{Capitolo 5}

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*Parla Mary*

Ero in un ristorante italiano insieme a Pietro, stavamo cenando. Lui stava mangiando pasta con le vongole mentre io una semplice pasta al pesto.

«Come è?» mi chiese.
«Buona! E la tua?»
«Anche la mia. Sono felice di essere qui con te» disse sorridendo, anche io ero felice di essere lì con lui. La serata fu tranquilla, eravamo entrambi felici e rilassati.
Stavamo mangiando un gelato al limone come dolce, Pietro appoggiò il cucchiaio sul tavolo e iniziò a farmi un discorso per farlo rientrare in campo. Io lo ascoltai, non volevo interromperlo. La mia risposta era no, non perché non mi fidassi ma avevo paura che non fosse ancora in forma. Io ero la "leader", se così si poteva definirmi, del team e quindi la maggior parte delle decisioni venivano prese da me.

«Puoi darmi cento motivi, anzi mille motivi per cui tu dovresti entrare in campo ma io rimango sulla mia decisione. Dobbiamo fare altri test e devi allenarti ancora, per me non sei ancora pronto» dopo questa frase ci furono alcuni minuti di silenzio, era imbarazzante. Fu lui a ricominciare a parlare, mi chiese se avessi risolto con Diana. Dopo la morto di Michael, il rapporto che avevo instaurato con lei eracambiato. Ci parlavamo poco e solo di lavoro, a quanto pare non aveva accettato che un suo alunno era morto a causa mia. Anche io non lo accettavo, non accettavo nemmeno il fatto di essere stata in prigione solo una notte. Mio padre Tony aveva pagato la cauzione prima che succedesse il peggio. Ero contenta di essere lì insieme alla mia famiglia, ai miei amici ma molto spesso mi sentivo in colpa per i miei errori passati. Spiegai a Pietro come mi sentivo e lui mi disse che dovevo risolvere la situazione, prima o poi avrei avuto bisogno di lei ed era meglio avercela amica che nemica.

«Se non ti dispiace vorrei andare a casa» dissi per poi alzarmi e andare alla cassa insieme a lui. Arrivato il mio turno, pagai e andai verso l'auto di Pietro e tornai a casa. Dopo averlo salutato, entrai in casa e posai la mia giacca sull'appendi abiti. Abbracciai mia madre Pepper che mi chiese come fosse andata l'appuntamento, le dissi tutto e poi andai nella mia stanza per riposarmi.

I giorni passarono in fretta, cercai in tutti i modi di riprendere il rapporto con Diana ma lei mi rispondeva sempre in modo freddo e distaccato. Decisi di non insistere più di tanto, se voleva parlarmi doveva venire lei da me.

Eronel laboratorio insieme a Charlotte, i miei due padri e Alexis, Charlotte voleva mostrarci i progetti dei nuovi abiti per me e Alexis. Il mio era una semplice tuta nera attillata con il mio "logo" davanti sul lato destro mentre il logo dello S.H.I.E.L.D. sul braccio sinistro, invece Alexis avrebbe indossato un vestito simile a quello di sua zia Kara Danvers, conosciuta anche lei come Supergirl, ma il busto era di colore azzurro mentre la gonna, il mantello e gli stivali erano rosso scuro. Il simbolo della sua famiglia era proprio al centro del petto in bella vista, proprio come nella tuta di suo padre. Ci provammo i vestiti e ci stavano benissimo, adoravo la mia nuova tuta. Anche Alexis adorava la sua, così mi disse. Finalmente ne aveva una tutta sua, si vedeva dai suoi occhi che era molto felice. Ringraziò Charlotte e poi si fece un giro per lo S.H.I.E.L.D. per mostrare a tutti il suo nuovo abito. Mio padre Tony disse che mi stava proprio bene nonostante fosse poco tecnologica, avrebbe voluto aggiungerci un localizzatore oppure qualche altro "strano" aggeggio. Mi tolsi la tuta e la diedi a mio padre, decise di aggiungere qualcosa insieme a Charlotte che, fortunatamente, aveva dato il permesso. Lasciai il laboratorio con mio padre Phil e raggiunsi Tyron e Joanna che erano nella sala di sicurezza che ci aspettavano, avevano delle novità sulle persone rapite.

«Ben arrivati nel mio regno! Allora, vado subito al punto... Ho scoperto che tutte le vittime hanno gruppo sanguigno A e sono state tutte rapite nella zona vicino la vecchia metropolitana, quindi probabilmente le vittime sono rinchiuse nel magazzino abbandonato chesi trova lì»

«Hai scoperto tutto questo? Wow, bravo Tyron!» dissi applaudendo. Era riuscito a scoprire certe cose anche grazie alle telecamere della città. Aggiunse che a rapire le persone era una donna con i capelli rossi che appariva e scompariva molto velocemente e riusciva a non far vedere la sua faccia, pensavamo fosse la stessa ragazza che eraentrata di nascosto allo S.H.I.E.L.D. insieme a qualche suo collega. Dissi a Joanna di prepararsi per poi uscire dalla stanza insieme a mio papà, dissi ad alcuni agenti, a Wanda e ad Alexis di prepararsi perché stavamo per partire subito. Misi la mia "vecchia" tuta, la nuova ovviamente non era ancora pronta, dopo aver risposto alla chiamata di Evangeline e raggiunsi gli altri. La mia amica arrivò allo S.H.I.E.L.D. con aria preoccupata, doveva parlarmi delle scomparse. Pensava che il suo nuovo amico, Zach Baxter, era uno delle vittime. Le dissi quello che sapevamo e quello che stavamo per fare, guardai le persone che erano intorno a me e notai che Joanna e Tyron non c'erano.

«Qualcuno di voi sa dove sono Joanna e Tyron? Dovevano essere qui!» nessuno mirispose.

«Sostituisco io Joanna, se vuoi» disse Evangeline.

«No! Tu hai un impegno, la cena con i tuoi genitori. Torna a casa, andrà tutto bene. Tranquilla» le sorrisi, lei se ne andò e qualche istante dopo io e gli altri entrammo in un jet che ci avrebbe portato al magazzino. Alexis indossava la sua nuova uniforme, la indossava con orgoglio. Era contenta di provarla già subito. Il jet si fermò, scesi insieme agli altri e iniziai a dare indicazioni: alcuni agenti sarebbero rimasti fuori e sarebbero entrati solo in caso di emergenza, Alexis e Wanda avrebbero controllato l'area ovest mentre io e un altro agente l'area est. Noi quattro entrammo tutti insieme dalla porta principale, io e Wanda davanti mentre Alexis e l'agente 30 dietro. Dalla porta c'erano due guardie. Io ne colpì uno con una palla di fuoco mentre Wanda colpì l'altro con i suoi poteri, subito dopo ci siamo divisi. L'aera est era un lungo corridoio con tante stanze, davanti ad ogni porta c'era una o due guardie che controllavano. Fortunatamente nessuno era troppo forte, tutti molto facili da battere. Liberammo alcune persone prima di procedere verso la fine del corridoio che si divideva in due, io andai a destramentre l'agente 30 a sinistra. Avanzai con cautela all'inizio ma quando qualche nemico diede l'allarme e quindi si creò un grande caos, velocizzai i miei passi fino ad arrivare davanti ad una porta. La aprii e mi ritrovai alcuni agenti dello S.H.I.E.L.D. che erano entrati da una porta segreta e stavano aiutando le vittime senza il mio permesso, decisi di non prendermela perché stavamo comunque facendo una buona azione. Quando furono tutti in salvo, decisi di rimanere lì ancora per un po' per controllare se fossero usciti tutti. Sentii dei rumori, qualcuno era ancora lì.

«C'è qualcuno? Sono dello S.H.I.E.L.D., non ti farò del male. Promesso. Puoi fidarti me» una ragazzina dai capelli biondi uscii dal suo nascondiglio insieme ad una bambina, ero contenta di essere rimasta lì ancora per un po'. Dissi a loro di seguirmi ma Pietro arrivò correndo facendomi prendere un colpo, non sapevo se arrabbiarmi perché era lì senza il mio permesso o perché aveva spaventato me e le due persone che erano con me.

«Cosa ci fai qui? Non ti ho dato il permesso di venire!»

«Non ho bisogno del tuo permesso per venire qui e aiutarti»

«Finché sono il tuo capo sì e ho tutto sotto controllo... Parleremo di questo più tardi. Pietro, porta loro due via di qui. Farò un ultimo controllo» Pietro prese la bambina in braccio mentre io mi allontanavo, mi voltai verso di lui perché dovevo dirgli una cosa ma notai che dietro era apparsa la famosa ragazza dai capelli rossi che prese la rincorsa e stava per saltargli addosso. Mi misi davanti alui in modo da proteggerlo, il mio obbiettivo era riuscito. Lei aveva preso me e mi aveva portato in un luogo che a me era ancora sconosciuto. La rossa mi diede un forte pugno che mi fece perdere isensi.

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