Rimango così sbalordito dalle sue parole che non riesco a replicare immediatamente.
«Come... Inghilterra... e perché diavolo mia moglie non può venire con me?!» Quasi urlo quando, finalmente, la voce mi si sblocca.
«Siediti, per favore...» mi dice lui in tono pacato e un'espressione desolata in volto.
Per favore?
Ancora?
Lui è il Presidente della nostra Nazione: non chiede, ma ordina.
Come inebetito, mi accascio sulla poltrona, anche se non ricordo affatto di essermi alzato in piedi, e poi lui inizia a raccontarmi una storia inverosimile.
Storia alla quale crede fermamente, lo noto dal suo atteggiamento e dal suo sguardo.
Storia che mi lascia più confuso di prima, con mille domande nella testa e ancora nessuna risposta.
«Non mi credi, vero?» mi domanda il Presidente, di punto in bianco, interrompendosi con fare comprensivo. «Nemmeno io ci credevo quando me l'hanno raccontata per la prima volta, ma poi... Mi sono dovuto ricredere. E sono certo accadrà anche a te.»
Non replico in alcun modo e attendo che mi faccia vedere una prova tangibile che mi confermi la veridicità delle sue parole.
«Scettico all'ennesima potenza» ridacchia il mio amico, scuotendo la testa. «Non sei cambiato di una virgola in tutti questi anni, John... Ogni tanto ti invidio sai? Essere Presidente comporta grandi responsabilità, un peso che grava sulle mie spalle ogni giorno di più...»
«Non dire sciocchezze» replico, arricciando le labbra in una smorfia di disagio e nausea allo stesso tempo. «Tu sei un ottimo Presidente altrimenti non ti avrebbero rieletto. Hai a cuore questo Paese e i cittadini questo lo sentono. Sei sempre stato adatto al comando: lo sapevamo tutti che avresti fatto strada nella vita. Io, al contrario, non ho le spalle abbastanza larghe per sopportare il peso che porti tu ogni giorno. Quella missione...» Mi fermo, incapace di continuare e rivivere quei momenti.
«Non è stata colpa tua. Quanto vorrei che tu lo capissi...» mormora il mio amico d'infanzia, scostando la poltrona dalla scrivania con un movimento rapido. «Vieni con me. Ti dimostrerò che ciò che ti ho appena raccontato è vero.»
Il Presidente si alza, si mette al mio fianco e attende una mia mossa: ovviamente lo imito e gli faccio cenno di precedermi. Con un leggero sorriso che aleggia sulle sue labbra sempre seriose, esce dall'ufficio con me al seguito e ci troviamo di fronte la signora Doe: quella serpe stava origliando.
Provo quasi pena per lei.
«Ehm... Signor Presidente, io...» Comincia ad arrampicarsi sugli specchi quella donna malefica per venire interrotta dal mio amico che le rifala un'occhiata minacciosa e terrificante, una delle poche cose che sono riuscito a insegnargli.
«Silenzio, signora Doe. Nessuno ha richiesto la sua presenza. La prego di tornare nel suo ufficio. Io e il signor Smith dobbiamo assentarci per un paio d'ore.» Poche e concise parole che gelano la signora Doe che, imbarazzata e seccata, si defila in silenzio.
Solo in ascensore ci lasciamo andare a una risata liberatoria, una risata che risuona lungo le pareti di metallo fin dentro il mio animo, rinsaldando la presa sulla realtà. Una realtà che avevo ignorato e messo a tacere per potermi crogiolare nel mio dolore.
Dolore per la sconfitta subita, per le vite spezzate, per gli innocenti caduti.
A causa di una mia, frettolosa, scelta.
«Mi dispiace...» borbotto con un filo di voce quando l'ascensore si ferma al piano 70. «Non avrei dovuto firmare quella dannata autorizzazione.»
«In verità la colpa è mia. Ho fatto troppe pressioni perché tu intervenissi e così...» Il tono colmo di sincero rammarico mi porta a pensare nuovamente al ruolo che ricopre, a quanto possa pesargli alzarsi ogni mattina sapendo che nelle sue mani stringe la vita di ogni persona presente in questo continente.
《Basta...》sussurro, giusto un attimo prima che le porte metalliche si aprano.《Le tragedie accadono. Alla fine, non è davvero colpa di nessuno.》
Il Presidente mi da una consolatoria pacca sulle spalle ed esce dall'ascensore a passo spedito, iniziando a percorrere l'infinito corridoio dalle pareti color crema che si dipana davanti a noi. Scuoto la testa per liberarmi di certi pensieri e lo inseguo, affiancandomi prontamente a lui nonostante la nostra disparità d'altezza.
《Mai rimanere indietro》commenta lui, in tono ironico, ricordando qualche episodio del nostro comune passato.
《Allora... Dove sono le tue prove?》gli domando, cambiando discorso.
Parlare del passato, anche dei momenti allegri, non mi è mai piaciuto: preferisco dedicarmi al presente e, occasionalmente, al futuro.
《Sono dietro quella porta.》Mi risponde lui, puntando l'indice verso l'unica porta di metallo presente in questo corridoio.
Scocco una fugace occhiata al suo volto per cercare qualche indizio su ciò che mi aspetta non appena varcherò quella soglia, ma, a parte un enigmatico sorriso, non ottengo nulla.
Quando l'allievo supera il maestro...
《D'accordo... Non ci resta che entrare no?》commento, scrollando le spalle e avanzando lentamente verso la porta del mistero.
Il Presidente rimane dietro di me, probabilmente in attesa di vedere la mia reazione davanti alle sue "prove".
Meglio non farlo attendere...
Con decisione, afferro la maniglia e l'abbasso per poi spingere. L'interno del locale è buio e odora di animale selvatico ed escrementi: una combinazione che metterebbe in ginocchio chiunque.
《Hai adottato un trovatello?》domando al mio amico d'infanzia, ora al mio fianco in cerca dell'interruttore.
《Qualcosa del genere》borbotta lui, riuscendo ad accendere le luci.
Sbatto le palpebre rapidamente, a causa del repentino cambio di luminosità, e mi ritrovo di fronte ad una scena talmente incredibile da farmi rimanere a bocca aperta.
《Ahahah! Lo sapevo che non saresti riuscito a mantenere il tuo self-control!》esclama quel deficiente che mi sta accanto, con tono quasi compiaciuto.
《Questo canarino è davvero quello che credo che sia?》gli chiedo, deglutendo a fatica.
《Pterodactylus...》risponde lui, avvicinandosi all'enorme gabbia dove dorme l'immane bestiola. Poggia una mano sulle sbarre con fare paterno e il dinosauro apre lentamente un occhio.《Ben svegliato, Sly》mormora l'uomo con voce dolce come se parlasse con un bambino.
L'animale avvicina il becco alle sue dita e le punzecchia leggermente senza fargli male, quasi volesse essere coccolato.
《Allora, John, ora ci credi?》
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Anomalie: l'inizio
Science FictionSECONDO VOLUME de La Saga del Tempo Che persona era Liv prima d'incappare in Kevin? Perché Connor ha adottato uno stile alquanto eccentrico nel vestire? Che vita conduceva Liam prima di essere arruolato nell'entourage del Centro? Ed il signor Smith...