16- Angela

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          Rientrare in casa non è stato affatto semplice.

C'erano il doppio dei giornalisti di quando sono sgattaiolata via un'ora prima. Evidentemente tutti quelli che attendevano in massa davanti a scuola, si sono spostati qui per non rinunciare al loro scoop della settimana. Senza escludere il piccolo coro di fan che urlavano a gran voce epiteti molto poco carini nei nostri confronti.

Quanto vorrei avere della pece e delle piume da lanciargli addosso a tutti quanti!

Ellie e i ragazzi volevano entrare con noi per darci una mano a superare la folla, ma io non ho assolutamente voluto che si immischiassero, anche se ho letto una punta di delusione nello sguardo della mia amica. So che non le sarebbero dispiaciuti dieci minuti di notorietà, o non si sarebbe ripassata sei volte il rossetto.

Ma non ora.

Dopo aver salvato tutti e tre, io e mia figlia ci siamo fatte forza e ci siamo avviate a casa, con telecamere, flash e microfoni infilati ovunque: naso, orecchie, spalle, costole... no, ma prego! Volete farmi anche una colonscopia?

Per non parlare dell'assurdità delle loro domande.

«Ora che è tornato da voi, vi sposerete?»

«Clarissa, com'è avere un padre famoso?»

«Angela, cosa risponde a quelle persone che l'accusano di essere solo un'opportunista e di volere esclusivamente i soldi di Jensen Kurtis?»

«Angela, cosa risponde invece a chi l'accusa di essere solo una groupie pazza e di essersi inventata tutta la storia solo per diventare famosa?»

«Ci sarà un test del DNA?»

Domande interrotte dalle urla dei fan più dietro.

«Sei solo una puttana opportunista!»

«Devi lasciarlo in pace, stronza!»

«Ma non ti vergogni alla tua età?»

Prego? La mia età?

A quel punto non c'ho visto più e stringendomi ancora di più mia figlia addosso in un disperato tentativo di proteggerla almeno un po', mi sono voltata verso quel branco di imbecilli e gli ho urlato contro.

Era inevitabile che prima o poi avrei ceduto.

«Possibile che non avete nulla di più importante di cui parlare? Che ne so... un attacco terroristico, qualche magagna politica, una guerra, il surriscaldamento terrestre... niente? Siete ridicoli!» ho lanciato un ultimo sguardo caustico, guadagnandomi qualche:

«Ma senti questa!»

«Chi si crederà di essere?»

Sbuffando dal naso ho spinto via gli ultimi due che mi sbarravano la strada e finalmente siamo entrate in casa.

Sbuffando dal naso ho spinto via gli ultimi due che mi sbarravano la strada e finalmente siamo entrate in casa

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