La lama del piccolo coltello a scatto veniva aperta e chiusa lentamente dalle dita affusolate dell'uomo incappucciato, che camminava senza meta per le strade secondarie di una zona periferica di Seoul.
Il marciapiede era sporco, l'aria puzzava di un misto di smog, pioggia e acqua di fogna, i muri dei palazzi erano pieni di scritte e scarabocchi, fatti con bombolette spray di vario colore. L'uomo fece scattare per l'ultima volta il coltello, per poi chiuderlo e stringerlo nel pugno inguantato della sua mano destra.
Una voce proveniente dalle sue spalle lo fece fermare, l'arma stretta nel pugno sembrava quasi bruciare contro la sua pelle, nonostante ci fosse lo spesso guanto di pelle ad avvolgergli la mano, il capo chino e il cappuccio ben calato sul viso, nascondendolo da sguardi indiscreti. Non che ci fosse qualcuno in grado di vederlo, in quella zona deserta e dimenticata da Dio, frequentata solo da drogati, ubriachi, senzatetto e, occasionalmente, anche da qualche prostituta.
Una volta girato, l'uomo vide a chi apparteneva la voce che lo aveva distratto. Sembrava un vecchio, sui sessant'anni, sul viso erano chiari i segni della vecchiaia e della trascuratezza, come la barba incolta, le rughe profonde, le guance scavate. Gli occhi erano socchiusi e assenti, chiaro segno di ebrezza.
"Un vecchio barbone ubriaco." pensò l'incappucciato, guardando con disgusto l'uomo che avanzava barcollando e stringendo tra le dita di una mano una bottiglia, ormai quasi vuota, di quello che sembrava vino di scarsa qualità.
"Ehi ragazzo!" quasi urlò l'ubriaco, non appena ebbe visto l'uomo a pochi passi da lui. "Non avresti un po' di soldi da dare a un povero vecchio?" chiese, portando una mano sulla spalla dell'incappucciato, cercando di non perdere l'equilibrio.
L'uomo fece una smorfia disgustata non appena le sue narici vennero riempite dalla puzza nauseabonda emanata dal vecchio, un misto di alcool, sudore e sporco che gli fece venire il voltastomaco. Allontanò da sé la mano sporca del vecchio, stringendo maggiormente la presa sul coltello, tanto che sentii le dita iniziare a perdere la sensibilità. In lui si fece sempre più forte il desiderio di usare l'arma per uccidere. E lui non aveva alcuna intenzione di mettere a tacere quella tacita richiesta del suo inconscio.
"Stammi lontano, vecchio." sibilò, sputando l'ultima parola con un tale disprezzo che sembrava avesse appena detto il peggiore degli insulti.
Persa la presa sulla spalla dell'incappucciato, il vecchio barcollò, finendo con una spalla contro il muro sporco di un palazzo, un verso roco di dolore e fastidio lasciò le sue labbra rinsecchite e spaccate in più punti dal freddo.
"Ah, non c'è bisogno di essere così tanto scortesi, ragazzo. Non ti è stato insegnato il rispetto per le persone anziane?" chiese il senzatetto, con un tono leggero e beffardo, appoggiando la schiena alla parete in mattoni e bevendo un lungo sorso dalla bottiglia che stringeva tra le dita. L'incappucciato inspirò bruscamente, indurendo la mascella. Se prima c'era stata anche solo una minima possibilità che decidesse di lasciar vivere quell'essere ripugnante, adesso era completamente svanita.
La stretta sul coltello si allentò di colpo, permettendo all'indice di scivolare fino al piccolo bottone sull'impugnatura e di premerlo senza esitazione, facendo uscire fuori con uno scatto secco la lama affilata, che sembrò brillare sotto la luce giallastra del lampione sopra le loro teste.
"I miei vecchi non sono mai stati un granché bravi a impartirmi le lezioni di vita." disse l'uomo con tono tranquillo, in netto contrasto con le immagini che attraversavano la sua mente.
Già si stava pregustando l'idea di conficcare la piccola lama nel petto di quel sudicio vecchio una volta, poi un'altra, e poi ancora e ancora, fino a lasciarlo senza vita. Una scarica di adrenalina gli attraversò il corpo, facendogli battere improvvisamente il cuore a mille, come se gli fosse stata iniettata una potente dose di eroina direttamente nelle vene.
"Ah non dirlo a me, ragazzo. Se avessi avuto dei vecchi in grado di darmi delle lezioni di vita, adesso non sarei qui." esclamò, alzando nuovamente la voce e ridendo sguaiatamente, innervosendo maggiormente l'uomo, il quale se non fosse stato per la frenesia di quello che stava per succedere, avrebbe sicuramente provato pena per quel vecchio, talmente ubriaco da non essersi nemmeno reso conto del coltello stretto nella mano del suo interlocutore.
Prima che il vecchio senzatetto potesse rendersene conto, l'incappucciato si era mosso rapidamente verso di lui e si era sfilato il cappuccio nero dal viso, rivelando due occhi neri come la notte e un piccolo sorriso eccitato, che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.
"Io non mi chiamo ragazzo." sibilò l'uomo, per poi conficcare con prepotenza la lama nel petto della sua vittima. Sangue fuoriuscì dalla ferita appena inferta, sgocciolando per terra e macchiando il terreno già sporco della stradina.
Il vecchio non fu in grado nemmeno di urlare di dolore, a causa di una mano inguantata che venne prontamente premuta sulle sue labbra, impedendo a ogni minimo suono di uscire. La bottiglia che aveva in mano cadde per terra con un tonfo, spargendo ovunque scaglie di vetro e gocce di vino, che macchiarono la base dei pantaloni dell'uomo, che però non se ne curò, troppo occupato a estrarre la lama dal corpo della sua vittima e conficcandovela nuovamente, stavolta nell'addome. L'odore metallico del sangue inebriò l'uomo, facendogli chiudere gli occhi in estasi e portandolo a sorridere maggiormente, in preda alla frenesia. Estrasse il coltello, colpendo un altro punto nello stomaco del vecchio, una sensazione di onnipotenza che si spandeva in tutto il suo corpo lo faceva sentire, se possibile, ancora più eccitato.
Quando il vecchio smise di lottare e divincolarsi per sfuggire dalla presa letale dell'uomo, quest'ultimo lo lasciò cadere a terra, respirando rapidamente per riprendere fiato. Sul suo viso era ancora stampato quel sorriso estasiato e rilassato, come se non avesse appena accoltellato più e più volte una persona per il puro piacere di farlo.
Un rantolo proveniente dalle labbra schiuse del senzatetto distrasse l'uomo, il quale guardò la sua vittima stesa a terra e sostituì il suo precedente sorriso con un che sembrava quasi gentile.
"Sei ancora vivo, mh?" mormorò, chinandosi accanto al corpo del vecchio. "Ti ho colpito tre volte, eppure respiri ancora. Sei un tipo tosto... proprio non vuoi morire." commentò, una risatina leggera lasciò le sue labbra. La normalità con cui stava parlando faceva quasi sembrare che stesse facendo un normalissimo discorso con un amico, a proposito del tempo, o di qualche altro argomento futile.
Con un rapido gesto della mano, il coltello venne conficcato con precisione letale nella gola del vecchio, in direzione della trachea. La morte fu istantanea. Come se nulla fosse, l'uomo iniziò a pulire minuziosamente la lama del coltello con un lembo della vecchia camicia logora che indossava la sua vittima e, una volta soddisfatto del risultato, si mise in piedi.
"È stato divertente." disse tra sé, sfilandosi i guanti in pelle nera e ficcandoli nella tasca centrale della sua felpa scura, insieme al coltello. Infilandosi nuovamente il cappuccio, così da nascondere il viso, l'uomo uscì con nonchalance dalla stradina dove si trovava, riprendendo il suo girovagare senza meta per le strade buie e deserte di Seoul.
Okay, eccoci qua. Questo è il prologo di questa nuova storia, la prima che ho deciso di scrivere sui BTS.
Non c'è molto da dire a proposito di questo capitolo, a parte che un povero vecchio è stato ucciso e... beh, peccato. Questo prologo è puramente introduttivo, nel prossimo capitolo si capirà meglio come tutto questo si ricollega ai nostri protagonisti.
Buon Natale a tutti, anche se in ritardo, spero che il prologo vi sia piaciuto e, se sì, lasciatemi un voto, un commento o quello che volete.
Mi trovate su Twitter, sono @/smilechimin e niente. Alla prossima settimana con il nuovo capitolo💜
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Paroxysm || myg/pjm
FanfictionCOMPLETA - Parossismo: /pa·ros·sì·ṣmo/ (sostantivo maschile). Improvvisa esplosione di emozioni. Un improvviso attacco o violenta espressione di una particolare emozione. Esasperazione di un sentimento, di uno stato d'animo, condizione di forte ecci...