimo, questo piccolo ciao, sottovoce...

"Non ho mai ballato Giulio, con nessuno" gli dissi con tono dispiaciuto.

Mi tirò a sé, sentii le sue mani scivolarmi sulla vita e stringermi. Quando il suo viso si avvicinò al mio potei sentire il suo calore sforarmi la pelle e come per magia le mie mani si intrecciarono dietro la sua nuca.

"Ti guido io piccola, lasciati solo andare."

Pianissimo, devo dirlo pianissimo, questo piccolo ciao, mi dispiace, doverti dirti solo ciao, mentre in mezzo alla gente vorrei gridarlo fortissimo, che ti amo fortissimo, che ti amo di più, di ogni cosa, al mondo, amore, amo te...

"Giulio..."

"Vuoi gridarlo al mondo se potessi?" mi provocò.

"E tu?" gli chiesi sentendomi audace tra le sue braccia, lì, in mezzo alla gente, al centro dell'attenzione.

"Se potessi ti spoglierei, ti bacerei fino a toglierti il fiato, bacerei ogni centimetro della tua pelle, e poi ti scoperei fino a crollare sfinito."

"E se tu mi baciassi qui davanti a tutti come hai fatto prima sulla terrazza?" gli chiesi con le labbra a un filo dalle sue.

"Avrebbero di che parlare per un mese intero" disse scoppiando a ridere.

"Parleranno ugualmente. Balliamo abbracciati stretti, le chiacchiere ci saranno."

"Non siamo poi così stretti" affermò stringendomi ancora di più fino a far aderire il suo corpo al mio. Sentii qualche esclamazione dei presenti, il loro stupore in seguito alla nostra audacia ma mai per nessuna ragione al mondo mi sarei staccata da lui, avrei voluto rimanere così per sempre, ogni istante della mia vita. Avvertii la sua eccitazione mentre ballando si strusciava a me e non potei più trattenermi.

"Oh Giulio mi farai morire di vergogna qui davanti a tutti."

Non osai girare il viso verso le persone che ci vedevano ballare. Stavamo dando spettacolo lo sapevo, era fuori luogo stringersi così a quei tempi, sconveniente poi per una ragazza nubile ma lui era tutto quello che avrei voluto in ogni circostanza.

"Non riesco a controllarmi se ti ho tra le braccia, sei così bella Chiara, io ti voglio." E mi baciò divorandomi la bocca scatenando un'esclamazione generale seguita da un applauso che sembrò non avere più fine.

"Auguriiii! Auguri e figghi masculi!".

Quando la canzone finì e Giulio allentò l'abbraccio permettendomi di staccarmi da lui mi sentii tutti gli occhi addosso. La prima che vidi fu la signora Carmela che piangeva emozionata tenendo le mani strette sul cuore. Mi sorrise con gli occhi pieni di lacrime e mi mandò un bacio. Cercai con lo sguardo i miei scavalcando con gli occhi i vari visi sorridenti. Mio padre abbozzò un sorriso appena lo guardai e annuì con la testa quasi già sapesse quello che sarebbe successo, mia madre invece mi guardò offesa come se il mio comportamento l'avesse offesa tradita. Tutti gioivano tranne lei. Perché? Non voleva che mi sposassi e fossi felice? Non era forse quello il sogno di ogni madre ovvero vedere la propria figlia sistemata? Mi aggrappai a Giulio nel tentativo di trovare conforto, lui mi strinse ancora a sé, mi sollevò il viso prendendomi il mento e mi baciò ancora.

"E questo ciò che vuoi Chiara?" mi chiese serio.

"Voglio te come tu vuoi me."

Si incupì senza dire una parola, mi persi nel dispiacere che vidi improvvisamente nei suoi occhi. Non osai chiedergli cosa avesse, preferii perdermi nell'ingenua bellezza di quel momento ignorando cosa ci fosse in fondo al buio dei suoi occhi.

L'innocenza perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora