Epilogo

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Bip. Bip. Bip...

Quel suono cadenzato e ripetitivo sembrava provenire da un altro universo. A Jimin sembravano passati secoli da quando ero finito nel buio, da solo, non ricordava nemmeno il perchè. Ricordava solo un dolore forte, troppo forte, che lo aveva spinto in quel mondo di niente. Non ricordava chi fosse, da dove venisse, anzi, non era nemmeno sicuro che ci fosse qualcosa prima o dopo quel niente. Forse aveva sempre vissuto lì.

Bip. Bip. Bip...

Da dove veniva quel suono snervante? Lì non c'era niente e nessuno, se non il ragazzo, quindi Jimin non capiva da dove provenisse.

Bip. Bip. Bip. Bip...

Il moro si coprì le orecchie, cercando di chiudere il rumore fuori dalla sua testa, ma l'impresa sembrava impossibile. Dannazione, era così fastidioso. Jimin si alzò e iniziò a camminare, cercando di allontanarsi dalla fonte di quel suono, ma più passava il tempo, più gli sembrava che quel suono si stesse in realtà avvicinando.

Bip. Bip. Bip...

"Non ne posso più!" pensò frustrato, coprendosi le orecchie e rannicchiandosi in se stesso. E fu il silenzio. Dolce, beneamato silenzio. Forse Jimin avrebbe anche potuto abituarsi a tutto quello. Il buio, il silenzio, la tranquillità... non erano poi tanto male. Non potevano essere peggio di quello che aveva prima, sempre se prima ci fosse stato effettivamente qualcosa. Il moro iniziava a nutrire dubbi a riguardo. Forse il cielo, gli alberi, le persone... forse erano tutte frutto della sua immaginazione, forse era stato tutto un sogno... forse era quello il suo posto. E forse era frutto della sua immaginazione anche quella luce, quella che scorgeva lì in fondo, sempre più grande e intensa.

No, quella c'era davvero. Il ragazzo fece qualche passo verso di essa, per poi fermarsi. Oltre quella luce c'era l'ignoto. Voleva davvero abbandonare quel posto che, per quanto buio e solitario, era sicuro? Era davvero pronta a rischiare?

Assottigliò gli occhi. Sì, lo era. Qualsiasi posto sarebbe stato meglio di quella desolazione e di quella solitudine. Con passo sicuro, Jimin si avvicinò alla luce e ci si tuffò senza timore.

Bip. Bip. Bip. Bip...

Oh no... di nuovo quel rumore. Era una sottospecie di tortura o cosa? Il ragazzo strizzò gli occhi, che solo in quel momento si rese conto fossero chiusi, ma non li aprì, perchè nonostante non fossero aperti si rese conto della troppa luce che, sicuramente, lo avrebbe infastidito, ormai abituato all'oscurità. Jimin aveva passato troppo tempo nel buio. Ma di preciso, quanto tempo?

Restò immobile, accorgendosi in quel momento di essere steso, iniziando a sentire gradualmente la sensibilità del suo corpo. Nel buio non aveva avuto la percezione di se stesso, era come se non esistesse, come se fosse solo un'anima fluttuante o un fantasma.

Bip. Bip. Bip...

Il ragazzo mosse con cautela le dita di una mano e schiuse lentamente gli occhi, sentendoli, come sospetto, decisamente infastiditi dalla luce, tanto da costringersi a chiuderli di nuovo. Avvertì un movimento repentino al suo fianco, ma non girò la testa per controllare. Si sentiva ancora troppo stanco, troppo pesante.

"Jimin? Ehi, Jimin... mi senti?" mormorò lentamente una voce a lui familiare. Una mano calda afferrò la sua, decisamente più fredda, e questo fece rabbrividire il ragazzo, il quale si rese conto solo in quel momento di quanto freddo avesse. "Forza, Chim, apri gli occhi." continuò la stessa voce. Il moro strizzò leggermente gli occhi, costringendosi ad aprirli, tenendoli però socchiusi così da non provare troppo fastidio a causa della luce troppo intensa.

"Hoseok Hyung?" sussurrò, restando stupito per la sua stessa voce roca a causa dell'inutilizzo. Una mano iniziò ad accarezzargli dolcemente i capelli scuri, facendolo rilassare.

Paroxysm || myg/pjmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora