<<Papà! Vado a nuotare!>> Prendo un telo e lo porto con me. Mi servirà per asciugarmi alla fine della nuotata.
<<D'accordo tesoro, sta attenta!>>
Esco chiudendo rumorosamente il portone. Ho bisogno di star lontana dalla mia vita umana.
Corro verso la spiaggia e appena arrivo sulla battigia butto la tovaglia per terra e mi tuffo in acqua, vestita.
Ecco la mia casa.
Nuovo ritmicamente la mia coda e inizio a nuotare. I capelli fluttuano seguendo la corrente del mare e le mie mani si fanno spazio tra l'acqua.
Nuoto per ore e ore e nel mentre raccolgo delle alghe. Quando vedo che manca poco al tramonto ritorno verso la spiaggia e mi areno dietro uno scoglio poco in vista.
Prendo il telo ed asciugo l'acqua sulla coda. Ci metto un po' per asciugarla tutta ma le mie gambe non tardano a tornare. Corro verso casa, sono in ritardo! Entro sbattendo la porta e mi rifugio in bagno. Faccio una doccia veloce e mi vesto in fretta e furia. Asciugo i capelli e mi trucco, infilo le scarpe e scendo a due a due le scale.
<<Tesoro! Aspetta!>> Mi blocco sul posto. Proprio adesso no!
<<Nonna sono in ritardo. Rimandiamo a domani mattina.>> Prendo le chiavi e sto quasi per uscire quando mia nonna mi blocca ancora.
Ma che vuole!
<<Voglio solo dirti che domani hai un pranzo prenotato ad uno dei ristoranti migliori con Ares.>> Mi guarda con tutto l'amore possibile. Peccato che è falsa.
Aspetta che!?
<<Nonna. Non ho nessuna intenzione di sposare una persona che non amo. Adesso scusami, è tardi.>>
Sbatto la porta e corro, nel vero senso del termine, verso il bar.
Possibile che debba sposare un uomo che non amo, non conosco e non sopporto? Ma cosa siamo, nell'ottocento?
Ad interrompere i miei pensieri è lo sguardo arrabbiato di Gimmy.
<<Lo so Gimmy.. scusami sono in ritardissimo!>> Corro nel camerino, buttando la borsa in un angolo e ritorno in sala, già mezza piena. Inizio a servire i drink presi da Gimmy e ne porto altri a Ethan. Lui mi sorride di tanto in tanto. Cerco di far il mio meglio per ignorarlo, per ignorare il suo sguardo magnetico. Cerco di concentrarmi sui clienti e sulle ordinazione, svio tutte le sue occhiate che pongono domande sul mio comportamento così distaccato, freddo, indifferente.
Devo stare lontana da lui. Devo proteggere entrambi. Me, da tutto ciò che potrebbe succedere dopo una mia decisione sbagliata. Lui devo proteggerlo dal mio mondo.
<<Cameriera!>> Mi risveglio dai miei pensieri e corro a prendere altre ordinazioni.
<<Mi scusi. Cosa desidera ordinare?>>
Faccio scattare la penna e apro il blocchetto. Sorriso di circostanza ed eccoci pronti.
<<Questa ragazza mi ha detto che fate drink personalizzati. Sceglilo tu per me.>> Alzo lo sguardo e noto un ragazzo nella media comune. Moro, occhi neri e carino. Niente di più.
Bisogna accontentare sempre il cliente.
<<D'accordo.>> Inizio ad andare verso Ethan che con lo sguardo sta seguendo tutte le mie mosse e quelle del cliente.
Ginevra non guardarlo.
<<Bambolina. Aspetta.>> Mi fermo sui miei passi. Questa situazione iniza a starmi stretta. La mia vita inizia a starmi stretta.
<<Voglio il migliore drink della mia vita. Voglio conoscerti attraverso la bevanda.>> Sorrido sarcastica.
Certo come no!
Alzo gli occhi al cielo e vado verso Ethan che sta lucidando lo stesso bicchiere da un'ora. Lo osservo per qualche minuto e richiamo la sua attenzione. I suoi occhi sono un'arma per la mia povera anima.
<<Nel drink metti: quel liquido blu, un po' di Gin e un goccio di Vodka alla ciliegia.>> Vediamo se possiamo mandarlo a casa molto ubriaco. Sorrido furba e guardo le mani esperte di Ethan che preparano il drink versandolo in un bicchiere gigantesco.
<<Vuoi farlo ubriacare per bene, eh?>>
Annuisco senza alzare lo sguardo su di lui. Voglio evitare i suoi occhi perché dopo averli osservati per bene potrei non tornare più indietro. E questa cosa è molto pericolosa. Troppo.
Afferro il drink e lo poso davanti al ragazzo.
<<Ginevra vieni qua.>> Ethan mi richiama dal bancone e mi fa cenno di raggiungerlo. Il suo sguardo non mi convince per niente.
<< Come ti è venuto in mente questo drink?>> Mi osserva con attenzione e sorpesa.
<<È il drink preferito di mio fratello. Solo due bar lo fanno in questa città quindi molte volte lo prepara a casa da solo.>> Evito ancora lo sguardo e mi concentro sul mio bracciale che mi ha regalato mio padre per il compleanno.
Ethan mi alza il mento con due dita. Mi è inevitabile incontrare i suoi occhi indagatori.
Merda.
<<Che è successo? Come mai mi eviti da una serata intera?>>
Il cuore inizia a battere sempre più forte e lo sento rimbombare nello stomaco e nella gola.
Cerco una scusa nella mia testa, ma l'unica cosa che mi rimane da fare è cambiare argomento.
<<Il drink ti piace?>> Lui continua a guardarmi, senza mollare la presa sul mio mento.
<<Voglio dire a mio zio di aggiungerlo al menù.>>
Sospiro di sollievo. Sono riuscita a cambiare argomento!
<<Poi mi dici che hai.>> Mi sposta una ciocca scappata alla treccia laterale e mi sorride.
Come non detto.
<<Cameriera!>> Il ragazzo del drink personalizzato mi richiama. Lo raggiungo portando con me il vassoio.
<<Come ti chiami bambola?>> Sorride cercando di ammaliarmi. Disgustoso. Alzo gli occhi al cielo.
Per colpa sua i miei occhi diventeranno storti.
<<Non ti interessa. Avete bisogno di altro?>> I suoi amici scoppiano a ridere dopo aver visto la faccia del loro amico. Faccia sconvolta, forse dopo il suo primo rifiuto. Poverino.
<<No bambola. Puoi andare.>> Si gira adirato verso i suoi amici mentre io ritorno al bancone. Soddisfatta più che mai.Verso l'una di notte tutti i clienti inizano a sgomberare il locale così io ed Ethan iniziamo a pulire i primi tavoli.
<<Me lo dici che hai?>> Passava la pazza su un tavolo, sfregando con forza per levare le macchie appiccicose dei drink caduti.
<<Potevi dirmelo di avere una ragazza, non ti avrei negato la mia amicizia.>>
La risposta perfetta, senza traccia di gelosia e senza risultare appiccicosa. Ginevra sei un genio.
<<Prima di dormire da me almeno.>>
Giustifico la mia prima frase, non si è mai con Ethan.
<<L'ho incontrata dopo che sono uscito da casa tua. Ed è una mia ex con cui ho deciso di riprovarci. Tu potevi dirmi,prima di offrirmi di dormire nel tuo letto, che sei promessa sposa a un amico di tua nonna.>>
Touché! Deglutisco rumorosamente. Lo osservo sperando che mi guardi anche lui. Ma non alza lo sguardo.
<<Non lo amo.>> Sussurro. Un sussurro che sono certa lui abbia sentito. Forte e chiaro.
<<Allora perché devi sposarlo?>> Chiede. Il suo viso è illuminato da un mezzo sorriso sarcastico.
<<Sono obbligata dalla mia famiglia materna. Anche se... È difficile da spiegare.>> Sussurro continuando a pulire.
<<Sono bravo a capire le cose difficili.>> Questa volta è un sorriso vero, il suo. Quanto vorrei dirtelo, ma non posso. Non posso fare questo a me e neanche a mio fratello. Sopratutto non posso farlo a te.
<<È un segreto di famiglia.>> Alzo lo sguardo scontrandolo con il suo. Spento e scuro. Cupo.
<<Non ho bisogno di un altro segreto.>> Getta la pezza, ormai consumata e sporca, nella spazzatura e si rifuggia nello spogliatoio maschile.
Getto anche anche la mia e vado a cambiarmi. Lo spogliatoio è vuoto e buio, freddo. Come mi sento io adesso.
Mi cambio velocemente e inizio a percepire strane emozioni.
Non ha bisogno di un altro segreto. Non posso rovinargli la vita con i miei problemi..
Esco velocemente dal locale e vado verso il mio motorino.
Ormai le lacrime hanno preso il sopravento sul mio volto, ma cerco di bloccarle. Non voglio piangere. Non posso.
Arrivo a casa e appena apro la porta sento un fracasso in cucina e un urlo.
<<Merda! >> È Andrea!
Corro in cucina e osservo attentamente la cucina, ma dove è?
<<Andrea?!>> Il fornello è acceso, la pentola è sul lavandino.
<<Ginny.. sono qui per terra.>> Abbasso lo sguardo e spalanco gli occhi, cercando di trattenere una risata.
<< Ma che cavolo ci fai sdraiato a terra, con la coda poi!>> Rido tenendomi la pancia con entrambe le braccia.
<<Sono felice di farti ridere sorellina! Ora potresti darmi un asciugamano?!>> Sarcasticamente mi sorride e con un sopracciglio alzato mi invita ad aiutarlo. Annuisco e gli passo un canovaccio logoro. Continuo a ridere mentre lui si asciuga la coda.
Dopo qualche secondo è davanti a me. In piedi.
<<Non c'è niente da ridere.>> Il suo sguardo duro ma con un pizzico di felicità mi fa scoppiare di nuovo a ridere.
<<Ti prego... dimmi che hai combinato.>> Tra una risata e l'altra provo a respirare e a scoprire cosa è successo.
<<Beh.. avevo fame così ho deciso di farmi un piatto di pasta. Ma ho messo troppo sale nell'acqua e ho deciso di buttarla e lasciar perdere.. Mentre buttavo l'acqua me ne è caduta un po' sulle gambe, il resto lo sai.>>
Scoppio di nuovo a ridere mentre mio fratello mi guarda con sguardo preoccupato.
Dalle risate che non finiscono mai passo a uno stato assurdo di tristezza.
In un attimo scoppio a piangere, come una bambina, tra le braccia di mio fratello.
<<Ginny?>> Singhiozzo sul suo petto e mi stringo a lui.
<<Odio vederti piangere. Cosa è successo?>> In risposta mi stringo ancora più a lui mentre mi accarezza i capelli, la schiena, il viso.
<<Posso dormire con te? Per favore..>> Aspiro dal naso e un singhiozzo abbandona le mie labbra.
Mio fratello mi asciuga le lacrime che bagnano le guance e mi abbraccia, con tutta la dolcezza del mondo.
<<Ma certo piccola.>>
Insieme saliamo nella sua stanza.
Mentre aspetto che mio fratello finisca di lavarsi, mi butto di schiena sul letto e mi fermo ad osservare il tetto colorato di blu e decorato con delle stelline.
Uguale al mio.
A quante cose dovrò ancora rinunciare per questo segreto?
Due lacrime solcano il mio volto, calde e salate. Raggiungono il mento e cadono nel vuoto, posandosi ai miei piedi.
Cosa dovrò accettare pur di proteggere chi amo?
Mi raggomitolo su me stessa, stringo le gambe al mio petto e piango. Piango finché Andrea si sdraia accanto a me e mi stringe tra le sue calde braccia, dove finalmente mi addormento.
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Sotto lo stesso mare.
ParanormalGinevra è una ragazza diversa dalle altre. Totalmente diversa. Porta dentro di sé un segreto che in pochi conoscono, un segreto che la porterà a compiere delle scelte, giuste o sbagliate. Segreto che la unisce inevitabilmente al mare perché lei è un...