"Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo"
1 - Everything will begin from here.
Sono su questo treno, con il capo appoggiato sul sediolino, le gambe tese in avanti e lo sguardo fisso sulla natura, che scorre davanti a me ad una velocità stratosferica.
Ho le cuffie nelle orecchie, ma sono spente. Probabilmente sarà terminata la riproduzione della playlist e non me ne sono nemmeno accorta. Scuoto un pò la testa ed una cuffia scivola fuori dal mio orecchio, ma non ci do tanto peso e la lascio penzolare.
Nel vagone del treno con me, c'è solo un'anziana signora con una bimba di cinque o sei anni massimo che mi scruta attentamente con due occhioni smeraldo. La guardo e le sorrido dolcemente, mentre lei gira lo sguardo - divertita ed imbarazzata allo stesso tempo - guardando quella che credo sia la nonna.
Appoggio il capo al finestrino freddo del treno e chiudo gli occhi per poi appisolarmi.
Vengo svegliata da qualcuno che mi scuote leggermente una spalla. Apro appena gli occhi riuscendo a focalizzare la figura del controllore.
-Signorina, siamo arrivati a Londra.-
Aggrotto le sopracciglia e mi guardo intorno; non noto più la donna con la bimba e capisco che sono l'unica rimasta sul treno. Mi alzo dal sediolino e mi aggiusto la felpa per poi ringraziare l'uomo con un sorriso innocente.
Trascino il mio trolley per tutta la stazione in cerca dell'uscita. Odio quel rumore che provocano le ruote sull'asfalto, è allucinante, ma fondamentalmente ringrazio chi li ha inventati; la loro utilità non ha limiti. Una volta fuori infilo la mano nella tasca dei jeans in cerca del post-it con la via dell'hotel dove avrei alloggiato. Ci saranno taxy che passano qui, no? Guardo l'orario sul mio cellulare, 23.15.
-Merda.- impreco sottovoce.
Mi guardo intorno, non c'è un'anima. Mi chiedo dove sia finita tutta la gente che era sul treno. Scaccio questo pensiero dalla testa e continuo a guardarmi intorno. Ad un tratto noto una figura sconosciuta, con le mani nelle tasche del cappotto grigio ed il capo basso, coperto da un cappellino di lana blu che lascia intravedere alcuni riccioli.
Lo scruto attentamente mentre mi passa davanti e fingo un colpo di tosse per attirare la sua attenzione. Solleva lo sguardo e mi par di morire quando mi perdo in quegli occhi, tanto verdi quanto c'è di verde in una foresta.
"Quegli occhi verdi nascondevano il balsamo per eludere i sogni."
Gli sorrido innocente.
-Ehm, sai per caso se di qui passano taxi?- finalmente parlo con voce timida.
-Oh, qui no. Diciamo ad una buona quarantina di minuti da qui lo puoi trovare a quest'ora.-
Dio, la sua voce. Ha una voce roca e tremendamente sexy. Ero talmente presa da lui che non pensai minimamente che questa notte potrei passarla qui.
-Un bus? O qualcosa del genere.- chiedo speranzosa.
-L'ultimo bus è passato alle 22.30, mi dispiace.-
-Oh.- La voce uscì spezzata dalla mia gola. -Sai almeno dirmi quanto dista da qui quest'hotel?- gli mostrai il post-it.
-Hotel Perkyns.- sussurra tra sè e sè. -Non è lontano, un quarto d'ora e siamo lì.- il ragazzo mi sorride e due fossette si formano ai lati della sua bocca.
Non avevo ben capito il "siamo lì" ma i miei dubbi furono ben presto chiariti.
-La macchina è di là, vieni.-
Sembrava una brava persona, potevo fidarmi? Al diavolo, preferisco un maniaco invece che passare la notte in questa lurida via.
Il giovane dagli occhi verdi tira fuori dalla tasca del giubbotto la chiave dell'auto e con un rapido movimento il veicolo si apre permettendomi di accomodarmi sul sedile d'avanti.
Per la maggiorparte del tempo che stettimo in macchina il silenzio ci accompagnava a braccetto, fin quando lui non parlò.
-Uhm, come mai sei qui a Londra?- Un grande punto interrogativo si forma sulla mia fronte. Non conosce neppure il mio nome, ma rispondo cortesemente alla sua domanda. Uhm, forse non dicendo del tutto la verità ma rispondo.
-Avevo voglia di cambiare.- risposi semplicemente, sorridendogli.
Il silenzio ci riavvolge fino a che non arriviamo davanti all'hotel.
Una grande scritta luminosa si trova sul tetto dell'edificio, "Perkyns".
Mi tolgo la cintura e mi giro verso il ragazzo prima di scendere.
-Addio?- non so bene nemmeno io se è una domanda o un'affermazione ma nella mia mente spero che non lo sia.
-Arrivederci, piuttosto.- ribatte lui ridacchiando.
Sorrido istintivamente e lo ringrazio per poi scendere ed avviarmi all'ingresso.
Poggio la mano sulla maniglia del portone e mi rigiro verso la strada, è ancora lì e sta per mettere in moto.
-Non so nemmeno il tuo nome!- urlo ridendo per farmi sentire.
Si gira verso di me sorridendo, ma era già partito.
Urla qualcosa, probabilmente il suo nome, ma non ne capisco un bel niente.
"Tutto buio. Nero. L'oscurità mi avvolgeva. Una risata roca, poi tutto si tinse di verde, poi di rosso, poi di nuovo tutto buio."
Mi sveglio di soprassalto e sono sudata. Prendo il cellulare e controllo l'orario. 04.36.
Mi guardo intorno assicurandomi che non ci sia nessuno, ho sempre avuto questo terrore, non mi sono mai sentita al sicuro in una camera d'albergo. Non sai mai cosa ti possa accadere.
Essendo sicura che fossi sola mi distendo di nuovo, lasciando i miei biondi capelli sparsi sul cuscino. Mi porto le mani sulla fronte per poi tirarmi sù le coperte fino a coprirmi il capo. Mi sento più sicura, più protetta. Devo ancora trovare quella metà di un puzzle perfetta, che mi completi e che mi tenga al sicuro da tutto e da tutti. Non so se la troverò mai, ma sinceramente ci spero, e pure tanto.
Mi riaddormento, seppur non facilmente.
Niente sveglia stamattina. Godiamo finchè dura.
Apro gli occhi sbadigliando sonoramente e mi passo una mano sul volto.
Sollevo il busto e mi metto a sedere sul letto, per poi spostare la coperta. Poggio la punta del piede a terra e rabbrividisco al contatto con il marmo freddo, mi manca il parquet di casa mia, questo è sicuro.
Poggio la pianta del piede a terra e un brivido mi percorre. Mi alzo di malavoglia e mi dirigo verso il bagno. Mi sciacquo il viso con dell'acqua fresca, alzo lo sguardo e osservo il mio riflesso nello specchio. Non sembro più la stessa di un paio di anni fa. Sembra quasi che la mia vita sia in pausa, che qualcuno abbia trovato di meglio da fare e mi abbia messa in pausa, come si fa con i film, e abbia detto "ecco, so cosa farò dopo, quando avrò finito di fare quello che davvero mi interessa" come se fossi la ruota di scorta di qualcuno, la seconda scelta di tutto e di tutti. Ma io sono venuta qui per ricominciare, per dimenticare, e lo farò.
"Ed è sempre così no? Le persone ti dimenticano uscendo con gli altri, non ti pensano nemmeno più, ormai vivono in altri mondi,in altre braccia. Mentre tu esci di scena con le lacrime agli occhi, distesa sul letto a pensare quanto sia ingiusto che tu sei così facile da dimenticare mentre tu degli altri, non ti dimentichi mai."
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Heaven
Fanfiction“Era come se in quell'istante non mi importasse più niente, volevo solo essere con lui: nella sua mente, nei suoi ricordi, tra le sue braccia, tra i suoi pensieri. Avevo la voglia pazzesca di piangere ma non lo facevo, le lacrime non uscivano si acc...