Capitolo 15

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Questo capitolo è parecchio lungo e... uhm, parecchio cupo. Non mi odiate troppo.

L'interrogatorio, tutto sommato, fu molto breve. Yoongi e Jimin non riuscirono a tirare fuori molto altro dal testimone, in quanto l'uomo non ricordava altro in più oltre a quello che già aveva detto.

"La ringraziamo infinitamente per il suo aiuto, signore." disse Jimin, accompagnando l'uomo alla porta e facendo un profondo inchino. "La sua testimonianza ci sarà molto utile alla risoluzione del caso." aggiunse, guardando l'altro fare un inchino appena abbozzato e allontanarsi con passo leggermente zoppicante.

Il ragazzo fece un piccolo sospiro e si avvicinò a Yoongi, che era stato raggiunto anche dal Capitano Kim, il quale aveva stampata in viso un'espressione seria.

"Massima prudenza, Min. Hai visto di cos'è capace quel pazzo. E io non intendo perdere uno dei miei agenti migliori." mormorò il Capitano, guardando il detective negli occhi, il quale alzò lo sguardo al cielo.

"Come se un pazzo qualsiasi possa davvero riuscire a farmi fuori." commentò. "Non è il primo a volermi morto, e di certo non sarà l'ultimo." aggiunse, con una scrollata di spalle. Jimin lo guardò, leggermente sorpreso. Come poteva dire una cosa così con una tale leggerezza?

"Ti sto solo dicendo di tenere gli occhi aperti." disse il Capitano, per poi girarsi verso Jimin, accennando un lieve sorriso. "È stato il tuo primo interrogatorio, giusto? Sei stato molto bravo." si complimentò, facendo arrossire timidamente il ragazzo, il quale fece un profondo inchino, ringraziando.

Una volta rimasto solo con il detective, Jimin guardò il proprio orologio controllando l'orario. Le otto di sera. Se si fosse sbrigato, avrebbe fatto in tempo ad andare a un negozio di alimentari prima di tornare a casa. Anche se la prospettiva di mangiare nuovamente ramen istantaneo non lo faceva impazzire.

"Sembri turbato." mormorò Yoongi, tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo e le mani nascoste nelle proprie tasche. Jimin odiava il fatto che il maggiore fosse così abile nel vedere e capire le sue emozioni, mentre lui non riusciva a cogliere niente dalla sua espressione perennemente neutra.

"Sto pensando a quello che ha detto il testimone..." ammise il ragazzo, dopo un lungo silenzio. "Che l'assassino vuole ucciderla." aggiunse, evitando lo sguardo del detective, il quale sospirò, per poi guardare il minore. Sembrava molto più piccolo del solito, con quell'espressione preoccupata, il viso basso così da non guardare Yoongi negli occhi.

L'uomo prese un respiro profondo e portò una mano sotto il mento del ragazzo, sollevandoglielo delicatamente con due dita, così da far incontrare i loro sguardi. Jimin sussultò, sorpreso da quel contatto, ricordando quando, non molto tempo prima, il detective aveva compiuto quello stesso identico gesto, dopo aver letteralmente distrutto il suo ufficio.

"Ragazzino. Io tengo la pistola accanto a me anche quando dormo. Non c'è momento in cui io non abbia i mezzi per difendermi, in caso di necessità." spiegò serio, guardando Jimin con una tale intensità da fargli trattenere il respiro. "Se quella persona dovesse venire da me per farmi del male, io mi difenderò. Okay?" sussurrò, e il ragazzo dai capelli arancioni non poté fare altro che annuire timidamente. Il maggiore annuì a sua volta, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. "È ancora presto. Che ne dici di andare da Seokjin per bere qualcosa? Offro io." propose. Jimin non poteva essere più scioccato di così.

"Intende... insieme?" mormorò incredulo, spalancando gli occhi, in una genuina espressione di stupore.

"No, ognuno per i fatti propri." rispose sarcastico Yoongi, alzando gli occhi al cielo. "Certo, insieme. Forza, prendi le tue cose. Andiamo."

Paroxysm || myg/pjmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora