A malincuore, ammetto che lo scontro lo ha vinto Samuele.
Esatto, mi ha battuta, ma solo perché è riuscito a distrarmi più volte.
Ed ora mi fanno male i polsi, visto le volte in cui me li ha storti, nonostante lo scontro sia stato ieri pomeriggio.
Sbuffando, fermo la mia corsa, massaggiandomi i polsi. Tolgo le cuffiette dalle orecchie e mi piego sulle ginocchia, riprendendo fiato.
Sono andata al parco per correre un po' e far andare via qualsiasi tipo di pensiero almeno per quel momento, poi ho fatto il tragitto dal parco fino a casa continuando a correre. Mi era sembrato più volte di scorgere tra le persone il volto di Andrea, ancora in colpa per quello che ho fatto. Non se lo meritava, questo è ovvio. Nessuno merita di essere tradito.
Percorro il vialetto fiorato raggiungendo la porta di casa, prendendo la piccola chiave nascosta sotto lo zerbino. Banale, troppo facile da trovare, lo so, ma Samuele rischia di scordare dove la nascondiamo se cambiamo luogo, perciò ci adattiamo. La casa è vuota, sono tutti fuori a svolgere le loro cose. Marta e Riccardo sono a scuola, la prima impegnata a preparare un percorso di corsa ad ostacoli per i suoi alunni di terza media, il secondo impegnato in un consiglio di classe. Nash e Samuele sono agli allenamenti di calcio e Alex è al compleanno di un suo amico, visto che fortunatamente è riuscito a fare amicizia con qualcuno.
Passo in salotto per aprire una finestra, in modo da far circolare l'aria, ma mi stupisco trovandola già aperta.
Strano, di solito la chiudiamo quando la casa rimane vuota. E io ricordo di averla chiusa.
Ancora stranita, vado in cucina a riempirmi un bicchiere d'acqua fredda, ma appena finisco di bere sento dei rumori dal piano di sopra. Abbandono il bicchiere sull'isola della cucina e raggiungo le scale. Cerco di individuare la provenienza del rumore, preparandomi già in posizione di attacco, in caso ci sia uno sconosciuto.
Arrivo al primo piano, ma il rumore non proviene da qua, quindi salgo ancora le scale, raggiungendo il piano in cui ci sono le nostre camere.
Si, il rumore viene da una di esse.
Supero la stanza mia e di Samuele e lascio stare quella di Alex, girandomi verso quella di Nash. I rumori vengono sicuramente da lì, ma sono sovrastati quasi interamente da della musica.
Musica? Possibile che Nash sia in casa?
Mi avvicino alla porta e poggio delicatamente la mano sulla maniglia, aprendola di poco, giusto quanto basta per vedere qualcosa all'interno, ma così non vedo nulla. La apro tutta, preparandomi ad ogni evenienza, ed entro dentro silenziosamente.
Spalanco gli occhi e mi blocco sul posto, rendendomi conto che i rumori che sentivo provengono dal computer, il quale riproduce alcune canzoni ad alto volume. Ero preparata a tutto, ma non a quello che si presenta davanti ai miei occhi. Continuo a fissare le due figure sconcertata, non riuscendo ancora a collegare il tutto.
Per quale motivo la mia migliore amica è seduta sulla scrivania e Nash è tra le sue gambe mentre la bacia?
"Porca paletta." Sussurro.
Ma a quanto pare il mio sussurro è sufficiente a spezzare la bolla che i due hanno creato durante il bacio, visto che si separano velocemente e si girano verso la porta con occhi spaventati. Ancora scioccata da ciò che ho visto, continuo a osservarli.
All'improvviso, dal computer parte 'DJ Turn It Up' di Yellow Claw, e Nash si riscuote andando velocemente a spegnere la musica, chiudendo il computer. Ritorna di fronte a me e prende parola.
"Ariel, vedi, non..." Inizia a dire, ma lo interrompo prima che finisca la frase.
"Non provare a dire che non è come sembra, mio caro, perché vedere te che baci la mia migliore amica è esattamente quel che sembra." Dico, sapendo già cosa stava per dire.
Infatti, Nash chiude la bocca e non continua la frase, facendomi capire di avere ragione.
"Scusa Ariel, scusaci. Non volevamo fare tutto di nascosto, volevamo dirtelo, ma avevamo entrambi paura di quale potesse essere la tua reazione. E onestamente non ho capito neanche adesso qual'è la tua reazione." Finalmente lei prende parola, guardandomi realmente dispiaciuta.
"Davvero? Credevo mi conoscessi, Crystal." Sorrido, lasciandoli confusi. "Di certo io non sono quel tipo di ragazza che non vuole che la propria migliore amica e il proprio fratello abbiano una relazione. E poi, ricordo molto bene il modo in cui l'hai guardata, Nash, il primo giorno di scuola." Li stupisco con le mie parole, e Crystal non può fare a meno di arrossire all'ultima frase.
"Davvero?" Mi sorride Nash, appoggiandosi al letto.
Non riuscendo a stare in piedi per molto, ormai stanca dalla corsa, vado a sedermi sulla sedia comoda della scrivania, e gli sorrido.
"Ovvio, a me non sfugge nulla. E inoltre, sono la tua gemella, certe cose le percepisco." Gli faccio un occhiolino , facendolo scoppiare a ridere. "Allora, miei cari, state insieme?" Domando, dando inizio all'interrogatorio.
"Si, stiamo insieme." Risponde Nash, facendo sedere Crystal al suo fianco.
"Da quanto?" Domando ancora.
"Da dicembre." Sorride Crys, stringendo la mano di Nash.
"Dicembre!? Sono tre mesi! Mi avete nascosto questo per tre mesi." Esclamo sorpresa, e loro scoppiano a ridere.
"Già sorellina, sembra che qualcosa possa sfuggire anche al tuo occhio vigile." Ridacchia il biondo, facendomi sbuffare.
"Avete la mia più completa benedizione, lo sapete, ma per favore, non fate... cose, quando sono in casa, grazie." Gli imploro, immaginando già lo schifo di sentirli dalla mia camera.
"Beh, tecnicamente eri fuori casa prima." Nash mi fa l'occhiolino ed io corro fuori dalla stanza, evitando di sentire oltre.
Mi avvicino alla porta della mia camera e, prima di aprire, alterno lo sguardo dalla porta alle scale.
Letto o sacco da boxe?
Sacco da boxe.
Salgo le scale e nel frattempo mi stiracchio un po', girando il polso circolarmente per cercare di calmare il dolore. Raggiungo la palestra e sento il rumore dell'acqua scorrere dentro al bagno. Mi avvicino curiosa ad esso, sporgendo solo la testa, ma appena riconosco la persona all'interno, corro subito dentro preoccupata.
"Samuele, cosa diamine hai fatto?" Gli prendo il viso tra le mani, guardando attentamente ogni dettaglio di esso, reso rosso dal sangue che cola dalle ferite presenti non solo sul suo viso.
"Tranquilla, nulla di grave." Mormora cercando di rassicurarmi, fallendo miseramente.
"Nulla di grave? Credevo che in questi mesi avessi capito che non sono un'idiota e che riesco a capire quando menti, soprattutto se hai praticamente tutto il corpo dolorante è coperto di sangue." Ribatto.
Guardo il labbro sporco a causa di un taglio dovuto sicuramente ad un pugno, il naso leggermente violaceo e anche un po' rosso per del sangue secco, segno di un altro pugno ben assestato, e il sopracciglio destro tagliato e sanguinante. Passo lo sguardo al resto del corpo, coperto solo da dei pantaloncini da calcio. Il petto è pieno di lividi ancora chiari, e posso notare da come poggia il piede sinistro che gli fa male, o forse é il ginocchio a fargli provare dolore.
"Cosa hai combinato?" Chiedo ancora prendendolo dal polso e conducendolo lentamente sulla panchina fuori dal bagno.
"Piccola rissa." Dice, sedendosi all'estremità, ed io lo guardo con un sopracciglio alzato. "Okay, non tanto piccola. Ho fatto a botte con Federico" Ammette alla fine, ed io sbuffo.
"Federico chi?" Torno in bagno e afferro del disinfettante, un po' di cotone e delle garze da dentro un'armadietto, tornando da lui.
"Federico Romano, ti dice qualcosa?" Mi blocco sui miei passi a sentire quel nome, ricordando la scenata fatta in corridoio, poi riprendo a camminare come nulla fosse.
"Si, ieri ha fatto una scenata in corridoio contro Cristian." Dico raggiungendolo per poi inginocchiarmi davanti a lui.
"E non solo, a quanto mi hanno detto." Risponde con tono allusivo e sento il suo sguardo puntato su di me mentre bagno un batuffolo di cotone con il disinfettante.
"Non c'è molto altro da dire. Mancava poco che prendesse a pugni il mio amico e io mi sono messa in mezzo per fermarlo, ottenendo una sua occhiata maliziosa. Disgustoso." Faccio una smorfia col viso al ricordo, poi poggio il cotone sulla ferita al sopracciglio, facendolo sussultare.
"Scusa." Mormoro, continuando a premere sulla ferita.
"Tranquilla, brucia solo un po'." Risponde, poggiando la mano sulla mia.
Come d'istinto, allontano subito la mano dal suo sopracciglio, facendo poi finta di bagnare il batuffolo di cotone ancora un po' col disinfettante, per poi posarlo per qualche altro secondo dov'era prima. La sua espressione rimane un po' dolorante, sopratutto quando, con un altro batuffolo, inizio a medicare un taglio che ha sul petto, il quale, fortunatamente, non è molto profondo e sanguina poco.
"Ma si può sapere come ha fatto a ferirti così?" Domando scioccata, continuando a curare la ferita.
"Quel coglione ha un anello ad entrambe le mani e quando colpisce forte quei fottuti cosi provocano tagli. Ma non pensare che lui se la sia cavata tanto bene. Anelli o no, gli ho spaccato il culo, e non solo." Si vanta, e anche se non lo guardo, posso immaginare il suo ghigno soddisfatto. "Anni ed anni di allenamento qui sopra, lottando anche con papà, mi hanno imparato ad attaccare sempre, e anche molto forte." Continua, tenendo lo sguardo fisso su di me, ma io non ho intenzione di guardarlo.
"Se hai finito di vantarti, mi dici, di grazia, il motivo della rissa?" Domando sarcastica, recevendo in risposta una risata soffocata.
"Ti interessa così tanto saperlo, Sirenetta?" Chiede divertito, e lo guardo storto.
"Sirenetta?" Chiedo confusa.
"Si, ti chiami Ariel." Dice ovvio, e io alzo un sopracciglio.
"Vedo con piacere che ricordi il mio nome." Lo prendo in giro e lui alza gli occhi al cielo.
"Ti chiami Ariel, e anche la sirenetta si chiamava Ariel, quindi ti voglio chiamare cosi." Spiega guardandomi divertito.
"Oh Gesù." Sussurro. "Non evitare la domanda e rispondimi." Lo intimo minacciosa, ma quando lo vedo sorridermi furbo, premo con maggiore forza sul taglio del petto, facendolo gemere dal dolore.
"Ops." Mi fingo dispiaciuta, e lui mi guarda male, ma finalmente risponde.
"Quel cretino ha fatto una battuta su una ragazza." Dice vago ed alzo gli occhi al cielo.
"Samuele che difende una donna? Sorprendente. E chi era? Dubito Francesca, visto che a malapena ti importa di lei." Continuo a passare il cotone sul taglio, cercando di pulirlo dal sangue ormai secco intorno ad esso, e poggio anche l'altra mano sul suo petto.
Mio malgrado, devo ammettere di aver trattenuto il respiro mentre poggiavo la mano. Samuele ha un fisico palestrato, con addominali ben visibili pure con indosso una maglietta, e vederli cosi da vicino, sfiorarli, fa un certo effetto. Lo farebbe a tutte le ragazze del mondo, ammettiamolo.
"Esatto, non era per lei." Risponde, e con uno scatto mette la sua mano sulla mia, quella libera dal batuffolo, e la preme maggiormente contro il petto. "Era per te." Sussurra vicino al mio orecchio, e giuro di non essermi accorta del suo avvicinamento.
Provo a ritirare la mano, ma la sua presa è forte e quindi non ho modo di muovermi. Deglutisco rumorosamente, sopratutto quando inizia a muovere la mia mano in circolo. Mi si secca la gola, ma provo comunque a parlare.
"Io?" Domando a bassa voce, non riuscendo a parlare più forte.
Lui annuisce lievemente, gli occhi puntati nei miei, e per un momento ferma la mano.
"Te. Quel coglione aveva fatto allusioni sessuali su di te, voleva istigare me, anche se il suo intento principale era Nash, ma lui non c'era." Spiega sempre a bassa voce, ma mi confonde ulteriormente.
"Perché voleva istigarvi?" Chiedo con lo stesso tono di voce.
Non sappiamo nemmeno noi perché stiamo sussurrando, è come se non volessimo far ascoltare questa conversazione neanche alle pareti di vetro che ci circondano.
"Lui è il co-capitano della squadra, e sarebbe stato anche il capitano se non fosse che io sono nettamente più bravo di lui, e anche se questa cosa è successa molto tempo fa, porta ancora un po' di rabbia. In più, Nash rischia di soffiarli il posto da co-capitano, perché tuo fartello è davvero molto bravo. Federico, infantile com'è, preferisce prendersela con te per attaccare Nash, e crede che anche io mi sia legato a te in qualche modo, e purtroppo gliene ho dato conferma picchiandolo, ma non potevo starmene zitto quando parlava in quel modo della mia piccola ed innocente Ariel." Senza togliere la mano da sopra la mia, porta l'altra sul mio volto, accarezzando la guancia con delicatezza, ed io non posso fare a meno di chiudere di poco gli occhi a quel gesto, spingendo lievemente il viso verso la sua mano.
"Non sono più cosi innocente ormai." Mormoro con una punta di tristezza nella voce, puntando gli occhi nei suoi non appena ricomincia a muovere la mia mano sul suo petto, ma questa volta non la muove in circolo, anzi, dal centro del petto la fa scendere vicino al bordo dei pantaloncini, fermandosi appena dopo l'ombellico.
Avvicina nuovamente le labbra al mio orecchio, soffiandoci sopra piano.
"Lo so." Sussurra a bassissima voce, poi si allontana velocemente dal mio orecchio e con l'aiuto della mano appoggiata sulla mia guancia avvicina il mio volto al suo, già proteso verso di me, e fa sfiorare le nostre labbra.
Lo fa più volte, come a voler prolungare l'attesa, poi fa finalmente congiungere le nostre labbra.
Dapprima il bacio è lento e dolce, delicato, poi, con il passare dei secondi, Samuele ci mette più passione, premendo maggiormente le sue morbide labbra sulle mie. Lascia la mia mano e la poggia sul mio viso, passandola di tanto in tanto tra i capelli. Il batuffolo è ormai caduto a terra e la mano che prima era stretta a quella di Samuele rimane li, senza muoversi di un millimetro, ancora troppo vicina all'elastico dei pantaloncini. Ricambio il bacio con la stessa intensità, dandogli l'accesso alla mia lingua appena lo chiede. Le sue labbra sono esattamente come le ricordavo, morbide, dolci. Sanno di vaniglia, ma non so il motivo.
Le sue labbra esperte guidano le mie più timide nel bacio carico di eccitazione e passione. Impulsivamente, afferro il suo labbro inferiore tra i denti e lo tiro leggermente, e un forte sospiro lascia le sue labbra, accompagnato poi da un gemito.
Solo ora mi accorgo di aver fatto scivolare la mano ancora più giù, senza neanche accorgermene, fino ad arrivare a sfiorare la sua eccitazione. Sposto immediatamente la mano, arrossendo fino alle orecchie, e mi ritraggo leggermente dal bacio.
"Tranquilla." Mormora sulle mie labbra, mi faccio coraggio e lo bacio nuovamente, spostando questa volta entrambe le braccia intorno al suo collo, spingendolo di più verso di me.
Il ragazzo si tira su con la schiena, senza separarsi dal bacio, e si poggia al muro, facendomi quindi alzare da terra. Mi fa sedere a cavalcioni su di lui, riprendendo un attimo fiato, poi poggia le mani sui miei fianchi e continua il bacio con maggiore foga. Porto le mani tra i suoi capelli, passando più volte le dita tra il suo ciuffo tinto di biondo, e non posso fare a meno di pensare che probabilmente ora Nash e Crystal stiano facendo la stessa cosa nella stanza di mio fratello.
Cazzo, Nash.
"Ehi, ehi, Samu, frena un secondo." Con molta forza mi separo dal bacio, parlando con l'affanno, e lui mi guarda confuso, provando a baciarmi di nuovo, ma io lo fermo ancora. "Nash è in casa, potrebbe salire da un momento all'altro." Gli dico, ma lui sorride sghembo, avvicinandosi ancora.
"Tranquilla," mi da un bacio a stampo "probabilmente lui sta facendo lo stesso con Crystal" un altro bacio "se non peggio." Mi fa l'occhiolino e mi stampa un altro bacio.
"Tu lo sapevi?" Domando confusa, e lui ridacchia.
"Certo." Mi bacia. "Non sai quante volte" si interrompe per darmi l'ennesimo bacio "li ho visto fuori dagli spogliatogli" altro bacio "a fare esattamente questo." Finisce, baciandomi ancora, con la lingua, molto intensamente.
Arrosisco al pensiero di mio fratello e Crystal nel corridoio degli spogliatoi a baciarsi con trasporto, proprio a pochi metri da me, senza che io mi arcorgessi di nulla.
"Quindi puoi stare tranquilla, sono molto impegnati." Conclude definitivamente, baciandomi ancora.
Mi afferra per le gambe, alzandosi in piedi, e va verso la porta del bagno, chiudendola con il piede, e mi ci poggia contro. Morde il mio labbro e poi scende con le labbra lungo la mascella e poi sul collo, baciandolo con delicatezza e sensualità.
Sospiro.
Ho scoperto che il collo è il mio punto debole.
"Niente succhiotti, ti prego, è già difficile nascondere quelli che ho ora." La voce esce bassa e roca, accompagnata da un altro sospiro di piacere, e lui sorride contro la mia pelle, continuando a baciarla fino ad arrivare al bordo del mio top sportivo, baciando l'incavo tra i miei seni.
"Allora, fammene tu uno a me." Propone con tono sensuale, e quando vede che sto per rifiutare, attacca il mio seno, iniziando a mordicchiarlo piano e a passarci sopra la lingua.
"Questo è un ricatto." Mormoro, quando capisco che ha intenzione di farmi un succhiotto sul seno, come quello precedente.
Ridacchia, ma non si stacca. Lo tiro leggermente per i capelli scuri, e lui finalmente si stacca con un ghigno in volto.
"Tempo due minuti e diventerà rosso. Te lo sei cercato." Dice divertito, al che io gli do uno schiaffo dietro il collo, facendolo ridere. "Tocca a te." Sposta di lato la testa, lasciando libero il collo, e anche se un po' titubante, avvicino il viso ad esso, appoggiando delicatamente le labbra.
Provo a imitare i suoi movimenti, fallendo miseramente, e lui mi solletica i fianchi, facendomi ridere.
Mi bacia di nuovo, delicatamente, e sorridiamo nel bacio, facendo scontrare leggermente i denti. Mi bacia ancora, in modo casto, poi si stacca lentamente. Appoggia la fronte sulla mia e restiamo ad occhi chiusi. Mi da un bacio sul naso e poi si allontana leggermente, senza però mollarmi.
"Temo che dovremmo fermarci qui, se non vogliamo arrivare ad un punto di non ritorno." Mormora sottovoce, guardandomi negli occhi.
Annuisco solamente, incapace di parlare, e lui toglie le mani dalle mie cosce, permettendomi di rimettermi in piedi. Fa un passo indietro per allontanarsi, ma poi mi si avvicina con uno scatto e mi stampa un ultimo bacio sulle labbra, per poi allontanarsi velocemente e uscire dalla palestra.
"Ehi, ma a te non faceva male la caviglia?" Gli domando, e lui si ferma, ma non si gira.
"A volte il piacere offusca il dolore. Metterò del ghiaccio per ricompensare la mancanza di piacere." Ridacchia, poi riprende a camminare.
Porto una mano sulle labbra, sfiorandole.
Cosa ho fatto? E perché mi è piaciuto tanto?
Sospiro e mi siedo a terra, passandomi una mano tra i capelli. Sposto poi lo sguardo sui guantoni da boxe, e guardo le mie mani. Ho ancora qualche cicatrice a causa della volta in cui feci boxe senza protezioni.
Mi alzo in piedi e lego i capelli in una coda veloce, prendendo i guanti piccoli e indossandoli. Ruoto il collo e massaggio leggermente i polsi, decidendo di fare un paio di capriole come riscaldamento.
Vado davanti al sacco da boxe e inizio a tirare piccoli pugni.
Ho bisogno di sfogarmi, e il mio sfogo ormai è questo. Sono frustrata e stressata, ma soprattutto confusa. Cristo, non so neanche perché mi ha baciata, non so perché ho ricambiato, non so perché in fondo lo speravo.
Tiro un forte pugno al sacco, spostandolo di molto, e mi sposto velocemente quando lo vedo tornare indietro.
Penso che non andrò via da qui fino a quando non avrò sfogato tutto lo stess... ciò vuol dire che allora domani salteró scuola.🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕
Salve a tutti e a tutte! Dopo mesi di attesa (so che non l'aspettava nessuno) ho finalmente pubblicato!
Se nom l'ho fatto prima, era perché avevo l'esatta idea di cosa scrivere ma non sapevo come scriverla... odio quei momenti.Allora, tornando al capitolo, Samuele ha nuovamente baciato Ariel, nonostante la rissa avuta da poco con Federico. Mi piace pensare che l'abbia baciata perché lei lo distrae dalle cose brutte e lo faccia calmare, un po' come è la boxe per lei. E in caso non ricordate chi è Federico, lui è il fratello di Christen, la ragazza di Cristian, il migliore amico di Ariel.
E ammetto di essermene quasi dimenticata, ma qui abbiamo scoperta un'altra coppia, ovvero Nash e Crystal. Voi che ne pensate? Sono carini insieme secondo voi?Spero che il capitolo vi sia piaciuto, commentate e votate se volete. Mi scuso per eventuali errori e... al prossimo capitolo!
Dio Benedica La Pizza!🍕🌹❤
_I_am_a_Pandacorn_
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Il Mio Fastidioso Fratellastro.
RomanceSono Ariel Gilbert, figlia di Silvia Menchi e Luca Gilbert. La vita è stata abbastanza crudele con me. Da piccola ero muta, molti si prendevano gioco di me. Ma poi, ho cominciato a parlare un po', a 7 anni, rendendo mio fratello e i miei genitori mo...