Nona parte

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L'ebbrezza di quel giorno di festa svanì nel giro di pochi giorni. Il silenzio piombò in casa mia e più il tempo passava più mi sentii soffocare. Il caldo si faceva sentire sempre più e ogni volta che chiedevo d uscire per prendere una boccata d'aria mi veniva vietato. Non capivo il motivo di tale privazione e chiedere sapevo sarebbe stato inutile. Un pomeriggio, stanca di girovagare come un'anima in pena tra una stanza e l'altra della casa decisi di chiamare la signora Carmela e chiederle se potevo andarla a trovare. Mia madre mi avrebbe impedito anche solo di comporre il numero ma quella specie di galera mi stava mandando ai pazzi. E poi avevo una gran voglia di rivedere Giulio che mi mancava più di ogni altra cosa.

"Chiara picciridda come stai?"

La voce della signora Carmela mi riempì il cuore. Parlando sottovoce per non farmi sentire da mia madre le dissi che mi era proibito uscire e non capivo perché.

"Che dici! Perché non puoi uscire? Vieni da me ci facciamo una limonata."

"Mia madre non mi farebbe uscire, ci può parlare lei? Io qui dentro sto impazzendo non capisco perché non mi fa uscire!"

Ero ormai fuori di me, esausta di una situazione che non comprendevo.

"Passami tua madre!"

Dopo aver poggiato la cornetta del telefono sul mobile dell'ingresso andai in cucina dove mia madre era intenta a sbucciare patate.

"La signora Carmela ti vuole al telefono."

Non dissi altro. Lei sollevò lo sguardo e mi guardò con rimprovero. Non mi rispose ma sbuffando si asciugò le mani sul grembiule e uscì dalla cucina.

"Rimani qui!" mi urlò quando era quasi arrivata.

"Carmela per preservarla è meglio che resta in casa. Dopo quello che è successo quella sera alla festa mi sento offesa. Come hai potuto permettere che tuo figlio la baciasse così davanti a tutti..."

E la sentii urlare ancora.

"Sai che voci girano in paese? Tuo figlio ha detto a chi gli ha chiesto di Chiara che non ha nessuna intenzione di sposarsi. E perché allora l'ha baciata? Non doveva andare così Carmela, i patti non erano questi!"

I patti? Che patti!!!

Rimasi di stucco davanti alle parole di mia madre. C'era un patto tra la signora Carmela e mia madre? Quali patti! A passi spediti mi avvicinai a lei, appena mi vide mi guardò inviperita mordendosi la mano.

"Mamma che sta succedendo? Perché non mi fai uscire? Di che patti parli con la signora Carmela?"

"Zitta! Zittaa! Vai in camera tua!" mi urlò fregandosene di stare al telefono con la sua amica. Non poteva trattarmi così, non avevo fatto niente di male, io volevo solo rivedere Giulio. Con gli occhi carichi di lacrime scappai. Aprii la porta di casa e dopo pochi secondi ero in strada che correvo verso la casa della signora Carmela. Superai le case del paese non fermandomi mai, non guardai nessuno in faccia e dopo qualche minuto presi la strada sterrata di campagna svoltando a sinistra. Corsi senza fermarmi con la terra che si infilava nei sandali e tra le dita dei piedi. Giulio non aveva nessuna intenzione di sposarsi. Quelle parole mi rimbombavano nella testa non trovando comprensione. Perché allora mi aveva baciata davanti a tutti facendomi passare per una poco di buono? Aveva ragione allora mia madre a sentirsi offesa, ero furiosa e delusa ma anche avida dei suoi baci e delle sue mani. Un macchina mi si accostò mentre correvo a perdifiato.

"Ehi picciridda unni vai?"

Giulio! Mi bloccai, smisi di correre, lui frenò di colpo e scese dalla macchina. Mi vide con i capelli sfatti, il corpo completamente sudato e il viso rosso. Ripresi fiato più volte e la sua vista non mi aiutò affatto a respirare normalmente.

L'innocenza perdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora