13. "Sai che accadrà ancora, vero?"

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Fisso l'immagine riflessa nello specchio, non riuscendo a capire cosa non va. La maglietta grigia con una faccia di alieno sopra a sinistra non ha neanche una piega, le spalle e le braccia sono coperte da un giubbotto aperto blu dell'Adidas di Nash, i jeans blu strappati non hanno nessuna macchia e le mie amate Converse non hanno mai imperfezioni. Per quanto possano essere sporche e strausate, saranno sempre impeccabili. I capelli sono ben pettinati e lasciati sciolti sulle spalle, e stranamente non c'è neanche un capello fuori posto.
Ma allora cos'è che non va?
Osservo il mio collo e mi avvicino leggermente. Noto che la collana di mamma e papà è sotto la maglietta, così la tiro fuori, sperando che sia questo il problema, ma mi sbaglio. Guardo meglio il mio collo, attirata da qualcosa e poi lo noto, e capisco cos'è che non quadra. Sono io, sono io il problema, la cosa che non quadra. Sono io. Io e quel maledetto succhiotto non ancora sparito dal mio collo. Non riesco proprio a capire come possa aver fatto una cosa così tremenda ad una persona che non se lo merita proprio per niente, ad una persona a cui voglio bene. Come posso aver tradito Andrea? Dio, non riesco ad essere in pace con me stessa, e so che è giusto così. Non posso di certo sentirmi bene dopo aver tradito il ragazzo con cui sto, con il mio fratellastro poi. Peggio ancora. Asciugo una lacrima di cui non avevo fatto caso, poi faccio un respiro profondo, cercando di convincermi che la decisione che ho preso su cosa dirgli sia quella giusta. La suoneria del mio cellulare mi fa letteralmente saltare sul posto a causa dello spavento. Non averi mai pensato che Safety Pin dei 5SOS potesse spaventarmi. Afferro il cellulare dalla scrivania e rispondo subito, sapendo già chi è, e mi incammino verso la porta della stanza.

"Ciao Andrea." Lo saluto, e nel mentre esco in corridoio e chiudo la porta di camera mia, anche se non a chiave.

"Ariel, tra 10 minuti dovrei essere arrivato, ti passo a prendere o ci troviamo direttamente al parco?" Chiede col suo solio tono allegro, alché mi sento anche peggio, ripensando al male che gli ho fatto.

Affranta mi poggio alla porta della mia camera.

Quando mi ha chiamata, sta mattina, avevamo deciso di incontrarci oggi a Roma, in modo da facilitare me. È stata una sua scelta, anche se alla fine gliene sono grata. Il parco posso raggiungerlo a piedi, e se invece avessi dovuto andare in un luogo più lontano avrei dovuto chiedere a Marta o a Riccardo di accompagnarmi, e visto che sicuramente alla fine di tutto scoppierò in lacrime, preferisco che nessuno mi veda cosi. Lui ha accettato subito di vedermi, entusiasta all'idea poiché era da un po' che non ci incontravamo, e questo ha solo infierito sul mio malessere interiore, dovuto ai sensi di colpa che provo a causa del mio tradimento. Dobbiamo incontrarci verso le quattro e mezza di pomeriggio, e solo con questa sua chiamata mi rendo conto di quanto manchi poco al nostro incontro.

"Ariel?" La sua voce mi fa risalire a galla dal mare di pensieri che mi stavano affogando. "Ci sei?" Chiede confuso.

"ARIELL!" Sento una voce maschile risalire dal piano terra e spalanco gli occhi nel riconoscere che è quella di Samuele.

Lo sento salire le scale velocemente e in poco tempo arriva sul piano delle nostre camere da letto.

"Certo, si. Ci sono." Rispondo velocemente ad Andrea, stando però ben attenta a Samuele, non avendo idea di cosa potrebbe fare.

"Di chi era quell'urlo?" Domanda lievemente preoccupato.

"L'urlo? Beh, era... era Nash, dalla stanza accanto, sicuramente si è appena accorto che gli ho rubato il giubbotto. Sai, no, come siete voi ragazzi. Non dobbiamo toccare niente che sia vostro senza il permesso, peggio di noi ragazze." Balbetto leggermente, inventando una scusa abbastanza plausibile in meno di due secondo, iniziando a preoccuparmi, però, quando vedo la faccia di Samuele mutare in un ghigno, per poi iniziare ad avvicinarsi a me.

Il Mio Fastidioso Fratellastro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora