26. Cena

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Ho finito ufficialmente la mia prima sessione e non posso nemmeno lamentarmi dei risultati, insomma ho preso ventuno al primo esame e ventiquattro agli altri due.

E allora perché non mi sento felice? Perché il peso sul petto è ancora qui fermo e non mi permette di respirare come vorrei?
Speravo che dopo questa prima sessione le cose sarebbero andate meglio e che magari sarei riuscita ad appassionarmi alle materie. Non è successo, continuo a odiare con tutto il mio cuore quello che faccio.

Mio padre interrompe i miei pensieri.
"Stasera ti porto a una cena di lavoro, ci saranno anche alcuni nostri colleghi. Vestiti bene, mi raccomando e fatti trovare pronta per le diciannove" dice senza darmi la possibilità di replicare.
Sbuffo poi invio un messaggio a Mike.

Messaggio inviata a: Amore.
Ore: 17:32
Stasera ho un altro impegno, mi dispiace darti buca.

Messaggio inviato da: Amore.
Ore 17:33
Va bene, sarà per un'altra volta.

Getto il telefono frustrata, non ho per nulla voglia di vestirmi elegante. Con Mike andiamo al garage, quindi alla fine posso rimanere con un jeans e una felpa tranquilla, ma sono sicura che mio padre ha prenotato il solito ristorante elegante. Chissà chi sono i colleghi di cui ha parlato, probabilmente si tratta di qualche altro avvocato e io sarò costretta a sorbirmi ore e ore di discorsi noiosissimi.

Sbuffo, poi apro l'armadio alla ricerca di un vestito. Rimango qualche minuto a fissarlo immobile, poi prendo il telefono e faccio partire una chiamata.
"Pronto Shanti" risponde immediatamente la mia migliore amica.
"Ros, ho bisogno di un consiglio" esordisco.
"Dimmi."
"Stasera ho una cena con i miei genitori e non so cosa mettere" mi lamento.
"Stasera? Non dovevi uscire con Mike?" Domanda.
"Lasciamo perdere" dico.
"Va bene. Ti ricordi il vestito che hai messo al diciottesimo di Giorgio?"
"Sì" rispondo, iniziando già a cercarlo.
"Ti stava benissimo, metti quello" consiglia.
Lo tiro fuori dall'armadio e lo appoggio sul letto.
"Grazie mille dell'aiuto."
"Di nulla, ci vediamo" ribatte.
Concludo la chiamata e vado a farmi la doccia, tanto so di essere lentissima a prepararmi e che, se iniziassi più tardi, rischierei di essere in ritardo.

Asciugo i miei boccoli e li sistemo leggermente con le mani. Questa sera magicamente stanno al loro posto senza troppo sforzo.
Indosso l'abito e mi guardo allo specchio. Arriva poco sopra al ginocchio, è nero e senza spalline. Nel complesso non è troppo appariscente e nemmeno troppo semplice, credo che sia perfetto per stasera.
Cerco un paio di scarpe da abbinarci, optando per un paio di stivaletti alla cavaglia con il tacco non troppo sottile.

La suoneria del telefono interrompe la mia preparazione e io rispondo leggendo il nome di Luca.
"Dimmi Lù, che succede?"
"Ehm... Posso chiederti un favore?" È alquanto intimidito, non sono abituata a sentirlo così.
"Certo" rispondo.
"Vorrei portare Rossella a cena, ma non so che tipo di posti le piacciono" sospira. Sorrido anche se lui non può vedermi, sapevo che prima o poi sarebbe nato qualcosa tra loro.
"Qualcosa di semplice, anche una pizza" rispondo.
"Non è banale?"
"Luca stai calmo" rido.
"Ti prego non ridere" si lamenta.
"Okay" provo a smettere "comunque la pizza va benissimo, le piace."
"Ho paura di fare brutta figura."
"Non la farai" lo rassicuro "conosco Rossella come le mie tasche."
"Grazie Shanti, ti voglio bene" dice.
Sorrido "anche io."
Interrompe la chiamata e io scuoto la testa, è incredibile come i ragazzi diventino timidi quando si tratta di uscire con delle ragazze. Però l'ho trovato dolce, perché vuol dire che ci tiene almeno un po' a lei e la mia felicità più grande sarà sempre vedere Ros felice.

Guardo l'orario, sono già le 18:30.
Trucco leggermente il viso, poi faccio una linea di eyeliner sugli occhi e abbondo con il mascara. Dò un'occhiata ai rossetti, scegliendo alla fine una tinta labbra bordeaux.
Ritorno davanti allo specchio e l'immagine che vedo di me mi piace più del solito.
Prendo una pochette nera con la catenella argentata e metto in essa le cose essenziali come fazzoletti, la tinta nel caso dovessi ritoccare il colore sulle labbra, il portafoglio e il cellulare.

Indosso un cappotto pesante e scendo le scale. I miei genitori sono già all'ingresso ad aspettarmi.
Saliamo in macchina nel silenzio più totale e io decido di stare sui sedili posteriori per evitare che mia madre, da dietro, possa spiare i miei messaggi. Ha sempre avuto un occhio di falco in questo.

Per tutto il tragitto parlo con Rossella, in iperventilazione a causa dell'invito di Luca. Faccio finta di non sapere nulla, però poi i dettagli della serata li pretenderó da entrambi.
Papà parcheggia e mi invita a scendere. Entriamo nel ristorante e, come avevo immaginato, sono tutti vestiti elegantemente.

Il cameriere ci accompagna a un tavolo a sei posti e mio padre mi costringe a sedermi. Poco dopo si presentano al tavolo una coppia con al seguito un ragazzo che sarà poco più grande di me.
Si siedono con noi e io temo di aver capito le intenzioni di mio padre. Vuole presentarmi un possibile pretendente, neanche fossimo negli anni '30 e si usasse ancora fare i matrimoni combinati.

Il ragazzo dice di chiamarsi Valerio e non è affatto impacciato in questa situazione. Ha due occhi azzurri poco più scuri dei miei, il ciuffo biondo e dei lineamenti regolari. Continua a parlare di sé e mio padre lo fissa compiaciuto. Mi fingo interessata solo per educazione, ma questo suo pavoneggiarsi lo fa sembrare abbastanza ridicolo.
E poi continua a toccarsi i capelli, non ho voglia di ritrovarmeli nel piatto.

Mangiamo in silenzio, mentre lui mi manda occhiatine insistenti, facendomi innervosire.
Rischio quasi di scattare quando posa una mano sulla mia coscia come se niente fosse, ma mantengo un contegno e gliela sposto semplicemente.
Forse capisce di aver esagerato, perché abbassa lo sguardo e rimane tranquillo.
Rido e scherzo con gli altri solo per evitare la ramanzina di mio padre, ma mi sento in colpa ad aver dato buca a Mike per questa pagliacciata.

La cena fortunatamente finisce abbastanza in fretta e noi possiamo tornare a casa.
"È un bel ragazzo, vero?" Domanda mio padre, mentre torniamo a casa.
"Sì dai" dico, ma nella mia testa non c'è affatto lui.
"Potete organizzare una serata quando volete, gli ho dato il tuo numero mentre eri in bagno."
Sgrano gli occhi.
"Cosa? Ma sarò libera di decidere con chi diavolo uscire?" Urlo.
"Non alzare la voce con me Chantal. Conosco bene i suoi genitori e lui è un bravo ragazzo" mi spiega.
"Ma a me non piace" ribatto.
"L'hai visto solo per un paio di ore, non crederai davvero a quello storielle sul colpo di fulmine."
"No, ma mi dà fastidio il fatto che tu stia decidendo per me" mi lamento.
"Esci con lui almeno un'altra volta" mi ordina.
Sbuffo, mettendo le cuffie e ignorandolo.

Arrivati a casa corro in camera mia, tolgo i tacchi, mi spoglio e indosso qualcosa di più comodo e caldo perché sono quasi gelata.
Mi siedo sul letto e prendo il telefono. Nessun messaggio da Mike.
Provo a chiamarlo, ma il telefono squilla a vuoto. Magari è impegnato a fare qualcosa e non può rispondermi, così gli lascio un messaggio e alzo la suoneria sperando in una sua telefonata.

Angolo autrice

Buon anno, anche se in ritardo!
Ne approfitto per ringraziarvi, la storia ha raggiunto le mille visualizzazioni ed è tutto merito vostro. Quindi grazie per spendere un po' del vostro tempo a leggere le mie parole e a supportarmi, non avete idea di quanto mi faccia piacere.
Vi voglio bene,
Fra.

Laisse Moi t'AimerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora