Il bus era pieno zeppo di gente quella mattina, e io mi facevo largo tra donne vestite elegantemente e uomini in giacca e cravatta, alla ricerca di un posto dove potermi sedere, finché lo vidi. Era lì, davanti a me, sembrava quasi illuminato sotto luce divina ai miei occhi, dopo quindici minuti sotto la pioggia torrenziale per arrivare alla fermata. Per carità, amavo la pioggia, semplicemente non in quelle situazioni. Naturalmente l'unica possibilità che avevo di sedermi andò in fumo a causa di una giovane donna con due gemelline molto graziose in braccio di pochi mesi.
Sbuffai sconsolata e decisi che perlomeno, se proprio dovevo stare in piedi, sarebbe stato meglio spostarmi in un posto migliore, con meno gente. Ne trovai uno ragionevole, un angolino vicino al vetro, così da poter guardare fuori indisturbata. Infilai le cuffiette, accesi la riproduzione casuale e appoggiai la testa al finestrino, in attesa di arrivare a scuola.
Amavo andare in bus, era per questo motivo che mi ritenevo fortunata a doverlo utilizzare per forza, se volevo arrivare a scuola in tempo. Solo con questo mezzo di trasporto riuscivo a rilassarmi completamente e a lasciarmi andare ai pensieri.
Rimasi nella stessa posizione per i restanti otto minuti di viaggio, osservando le persone che salivano e scendevano dal mezzo ed immaginandomi le loro vite. Vidi una vecchia signora dai lunghi capelli grigi entrare sorridente, con la calma rassicurante di una ninfa delle acque. Sorrisi a mia volta anche io, senza saperne il motivo. Poi fu il turno di una coppia di ragazze, una era al telefono e stava ridendo, l'altra aveva un'aria vagamente malinconica e pensierosa. Immaginai che la prima stesse parlando al telefono con il suo ragazzo e che la seconda, appena lasciata dal suo, stesse ricordando i momenti in cui si era ritrovata al suo posto.
Continuai così per tutto il tempo, fino a quando non mi resi conto che ormai mancava pochissimo alla mia fermata e premetti il bottone rosso dello stop.
Aspettai che le persone scendessero per poi seguirle. L'anziana ninfa scese alla stessa fermata, e con passi languidi e fluenti, quasi stesse volando, si allontanò velocemente, così come era arrivata.
Mi risvegliai dai miei pensieri vedendo la mia migliore amica Flo sbracciarsi dall'altra parte della strada. Mi affrettai a raggiungerla, con un sorriso divertito stampato in faccia: Flo era sempre stata una ragazza molto espansiva. Come a confermare i miei pensieri, appena arrivai davanti a lei mi strinse in un abbraccio stritolante.
-Guarda che non ci vediamo da appena due settimane, Flo,- dissi ridacchiando mentre scioglieva l'abbraccio.
-Ayra, sei sempre la solita insensibile!- ribatte lei, sporgendo all'infuori il labbro inferiore in una maniera adorabile. Sapevo che stava scherzando, infatti ero consapevole del fatto che in realtà non era affatto così, e che tendevo a preoccuparmi per gli altri fin troppo. Nonostante ciò sorrisi raggiante, la presi a braccetto e la spinsi verso l'enorme edificio davanti a noi, comunemente chiamato scuola.
Entrammo al suo interno ridendo e scherzando, parlando delle nostre vacanze natalizie di ciò che avevano fatto i nostri cantanti/attori preferiti in queste settimane.
-Lo sai che ora la nostra scuola ha un giornalino di gossip tutto per sé? Si chiama "Gossip by Bry; tutto ciò che ancora non sai sulla St. Maurice",- mi confidò esaltata Flo, durante il tragitto armadietti-classe. Alzai un sopracciglio diffidente, non mi ero mai interessata alle voci di corridoio che giravano qui, ed ero più che sicura che le notizie che avrebbero scritto su questo cosiddetto "giornalino" sarebbero state completamente basate su esse. Cosa non molto conveniente dato che per il 50% erano bugie e che per l'altro 50% erano insulti e critiche di persone senza cervello invidiose.
-Okay... e chi sarebbe questa "Bry"?- chiesi senza essere realmente interessata, dato che la mia attenzione era tutta rivolta alla nuova acconciatura di Clary Bennet; caschetto rosa shocking con frangetta. Brutta, brutta, scelta.
Mi girai verso Flo, che ormai aveva già iniziato la sua spiegazione su chi fosse la persona che aveva avuto la pazza idea di creare questo giornalino, come se il bullismo qui non fosse già abbastanza! Non prestai minimamente attenzione ai suoi discorsi, ma annuivo di tanto intanto giusto per non farglielo capire, fino a quando un piccolo particolare attirò la mia attenzione.
-Aspetta, cosa?!- chiesi scioccata, in attesa di una ripetizione che mi avrebbe confermato il fatto che avessi capito male.
-Bry è la ragazza di Michael. Ma allora mi stavi ascoltando!- rispose lei prima noncurante, poi scioccata. Non risposi alla sua affermazione, troppo concentrata sulla prima notizia che avevo ricevuto. Conoscevo Michael da una vita ma non mi aveva mai neanche accennato di avere una ragazza. E io che gli dicevo praticamente ogni cosa!
-Da quanto stanno insieme?- chiesi alla ragazza accanto a me, leggermente indispettita.
-Da ieri sera,- rispose allegramente, e detto questo mi lasciò camminare da sola per i corridoi andando a salutare una delle sue tante amiche. Scrollai le spalle, Flo era fatta così! Aveva un sacco di amicizie e conoscenze, ma si fidava solamente di pochissime persone tra le quali, non per vantarmi, sapevo di esserci. D'altronde ero la sua migliore amica da anni ormai, e non c'era stata volta in cui lei mi avesse tradita.
Finalmente arrivai davanti alla porta della classe, presi una grande boccata d'aria ed entrai. Mi feci largo tra le persone cercando di raggiungere il mio banco, alla quale mi sedetti. Ero molto contenta del mio posto, che era proprio accanto alla grande finestra che dava sul cortile, lasciando intravedere, però, anche un pezzo di un'aula di fronte alla nostra, visibile solo grazie alla forma a "U" della nostra scuola.
Salutai alcuni compagni, sorrisi ad altri, per poi riuscire finalmente a scorgere la figura di Michael, il mio migliore amico, che era appena entrato dalla classe e che si stava già avvicinando a me.
-Ehi Ciambellina!- mi salutò stringendomi in un abbraccio caloroso e spontaneo, alla quale risposi subito felice. Non badai allo strano soprannome affibbiatomi al momento, consapevole che entro poco sarebbe cambiato. Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, per poi staccarmi da lui e tirargli un leggero colpo sul braccio, facendolo ridacchiare divertito.
-Allora, non hai niente da dirmi?- gli chiesi con un sorrisetto malizioso, riferendomi a ciò che Flo mi aveva detto poco prima.
-Direi di no, perché?- rispose lui chiaramente confuso. Sbuffai infastidita, ma dovevo cavargli le parole di bocca con la forza?
-Ma si, a proposito di te e quella ragazza...,- riprovai, questa volta con l'aggiunta delle "sopracciglia ballerine", come le definivo io. Parve capire, dato che la sua bocca si aprì immediatamente in un enorme sorriso e mi lanciò un'occhiata gioiosa.
-Stai parlando di Bry! Beh, sì, ci siamo messi insieme ieri, avevo intenzione di farti una sorpresa e di dirtelo oggi,- disse lui, mantenendo il sorriso e distogliendo lo sguardo leggermente imbarazzato. Doveva piacergli davvero questa "Bry"!
-E quando me la presenti?- chiesi impaziente, non vedevo l'ora di conoscerla! Lui sembrò divertito dalle mie parole dato che scoppiò in una risata talmente bella e fragorosa da contagiarmi.
-Cosa ho detto di tanto divertente?!- chiesi io continuando a ridere.
-È solo che sembri mia madre,- rispose lui divertito. -Comunque pensavo di farla mangiare con noi, ti va?- mi chiese, mutando il volto in un'espressione ansiosa.
-Ma certo!- risposi io entusiasta, giusto un attimo prima dell'arrivo della professoressa in classe, che ci intimò di sederci ai nostri posti e di fare silenzio.
L'ora passò normalmente, come se non fossimo appena tornati dalle vacanze natalizie, e per di più era di matematica. Dato che me la cavavo in quella materia passai gran parte dell'ora a guardare fuori dalla finestra la pioggia che cadeva, ormai più lentamente, e passandomi distrattamente la mano tra i lunghi capelli neri.
Finita la lezione mi alzai e raccattai le mie cose lentamente, senza fretta, per poi incamminarmi con Michael al mio fianco verso l'aula di italiano, la mia materia preferita. Avevo sempre amato scrivere, riuscire a prendere i miei pensieri, trasformarli in parole e riversarli fuori con una forma completamente nuova e notevolmente più ordinata.
L'ora di pranzo arrivò, sfortunatamente, in fretta, e mi sbrigai a dirigermi verso la mensa della scuola, che offriva cibo orrendo ma dessert favolosi! Ero ansiosa di conoscere la ragazza di Michael, ma ancor di più di rivedere tutti i miei amici.
Appena arrivai all'interno della sala cercai con lo sguardo il posto dove erano seduti e, insieme a Michael, mi avvicinai, con un gran sorriso stampato in faccia.
Corsi ad abbracciare Ilaria, che si mise a ridere per la mia irruenza.
Salutai anche gli altri ragazzi e mi sedetti al tavolo. Dato che Michael non fece lo stesso gli chiesi il motivo, e lui mi rispose dicendo che sarebbe andato a cercare Bry per poi presentarcela. Con un gran sorriso gli feci cenno di andare tranquillamente e mi misi a parlare con Flo, Ilaria e Jordan, il suo fidanzato.
Ero felice, le mie vacanze erano andate perfettamente e stavo finalmente iniziando a dimenticare Kyle. Neanche pensare a lui mi fece perdere il mio buonumore.
Dopo circa dieci minuti, nella quale ero andata a prendere del cibo e avevo iniziato mangiare, vidi Michael avvicinarsi al nostro tavolo, con una ragazza al suo fianco.
-Ehm, beh, ecco, lei è Bry, la mia ragazza. Bry, loro sono Ayra e Flo le mie migliori amiche; Ilaria, la mia noiosa sorellina; e Jordan, il suo ragazzo,- disse, presentandoci. Feci un gran sorriso alla ragazza, che ricambiò immediatamente con uno ancora più radioso.
-Sono super contenta di conoscervi, non vedevo l'ora!- disse, parlando ad una velocità supersonica.
-Anche noi siamo felici! Ma forza, siediti con noi, così ci racconti come vi siete conosciuti, ma soprattutto per quale strano motivo ti sei messa con quel rompiscatole di mio fratello!- disse Ilaria ridacchiando. Michael sbuffò.
-A differenza tua lei sa riconoscere le mie qualità!- ribatté, tirando all'infuori il labbro inferiore, risultando così tremendamente adorabile.
Alle sue parole scoppiarono tutti a ridere, compresa Bry che, contrariamente alla prima impressione che avevo avuto di lei a causa del giornalino, mi ispirò subito simpatia. Per non parlare del fatto che era davvero; aveva dei lunghi capelli ricci marroni, e due enormi occhi verdi, inoltre era bassa, cosa che la rendeva adorabile ai miei occhi, così come probabilmente anche a quello di tutti gli altri.
La pausa pranzo, sfortunatamente, passò in fretta, costringendoci a separarci per dirigerci verso le rispettive aule. Nessuno di loro aveva lezione con me, così, dopo averli salutati tutti, mi misi a camminare velocemente, sperando di non arrivare in ritardo, data la lontananza dell'aula.
Fortunatamente le ore pomeridiane passarono in fretta, senza nessun intoppo, oltre alla montagna di compiti che i professori avevano deciso di rifilarci già il primo giorno di scuola... Fantastico direi! Perlomeno aveva smesso di piovere.
Finita l'ultima ora uscii in cortile, dove vidi Flo, che mi stava aspettando per tornare a casa insieme.
-Ehi,- la salutai, mettendomi al suo fianco e iniziando a camminare, seguita a ruota da lei.
-Come ti sembra Bry?- mi chiese, partendo subito alla carica con le domande. Feci un sorrisino divertito, ero sicura che me l'avrebbe chiesto.
-Piuttosto simpatica! E a te?- domandai a mia volta, sinceramente curiosa. La vidi fare una faccia pensierosa, segno che non era del tutto sicura su cosa rispondere.
-Beh... E che non vorrei ferisse Michael, sai anche tu che è un ragazzo sensibile, e non è passato molto da quando...,- non terminò la frase. Non ce n'era bisogno, avevo capito benissimo cosa voleva dire. Mi fermai e le appoggiai una mano sulla spalla.
-Non ti preoccupare, anche io l'ho pensato, ma non hai visto come si guardavano quei due oggi a mensa? Bry non sembra una tipa del genere, e Michael è una persona forte. Andrà tutto bene, vedrai- tentai di rassicurare Flo, facendole anche un piccolo sorriso. Il mio mini-discorso sembrò funzionare, dato che scosse la testa come per cacciare via i pensieri e riprese a camminare con passo deciso.
-Sai una cosa, Ayra? Hai perfettamente ragione! Non dobbiamo preoccuparci per lui, sa che può sempre contare su di noi per qualsiasi cosa!- quasi urlò tanto era forte la sua convinzione. Ridacchiai divertita quando notai che una coppia di anziani signori si era girata a guardarla come se fosse una psicopatica.
-Beh, perfetto! Allora che ne dici di venire a festeggiare a casa mia il fidanzamento del piccolo Mikey?- le proposi, cogliendo la palla al balzo.
-Mi dispiace davvero Ayra,- disse lei -Ma devo badare ai gemelli, si sono presi entrambi l'influenza e la mamma deve lavorare. Magari un altro giorno?- chiese, con in volto un'espressione triste. Ero piuttosto dispiaciuta, ma non lo diedi a vedere, non volevo farla sentire in colpa per una cosa per la quale non ne aveva nessuna.
-Tranquilla, nessun problema! Ora che mi ci fai pensare in effetti anche io devo fare delle cose, come ad esempio pulire quel macello che è casa mia,-risposi ridacchiando, notando inoltre che ormai eravamo arrivate davanti al vialetto del cortile di casa sua.
La salutai con un cenno della mano, per poi vederla correre verso la porta d'entrata.
Ripresi a camminare, però più lentamente, senza fretta, come se volessi allungare il tempo così da riflettere su ciò di cui io e Flo avevamo parlato.
Michael, il piccolo Mikey, il mio migliore amico da tutta una vita, si era fidanzato per la seconda volta. Bry sembrava molto simpatica, oltre che bella, ma era la ragazza giusta per lui? Non volevo soffrisse ancora.
Ricordo come, un paio di mesi fa, aveva bussato alla mia porta, con il volto rigato dalle lacrime. Lo avevo stretto in un forte abbraccio e gli avevo preparato una tazza di cioccolata calda all'italiana, aspettando che mi raccontasse tutto. Quella sera era stata la sera in cui avevo visto il lato più debole di Michael, ma al contempo quello più forte. Lo avevo sempre conosciuto come il ragazzo delle battute, degli scherzi, delle serate al cinema a guardare film d'amore strappalacrime ridendo a crepapelle. Su quel divano, invece, avevo visto il suo lato pauroso, insicuro e sottomesso.
Dopo un po' arrivai dinnanzi casa mia, o per meglio dire, il mio appartamento. Ero in affitto, ma pagavo tutto con i miei soldi, che guadagnavo lavorando part-time in una libreria. Ero contenta di non dipendere da nessuno, men che meno da quegli infami dei miei zii. Con loro avevo chiuso.
Entrai nel palazzo, salutando con un cenno veloce Fanni, il portinaio, che ricambiò impassibile. Salii le scale di corsa, consapevole del fatto che fosse meglio non prendere l'ascensore, dato che si guastava ogni tre per due.
Arrivata davanti alla mia porta frugai nello zaino alla ricerca delle chiavi, che fortunatamente trovai abbastanza in fretta. Aprii la porta ed entrai nel monolocale, non molto grande ma, almeno per me, tremendamente accogliente, nonché l'unico posto che potessi realmente chiamare casa.
Buttai lo zaino sul divano letto e mi diressi verso la cucina, alla ricerca di qualcosa da poter mettere sotto i denti, dato che stavo letteralmente morendo di fame. A pranzo non avevo mangiato granché, ero troppo agitata all'idea di conoscere la ragazza del mio migliore amico, era chiaro che avessi lo stomaco chiuso!
Con notevole fastidio notai la scarsità di cibo presente nel frigorifero, così decisi che più tardi sarei andata a comprare qualcosa, accontentandomi così di una misera mela.
Mi feci una veloce doccia e mi sedetti sul divano letto, passando però prima davanti ad una delle tante librerie che occupavano quasi tutto l'appartamento, riducendo così notevolmente lo spazio per muoversi, e prendendo tra le mani il libro che stavo leggendo in quei giorni. Ormai ero fatta così, non riuscivo a stare un giorno senza leggere niente! Naturalmente tutti i miei amici lo sapevano, dato che condividevano anche loro, con me, la stessa passione.
Dopo circa mezz'ora, notando che fuori il cielo stava cominciando a coprirsi di nuvole grigie, posai, con grande rammarico, il libro, decidendo che avrei fatto meglio a sbrigarmi ad uscire, se avessi voluto evitare di bagnarmi tutta.
Misi una felpa giusto in caso facesse freddo ed uscii, chiudendo la porta a due mandate e salutando Fanni all'ingresso, che alzò lo sguardo annoiato da terra senza rispondermi. Con un'alzata di spalle lo sorpassai, uscendo dal portone e facendomi avvolgere da un'ondata di gelo, che mi fece stringere nelle spalle.
"Lo so che siamo in inverno, ma questa mattina la temperatura era perlomeno accettabile, che diavolo è successo?" pensai stranita, guardando verso il cielo, che si riempiva ad una velocità sorprendente di nuvole grigie scure, quasi nere, che mi fecero aumentare il passo. Volevo solo tornarmene subito a casa e continuare il mio libro da dove lo avevo lasciato, per poi guardare un po' di televisione in santa pace, magari con una tazza di cioccolata calda in mano.
Dopo circa dieci minuti di camminata/corsa arrivai finalmente di fronte al supermercato più vicino. Appena entrai il calore mi avvolse immediatamente, facendomi sospirare di sollievo.
Vagai un po' tra gli scaffali, agguantando di tanto in tanto qualcosa da essi, camminando ad una velocità notevolmente più lenta del dovuto, non avevo nessuna voglia di tornare di nuovo tra le fauci di quel gelido vento invernale.
Iniziai a dirigermi lentamente verso la cassa solo quando sentii agli altoparlanti una voce femminile che annunciava che il negozio stava per chiudere. Pagai tranquillamente ed uscii, sperando solo di arrivare a casa il più presto possibile, quell'ambiente non sembrava per niente rassicurante.
Le strade erano buie e cupe, totalmente diverse dal solito, e mi mettevano in agitazione. Respirai profondamente, cercando di non farmi prendere dal panico. Ero da sempre una persona molto razionale, e non mi lasciavo mai condizionare troppo dagli avvenimenti circostanti, ma in questo caso i miei sensi erano decisamente più all'allerta del solito.
Camminavo a passo veloce, girandomi di tanto in tanto, assicurandomi che non ci fosse nessuno dietro di me. Non ne sapevo il motivo ma l'orribile sensazione di essere seguita si faceva sempre più forte.
Fortunatamente dopo un certo lasso di tempo, che mi era sembrata un eternità, giunsi di fronte al portone del mio palazzo. Tirai fuori le chiavi di casa dalla borsa, infilandole nella toppa. La brutta sensazione purtroppo non era ancora cessata, ma decisi di fare finta di niente, ormai ero al sicuro.
Mi chiusi la porta dietro le spalle, sospirando di sollievo. Salva!
Quella sera andai a letto stranamente agitata, e senza mangiare niente. Un'ombra inquietante dietro le tende della finestra.
—•—•—•—•—•—
I giorni seguenti non furono molto diversi dal solito; tra pranzi in compagnia, dubbi sulla nuova relazione di Michael, pettegolezzi con Flo, risate con Ilaria e freddi cenni del capo con Fanni, il mio animo era decisamente più calmo.
L'unica persona alla quale avevo raccontato della sera del supermarket era proprio quella pazza della mia migliore amica, che, molto delicatamente, mi aveva riso in faccia. Letteralmente.
Avevo cercato di non prendermela, ma era stato un po' difficile, dato il poco tatto dimostratami. Alla fine mi decisi anche io che doveva essere stata solamente una delle mie pazze fantasie. Era vero, ero una persona razionale, ma appena potevo mi piaceva immergermi in esse con tutta me stessa. Ero consapevole che tutto ciò potesse sembrare un bizzarro controsenso ma, dopotutto, cosa ci potevo fare? Quella ero io, una ragazza con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole. Una ragazza sognatrice, ma con abbastanza buonsenso da sapersi trattenere da sola.
Fatto sta che, nella mia quotidianità, finii addirittura con il dimenticarmi quasi completamente del accaduto. Purtroppo per me, però, il fatto si ripeté proprio quando ero ormai convita di essermene liberata definitivamente.
Era un martedì qualunque, circa due mesi dopo quella serata, e stavo tornando a casa quando la fastidiosa sensazione di essere osservata si impossessò nuovamente di me, che mi misi subito sull'attenti. Stavo percorrendo il tratto tra la casa di Flo e la mia, dato che ero appena andata a trovarla, ed era sull'imbrunire. Ero piuttosto stanca, ma molto felice. Io la mia più grande amica avevamo fatto le stupide per tutto il pomeriggio. Eravamo tornate a casa da scuola e ci eravamo divertite in qualunque modo possibile: ci eravamo truccate come delle stupide, avevamo spettegolato, riso, cantato, mangiato, guardato un pezzo di film, e ballato sul letto con indosso dei costumi di carnevale assolutamente ridicoli. Insomma, ci eravamo divertite un sacco.
Purtroppo, il mio fantastico stato d'animo fu subito distrutto dalla cosiddetta sensazione. Sentivo dietro di me dei passi, veloci ma leggeri. Quando mi fermavo si fermavano, quando riprendevo a camminare riprendevano ad essi. Iniziai a spaventarmi seriamente. Avrei dovuto chiamare la polizia? No, era da escludere, di sicuro il misterioso inseguitore non me l'avrebbe permesso.
Decisi semplicemente di fare finta di niente, di continuare a camminare incrociando le dita e sperando di arrivare a casa sana e salva.
Avevo ormai avvistato le luci del mio palazzo, convinta di essere sana e salva, quando una mano mi circondo la vita e un'altra andò a posarsi sulla mia bocca, impedendomi così di chiedere aiuto.
Poi, il buio.
—•—•—•—•—•—Ciao a tutt*!
Spero davvero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, nonostante sia un po' noiosino. Non preoccupatevi, nei prossimi accadranno cose molto più interessanti, inoltre vi prometto che prossimamente aggiornerò molto più spesso!
Rin<3
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Jet Black Heart // Luke Hemmings
Hayran KurguMaligna, Ottava Dimensione; 2006 Un incendio distrugge la città uccidendo tutti gli abitanti. Tutti tranne uno. Milano, Terra; 2018 Ayra è una semplice studentessa di diciotto anni, amante della letteratura e del disegno, e vive la sua vita tranquil...