Prologo- Angela

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I sogni, quando si avverano, spesso e volentieri non sono mai come noi ce li siamo figurati al principio, o almeno non sempre.

I sogni alle volte sono meglio quando restano tali... effimeri, irraggiungibili, magici... quando restano quel piacevole bagliore in fondo al tuo tunnel di quotidianità, quel pizzico di calore che ti riscalda la giornata e ti fa sperare in un domani migliore.

Che poi... cosa c'è di male nella quotidianità?

È sicura, è confortante, è familiare.

I sogni spesso si rivelano essere delusioni belle e buone e una volta che la variopinta tela dei tuoi desideri si sgretola in un miliardo di frammenti talmente piccoli da risultare polvere, non ci sarà più niente a cullare le tue notti.

Solo la cruda e amara verità.

Ma è una lezione che non ci viene spiegata alla nascita.

Nessuno al nostro sesto compleanno, oltre alla bambola tanto desiderata e a una succosa fetta di torta, ci informa anche che faremo molto meglio ad accontentarci di quello che la vita ci offre, che non dovremmo camminare con il naso immerso in desideri assurdi, perché solo nei libri finisce sempre con il blasonato E Vissero Per Sempre Felici E Contenti.

No.

È una lezione che purtroppo dobbiamo imparare da soli.

Una specie di battesimo del fuoco.

Ed è proprio così che ho fatto io.

Ci ho sperato.

Creduto con tutta me stessa.

E puntualmente c'ho sbattuto il muso.

Forse sarò stata la classica ragazzina ingenua, una di quelle che manda tutto a puttane perché si lascia incantare da due occhi azzurri pieni di promesse e da un sorriso da perfetto mascalzone che ti fa defibrillare ogni singola cellula del corpo!

La classica ragazzina che abbandona la sua terra, la sua famiglia per trasferirsi in un'altra città, un altro paese e tutto perché ha incontrato Lui e vuole stare con Lui e crede in Lui e in tutti quei Noi che le ha sciorinato dal primo momento.

La classica ragazza che gli crede fino a quando non si risveglia una mattina, da sola, nel letto che hanno condiviso per sette mesi. Nel loro appartamento che lei aiutava a pagare svolgendo tre lavori saltuari, per dare una mano a Lui a realizzare il suo sogno, il quale era diventato di entrambi.

Di Lui nessuna traccia.

Né dei suoi vestiti.

Né della sua preziosa chitarra che trattava meglio di lei.

Tutto immobile.

Nessun odore.

Nessun rumore.

Proprio come se non fosse mai esistito.

E le uniche prove rimaste a discapito della sua reale esistenza erano le foto sparse ovunque, un misero post-it abbandonato sopra al cuscino e l'enorme responsabilità che Lui aveva deciso di lasciare tutto sulle sue spalle.

Ripeto:

I sogni è meglio lasciarli dove sono.

A vegliare su di noi da sopra le stelle.

Perché quando si realizzano non sono mai come ti eri figurata all'inizio.

E fa male.

Maledettamente male.

Io

Ne

So

Qualcosa.

Qualcosa

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