12- Angela

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Torno a casa.

Torno a casa pronta a gettarmi a quattro di spade sul divano, per guardarmi un po' di tivù spazzatura e rilassarmi prima di farmi una bella e meritata dormita.

Torno a casa pronta a gettarmi a quattro di spade sul divano, per guardarmi un po' di tivù spazzatura e rilassarmi prima di farmi una bella e meritata dormita

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Entro. Getto cappotto e borsa per terra. Inchiavo tutte le serrature. Lancio via le scarpe da tennis. Emetto un profondo sospiro di godimento. Vado in cucina a prendermi patatine e thè freddo e mi dirigo quasi volando verso il divano, quando mi blocco e per poco non mi casca tutto dalle mani e non mi prende un colpo.

Jensen.

Quel Jensen.

Il girino portatore di DNA co-creatore della mia Clarissa.

Mister "Io ho un fantastiliardo di soldi e posso permettermi tutto quello che voglio".

Cosa ci fa qui?

Cosa ci fa lui in casa mia, a mezzanotte, sul mio divano, a dormire, con Lari addormentata al suo fianco?

Sto per sollevarlo per un orecchio e sbatterlo fuori di qui.

Sì. Sto proprio per farlo!

Ma... ma qualcosa mi blocca.

Un nodo.

Uno spesso nodo di tipo gordiano ad altezza bocca dello stomaco, il quale si avvita e stringe, facendomi salire anche uno strano magone fin su per la gola.

Sono entrambi profondamente addormentati. Jensen è tutto storto e credo che domani si sveglierà con un bel mal di schiena. Una gamba mollemente abbandonata sul pavimento e una stesa sopra il tavolino da caffè. La schiena è appoggiata nell'angolo tra il bracciolo e lo schienale e la testa sprofondata su un cuscino.

Mentre Lari è completamente distesa su un fianco, con la testa appoggiata sullo stomaco del padre, che protettivo la stringe con un braccio per tenerla ancorata a sé tenero.

Il nodo cresce.

Cresce e mi soffoca.

È una scena così vera. Così quotidiana. Così dolce che è come un cazzotto in piena faccia.

Vorrei urlare.

Vorrei dirgli di andarsene da qui e di non tornare mai più.

Vorrei riuscire ad annientarlo, a farlo sparire nel nulla.

Vorrei...

Ma non ci riesco.

Ma non ci riesco

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Così mi limito a coprirli con un paio di coperte, a spegnere tutte le luci e ad andarmene in camera. Lungo il corridoio mi blocco davanti alla foto che ritrae la mia bambina al suo primo compleanno.

Abitavamo ancora nel piccolo appartamento a Londra, a Soho... quello dove avevo convissuto con Jenesn... non avevo molti soldi e non potevo permettermi chissà che torta o regalo, perché cercavo di districarmi tra affitto, scuola per infermiere che avevo appena iniziato a frequentare, il suo nido e il normale vivere, però volevo fare qualcosa di speciale! Così avevo convinto Ellie ad aiutarmi con la torta e il regalo. Le cucinammo una sorta di pan di spagna al cioccolato, il quale ci venne un po' bruciacchiato e non tanto buono, ma completamente ricoperto di panna e con sopra qualche lampone era commestibile, e poi lei mi aiutò a confezionarle qualche vestitino con alcune mie vecchie magliette. Vennero dei pagliaccetti molto carini! Soprattutto quello realizzato dalla t-shirt dei Nirvana! A ogni modo... all'ora sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che mi aspettavano anni duri. Ma quei primi dodici mesi insieme a Lari mi fecero capire che ce l'avrei fatta anche da sola. Che non mi occorreva l'aiuto di nessuno per crescere mia figlia. Né la mia famiglia troppo presa ad avercela con me per essermene andata di casa. Né il padre di mia figlia, troppo preso invece a suonare e scopare in giro per tutta l'Inghilterra.

Io e lei ce la saremo cavata benissimo da sole.

E così è stato!

Ma stasera quella scena sul divano mi ha fatto capire quante cose ci siamo persi in tutti questi anni e tutto ciò, oltre a rendermi incredibilmente triste, alimenta ancora di più la belva inferocita dentro di me affamata di sangue.

Il suo sangue.

NOTA DELL'AUTRICE: Al momento ho solo una cosa da dirvi

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NOTA DELL'AUTRICE: Al momento ho solo una cosa da dirvi... Voltate Pagina... il Capitolo 13 verrà pubblicato tra qualche istante! ;)

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