Sguardo (seconda parte)

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Finalmente...

Ci sono volute due ore intere prima che Don si addormentasse, ma ora non si sveglierà per alcun motivo: ha il sonno davvero pesante.

Con esasperante lentezza, mi sciolgo dalla sua presa, resa debole dalla stanchezza, e sguscio fuori dal letto matrimoniale.

Fortunatamente, non siamo venuti in Messico durante i mesi invernali, altrimenti l'escursione termica sarebbe salita alle stelle. Così, invece, ci sono appena cinque gradi di differenza con la temperatura afosa che mi ha tenuto compagnia tutto il giorno.

Cammino a passi svelti e felpati fino a raggiungere il bagno, una piccola stanzetta affianco alla nostra camera da letto.

La pensione dove alloggiamo io e Don non è di certo un hotel a cinque stelle però, non è messa così male come credevo al mio arrivo qui.

Anche se la zanzariera potrebbero benissimo aggiustarla.

Milioni di bestiacce ronzanti hanno pasteggiato col mio corpo senza attaccare per nulla Donovan: questa è davvero una cosa ingiusta.

Sospiro, passandomi uno strato di crema lenitiva su braccia e gambe, prima di vestirmi per la mia scappatella notturna.

Pantaloni scuri, di lino, e una maglietta mezze maniche blu dovrebbero garantire una certa sicurezza. Preferirei di gran lunga passare inosservata, ma, anche se qualcuno si accorgesse della mia presenza, non mi interesserebbe poi molto.

Sono una ragazza sconsiderata: lo sono sempre stata e sempre lo sarò.

Le regole mi stanno strette. Infatti, all'orfanotrofio scappavo non appena mi si presentava una ghiotta occasione, forse per questo motivo sono stata adottata quando ormai ero diventata troppo grande persino per rimanere in quel posto dimenticato da Dio.

Non devi pensare a queste cose, Nina...

Concentrati sul presente...

Scuoto la testa un paio di volte per schiarirmi il cervello e raggiungo il salottino dove Don ha lasciato mappe e documenti sparpagliati sul basso tavolinetto in legno.

Quando ha sentito la notizia di quella coda ritrovata qui in Messico, si è informato sullo scavo, sulle dinamiche del ritrovamento, ma, soprattutto, sulle sparizioni.

Sì, perché un paio uomini che lavoravano per quella spedizione sono misteriosamente scomparsi. Alcuni affermano che sono stati gli spiriti che albergano nella foresta che circonda lo scavo a rapirli come punizione per aver interrotto il loro sonno eterno, altri, invece, credono che gli operai siano caduti nei cenotes che non sono segnati sulle mappe, che sono circa 500 nell'area dello scavo.

Per questo Don ha passato gli ultimi giorni controllando ogni buco nel terreno che trovava: vuol sapere cos'è successo a quei due uomini.

Ma vorrebbe anche partecipare alla spedizione per dissotterrare l'enorme coda, ritrovata per caso da un allevatore.

Studio il percorso più veloce per tornare alla zona dei cenotes che abbiamo ispezionato questa mattina e poi recupero una felpa grigia dalla valigia semi-disfatta di Donovan.

Mi fermo incerta se lasciargli un biglietto oppure no, risolvendo, poi, la questione con un'alzata di spalle.

Tanto sarò di ritorno prima che si svegli...

Esco dalla camera in punti di piedi e chiudo a chiave la porta. Mi metto in tasca la chiavetta arruginita e rivolgo lo sguardo al cielo.

È una notte serena e tranquilla: la luna brilla raggiante, prestandomi quella luce che tanto mi serve.

Percorro il corridoio diretta alle scale, facendo attenzione a non produrre alcun rumore, poi scendo i gradini a due a due finché non atterro a piè pari sul terreno arido.

Fin qui tutto bene...

Mi congratulo con me stessa per non aver perso il mio tocco: riesco ancora a scomparire senza destare sospetti.

Alzo il cappuccio della felpa, nascondendo così i miei capelli biondi, e mi metto in marcia a passo sostenuto, ansiosa di arrivare quanto prima alla meta.

Mentre macino i pochi chilometri che mi separano dalla zona X, come l'ho soprannominata, mi domando se sto facendo la cosa giusta: forse avrei dovuto aspettare l'indomani e tornare in compagnia di Don.

Ti stai rammollendo, Nina...

Sbuffo, irritata con me stessa, e continuo la salita, controllando che nessuno mi segua o sia appostato nell'ombra.

Dopotutto, il Messico non è di certo fra i cinque paesi più sicuri al mondo.

Odo un fruscio tra gli alberi e mi fermo, addossando la schiena alla parete rocciosa. Rimango così per quella che mi sembra un'eternità, ma nessuno esce dalle frasche per attaccarmi quindi è molto probabile che mi sia sognata tutto.

Ho i nervi a fior di pelle...

Riprendo la marcia, mantenendo una mano sulla roccia alla mia sinistra giusto per aiutarmi durante la ripida salita, e finalmente raggiungo la tanto agognata meta.

L'area è esattamente come l'abbiamo lasciata io e Don quindi deserta e circondata da una folta boscaglia.

Cammino spedita verso la macchia verde, anche perché non voglio di certo cadere in un cenote altrimenti morirei e sono decisamente troppo giovane per fare quella fine.

Cerco di avanzare senza far rumore, ma il terreno è tappezzato di foglie secche e rametti che continuano a finire sotto le mie scarpe da ginnastica.

Proprio quando credo di aver fatto un'escursione a vuoto, sento delle voci: alcune con marcato accento messicano, un paio stranamente familiari.

Una radice molesta quasi mi fa cadere, ma, aggrappandomi all'albero alla mia destra e scorticandomi il palmo della mano, riesco, non so come, a rimanere in piedi, riuscendo così a non baciare il terreno.

Però...

《Chi va là?》esclama una voce maschile, che risveglia qualcosa nella mia memoria.

《Non gridare》lo zittisce subito una donna.《Pensa se gli scagnozzi di Raùl si trovano qui nei dintorni?》

Che scagnozzi?

Chi è Raùl?

Morendo dalla curiosità, avanzo nella penombra e mi dirigo verso la fonte di quelle voci così conosciute.

D'un tratto, un fascio di luce penetra il velo d'oscurità che cela la mia presenza al mondo e d'istinto socchiudo gli occhi per evitare di finire accecata.

《Spegni quell'affare se non vuoi un calcio nelle...》

《Kevin! Che fai? Non vedi che la stai accecando?》

Io e la donna misteriosa parliamo simultaneamente e finalmente capisco come mai mi pareva di conoscere la sua voce.

《Professoressa! Ma che ci fa lei qui?》domando, spiazzata dalla sua presenza in quel posto remoto.

《È quello che vorrei sapere anch'io!》

Anomalie: l'inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora