Punizione (prima parte)

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La pioggia cade lenta e inesorabile come il tempo che passa mentre sto aspettando una redenzione che mai arriverà. Sospiro rassegnato e tiro le tende della cucina perché non voglio più vedere quello spettacolo grigio e triste che acuisce solamente la mia sofferenza.

Cammino piano, cercando di non fare rumore perché non voglio che lei si svegli, e, con gesti meccanici, mi metto all'opera: riempio la moka di acqua, aggiungo il caffe in polvere, una miscela unica che faccio arrivare direttamente dall'Arabia, chiudo con forza la caffettiera e poi la metto sul fuoco.

Attendendo che l'aroma di caffè cominci a impregnare l'ambiente, inizio a preparare il resto della colazione: un bel vassoio d'argento con una coppia di cigni incisa sopra, il suo preferito, un piatto con tre pancake alle fragole, una piccola forchettina e una rosa rossa dal lungo stelo.

Come fa a mangiare questa roba?

A me non sono mai piaciuti i pancake ma lei li trova superlativi tanto da aver sviluppato quasi una dipendenza. Non appena odo il richiamo della moka, spengo il fuoco e verso la bollente e scura bevanda in due tazze gemelle, che dopo sistemo sul vassoio, anche se con un po' di difficoltà.

Con i lembi della vestaglia che sfrusciano a ogni passo, mi avvio al piano di sopra, ripercorrendo a ritroso i passi che mi hanno allontanato da lei: giunto di fronte alla nostra camera, apro la porta aiutandomi con il gomito e mi blocco sull'uscio.

Lei è semplicemente bellissima.

I lunghi capelli biondi, ricci e indomabili, sono sparsi sul cuscino come un'aureola intorno al suo viso d'angelo. Gli occhi, ancora chiusi, in realtà, possiedono il colore del limpido cielo in primavera e la bocca, socchiusa nel sonno, aspetta solamente un mio bacio.

Bacio che non tarda ad arrivare.

«Mmhh... Buongiorno, caro...» mormora lei, non appena le mie labbra abbandonano le sue.

«Ben svegliata, tesoro. Dormito bene?» Le domando, iniziando a sistemare il vassoio sul letto.

Lei sgrana gli occhi non appena adocchia ciò che le ho preparato e si mette a sedere, coprendosi pudicamente col lenzuolo.

«A cosa devo l'onore?» chiedo, sorridendo e passandomi una mano fra i capelli: una cosa che non gradisco particolarmente ma che le lascio fare solo perché l'amo.

Forza!

Sii uomo!

«Come se non ti preparassi mai la colazione...» borbotto, prendendola in giro e sviando il discorso.

«Ah-ah...» Annuisce lei, scostandosi da me. «Siamo sposati da quasi vent'anni: capisco quando qualcosa non va. Raccontami e lo affronteremo insieme.»

La sua voce, pacata e dolce, mi da la spinta necessaria per decidere così prendo un respiro profondo e a narrare i fatti da quel lontano giorno di un anno fa fino ad arrivare a ieri, quando mi hanno telefonato.

«Tu come stai?» È la prima domanda che mi pone.

Piego la bocca in un amaro sorriso: non ho una risposta soddisfacente da darle e credo che lei l'abbia intuito.

«Come sto? Non lo so nemmeno io.» Stancamente, appoggio la schiena alla testiera finemente lavorata del nostro letto e punto lo sguardo davanti a me mentre immagini di morte e sangue riempiono la mia mente. «Credevo di avere tutto sotto controllo. Ho preso tutte le precauzioni possibili e immaginabili. Eppure...»

«Eppure... È successo. Ed è una cosa terribile sia per le loro famiglie che per te. Ma non è colpa tua.» Il suo tono comprensivo nei miei confronti mi fa sentire un verme: è così ovvio che la colpa di quella tragedia è solo mia.

Lei ha sempre visto la mia parte migliore...

Nel mio lavoro devo essere duro, spietato e autoritario, però, sono sempre riuscito a mantenere il controllo su tutti gli aspetti di una missione: dalla scelta dei soldati al piano per raggiungere l'obiettivo, evitando perdite umane.

Questo è uno dei motivi per cui sono il preferito del Presidente e la persona più odiata dalla signora Doe.

Non che la cosa mi interessi particolarmente: quella donna è la figlia del Diavolo.

«Ehi... Torna da me...» Mi sento chiamare e sbatto le palpebre per tornare alla realtà. «Quella telefonata... Sei stato...»

Non vuole pronunciare quella parola a voce alta per rispetto al mio cuore spezzato, ma lo faccio io per lei: dopotutto la verità non ha mai ucciso nessuno.

Per ora...

«Licenziato?»

La sento trasalire, anche se i miei occhi non sono fissi su di lei, quindi allungo la mano sinistra per stringere la sua. Voglio darle quel conforto che lei mi regala sempre dopo una giornata particolarmente difficile.

«Non credo. Dopotutto sono il cocco del Presidente» ridacchio, mio malgrado divertito dalla situazione. «Penso che mi assegneranno al lavoro d'ufficio per qualche tempo...»

Una cosa che non so nemmeno se reggeró dato che riempire scartoffie non è mai stato il mio forte.

Quasi certamente mi annoieró così tanto che mi impiccheró quanto prima...

«Non fare quella faccia...» Mi rimprovera lei, stringendomi la mano dolcemente. «Il lavoro d'ufficio ti darebbe modo di passare più tempo con me. È una prospettiva così brutta?»

Con quel pensiero in testa, mi giro verso di lei, noto che ha lasciato cadere il lenzuolo e ora il suo splendido corpo mi sta chiamando come un canto di sirena. Con la coda dell'occhio, scopro anche che finché ero perso nei miei sanguinosi ricordi, lei si stava sfamando, senza lasciare nemmeno una briciola.

«Lo sai che sono felice ogni istante che trascorro in tua compagnia, amore mio, ma bisogna lavorare per mantenere questa casa e tante altre cose. Sei una moglie costosa...»

Sospiro in maniera teatrale, guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua accompagnato da un mormorio indignato.

«E io che mi preoccupo per lui... Mai più... Uomini...» Si cela nuovamente sotto il lenzuolo e sposta il vassoio vuoto verso di me. «Mi è passata la fame: ho un pessimo marito.»

Non resisto più e scoppio in una fragoroso risata. Allungo le braccia e l'attiro a me, zittendo le sue deboli proteste.

«Su, su, tesoro. Lo sai come sono fatto.» Le dico, baciandole la guancia mentre lei tenta di liberarsi.

Illusa...

Non la lascerei andare per nulla al mondo.

Lei rappresenta tutta la dolcezza e la bontà di cui io sono sprovvisto.

«Lo so. E ti amo anche per questo, mio caro signor Smith.»




Angolo dell'autrice:

Allora...

Che mi dite? Avevate indovinato il protagonista di questa nuova mini storia?

No? 😁

Fantastico!!! 😆😆😆😆

Spero che la sorpresa vi sia piaciuta e che siate curiosi di conoscere il passato di questo personaggio poco amato 🤗

Fra l'altro, dovreste spiegarmi perché non vi piace il signor Smith: io lo trovo simpatico! 😅🤔

Alla prossima! 🌟

Anomalie: l'inizio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora