<<Papà dobbiamo parlarti.>>
Credo che questa sia la frase più brutta e più ansiosa che possa esistere.
<< Ditemi ragazzi, problemi nel profondo blu?>>
Andrea mi guarda e mi fa cenno di parlare. Sempre al me il compito più difficile, stronzo!
"Sorellina, ti leggo nel pensiero... so cosa stai dicendo."
"Non puoi usarlo fuori dal mare! Smettila subito."
Lo ammonisco con lo sguardo, mi passo una mano tra i capelli e volgo lo sguardo verso mio padre.
<<Ieri sera ci sentivamo strani e abbiamo deciso di andare a farci un giro e ...>> Inizio il mio complicato discorso e già mio padre mi interrompe.
<<Ma lo sapete che potete andare quando volete, non ho nessun problema.>> sorride bevendo il suo solito caffè mattiniero.
Sorrido di rimando e continuo.
<<Si lo so, ma abbiamo parlato con la nonna. E diciamo che ci ha aggiornato sulla situazione... tragica.
Deve venire a vivere sulla terra per due settimane e dovremmo ospitarla..>> Socchiudo gli occhi pronta alla mia morte ma tutto questo non avviene. Ancora più preoccupante.
Mio padre appoggia la tazza sul tavolo, si leva gli occhiali e mi fissa.
<<I vostri nonni mi hanno sempre odiato.>> dice serio.
Andrea con molta titubanza aggiunge.
<<La cosa peggiore è che con lei c'è un ragazzo e stanno per arrivare.>>
Suona il campanello. Ci paralizziamo sul posto. Solo mio padre riesce a smuoversi, ad aggiustarsi la cravatta ed ad aprire il portone.
<<Oh. Michele. Da quanto tempo non ci si vede..?>> Mio padre sta per rispondere ma mia nonna lo interrompe venendo verso di noi e abbracciandoci.
<<Ecco i miei nipotini marini. Come state?>> Stiamo per rispondere quando fa il suo trionfo questo ragazzo, bello non c'è che dire.
<<Vi presento Ares. Diciamo, cara Ginevra, che lui sarà colui con cui tu dovrai sposarti. Ora se non vi dispiace noi andiamo a riposarci nella camera degli ospiti. Vieni Ares!>>
Alzo un sopracciglio e osservo mio padre con la bocca aperta.
<<Tranquilla tesoro, non lo permetterò. Ci vediamo sta sera, ragazzi.>> Mio padre prende la valigetta, le chiavi ed esce. Mio fratello invece si limita a guardarmi e a scoppiare a ridere un secondo dopo.
<< Ma che ci ridi! Qua la situazione è tragica.>> Urlo quasi disperata, mio fratello invece continua a ridere, forse per non piangere.
<<Io quello non lo sposo!>> urlo passandomi entrambe le mani sulla faccia.Dopo una rigenerante dormita, sono pronta per andare a lavoro con il mio nuovo collega. No non è vero. Tutti quegli sguardi, quelle mani, quella puzza di alcool. Non la sopporto proprio.
Fortunatamente in salone ed in cucina non c'è nessuno, così riesco a uscire senza problemi e in poco tempo arrivo al SEA CAFE. Appena entro vedo subito Ethan in postazione che controlla le bottiglie, senza salutare vado verso gli spogliatoi e levo la felpa leggera. Vado in sala e mi siedo allo sgabello, ancora Ethan non si è accorto di me così mi limito ad osservarlo. I suoi muscoli si flettono, secondo i movimenti che fa, sotto la maglietta nera che porta. I capelli riflettono le luci soffuse del bar e risplendono in modo diverso.
Ad un tratto si gira e mi sorride.
<<Ehi. Pronta a una nuova giornata di lavoro?>>
Nego con la testa e cerco di sorridere.
Sento aprire la porta e mi preparo a scrivere e portare. Sessanta ordini e cinquanta tavoli dopo poggio il mio sedere su uno sgabello.
<<La mia schiena. Le mie gambe. I miei piedi.>> Osservo Ethan mordersi il labbro per non ridere.
<<Ma tranquillo ridi pure.>> Incomincio a ridere con lui quando, all'improvviso, sentiamo la porta aprirsi. Appena mi giro il sangue mi si congela nelle vene e raduno le mie poche forze per parlare.
<<Che cosa ci fai qui?>> Chiedo sottovoce.
<< Ginevra.. volevo solo parlarti.>> Rido sarcasticamente.
<< Solo parlarmi. Non voglio più vederti Alex.>> Mi rigiro verso Ethan e vedo il suo sguardo puntato verso di me. Gli sorrido e mi alzo per andarmi a cambiare in spogliatoio. Alex mi tiene per un polso.
<< Devi ascoltarmi. Quella volta non volevo darti uno schiaffo e non volevo farti quasi diventare anoressica, usando quelle parole cattive, Scusami.>>
Lo guardo male. Mi guardo intorno e vado quei pochi clienti che mi guardano con sguardi pieni di pietà.
<<Dovevi proprio farlo sapere a tutti? Sei il solito coglione.>>
Corro in spogliatoio con le lacrime agli occhi e raccolgo velocemente le mie cose senza neanche cambiarmi.
Appena arrivo in sala, davanti a me regna il caos.
<<Ethan! ETHAN. Lascialo in pace!>> urlo tirandolo per il braccio. Lui mi guarda un secondo e si becca un pugno dritto sul labbro e uno sul sopracciglio.
<<Merda!>> Allontana Alex con una spinta ed esce fuori dal locale. Io lo seguo subito dopo senza ascoltare cosa ha da dire Alex.
<<Ethan... aspetta.>> Lo tengo per un braccio e lui si gira con un esspressione arrabbiata dipinta sul volto.
<< Vieni con me? Ti curo queste ferite e poi puoi dirmi quanto sono stata incosciente a frequentare una persone come Alex. Va bene??>>
Lui prova a parlare ma io lo blocco subito. Insieme ci dirigiamo verso casa mia, questa volta a piedi.
Mentre camminiamo, il silenzio ci avvolge completamente.
Arriviamo davanti a casa e lo avverto di non fare rumore. Apro il portone, lo faccio entrare e insieme ci dirigiamo verso il piano superiore. Lo osservo con la coda dell'occhio e noto che sta guardando la casa nei minimi particolari. Mi fermo davanti a una porta, la mia, e gli faccio segno di entrare... finalmente posso rompere questo silenzio.
Lui si accomoda sul mio letto e si guarda le mani piene di sangue.
<<Ti avevo detto che non ero una persona violenta. Infatti non lo sono. E che ha detto una cosa su noi due che non mi è piaciuta.>>
Mi accomodo accanto a lui e respiro profondamente. Lui però continua a parlare.
<<Ha detto: Tu sei quello nuovo che se la sbatte? E da li in poi non ci ho visto più. Scusami non volevo crearti problemi.>> Un piccolo sorriso spunta sulle mie labbra e, senza dire niente, vado in bagno per prendere cotone, disinfettante e cerotti.
Appena rientro in stanza, due braccia forti mi abbracciano.
Ethan mi sta stringendo a sé. In questo momento mi sento protetta e vagamente amata da qualcuno che non sia la mia famiglia.
Ci stacchiamo entrambi imbarazzati ma sorridenti.
<<Forza, siediti che ti curo queste ferite.>> Lui si riaccomoda sul letto e divarica in pochino le gambe, tanto per stare più comoda. Arrossisco leggermente quando incontro il suo sguardo malandrino.
<<Smettila di mettermi in imbarazzo Ethan.>> Scoppia a ridere e due minuti dopo quasi a piangere per il dolore al labbro. Imbevo il cotone con il disinfettante, e con cura lo appoggio sul suo labbro. Sotto il cotone, sento la morbidezza delle sue labbra, e mi viene quasi di sfiorarle con le mie dita.
Pulisco bene questa ferita e passo a quella sul sopracciglio.
<<Ti sto facendo male?>> chiedo titubante.
<<Tranquilla. Dopo se ti va possiamo parlare di quel che ha detto Alex.>>
Mi irrigidisco un po' ma so che ne ho bisogno e quindi annuisco.
Finisco di medicarlo e vado a posare tutto. Quando torno in stanza lui è seduto sul mio tappeto e mi fa cenno di sedermi accanto a lui.
<<Parliamo?>> Ethan mi guarda con quegli occhi blu e mi convince subito.
Faccio un respiro e inizio.
<<Alle superiori stavo con Alex. È stato il mio primo vero amore e la mia prima volta. Ma si sa, niente può andare tutto liscio in una storia, no? Un giorno gli avevo detto che dovevo andare a studiare a casa di un compagno per un compito di coppia. Lui ha iniziato ad urlare che io lo stavo tradendo perché la sera non uscivo più con lui, ora andavo da questo compagno e magari alla fine lo avrei lasciato. Ho provato a spiegargli la situazione ma lui mi ha dato uno schiaffo fortissimo, tanto che sono caduta a terra. Da quel giorno ho iniziato a pensare che quella sbagliata fossi io, che io ero il problema della relazione. Ho iniziato a mangiare sempre di meno e quel poco che mangiavo il mio corpo lo rifiutava. Ero entrata nell'anoressia. Per fortuna mio fratello se ne accorse subito, al principio, e mi aiutò molto. Se non fosse stato per lui, forse non sarei qui adesso. >> Una sola lacrima rotola giù dalle mie guance ed Ethan prontamente la raccoglie.
<<Allora ho fatto bene a picchiarlo.>>
Sorridiamo insieme.
<< È tardi che ne dici se resti qui, non mi va di farti andare via alle 3 del mattino...>> Sorride maliziosamente e io alzo gli occhi al cielo.
<<Puoi anche andartene se pensi male.. volevo solo essere gentile. >>
Gli giro le spalle e subito lui contrabbatte.
<<Ma no! Stavo scherzando. Andiamo a dormire scema!>> Ethan mi prende in braccio e mi butta poco delicatamente sul letto. Anzi per niente delicatamente.
Si leva i pantaloni e si infila tra le lenzuola. Mi imbrazzo un sacco e decido di andarmi a cambiare in bagno. Sarà una lunga nottata.
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Sotto lo stesso mare.
ParanormalGinevra è una ragazza diversa dalle altre. Totalmente diversa. Porta dentro di sé un segreto che in pochi conoscono, un segreto che la porterà a compiere delle scelte, giuste o sbagliate. Segreto che la unisce inevitabilmente al mare perché lei è un...