- La Gabbia -

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E ancora una volta mi sento imprigionato, dietro fredde sbarre di ferro, stretto tra maglie spinose che pungono le carni. Ali strette, tarpate dalla volontà altrui, mi impedisce di spiccare il volo e l'immobilità le atrofizza. Anima legata, libertà negata, ad un giocattolo rotto, usato e gettato. Mi strappo le piume, inutili appendici, mi graffio la pelle, coi puntuti artigli. Guardo i segni e le cicatrici, dolori passati e presenti, di sangue gocciolanti. Sento sempre più quel peso gravare sul petto, stritolato dall'ansia, scrivo di getto. Ma anche se la gabbia ha la porta aperta, da essa non esco. La ferita si è riaperta, il sangue fuoriesce e macchia le ali nere, rendendole pesanti. Rinuncio a volare e non solo, evitando la rima ovvia, perché non sono qua per poetare. Mi voglio solo sfogare, perché scrivere è un po' scappare, dalla realtà che ferisce, nella fantasia che rapisce, cattura e ammalia, come un sorriso e un gesto gentile, giunto inaspettato, accettato ed apprezzato. 

Solo un Corvo NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora