L'euforia del giorno dopo.

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Il giorno dopo la mia prima volta in pista erano dolori. Ma dolori veri di quelli che ti pervadono ogni parte del corpo, di quelli che te lo attraversano da capo a piedi appena ti alzi dalla sedia. Altro che sentir dire "il motocross non è uno sport perché tanto fa tutto la moto". Probabilmente chi lo dice è ignorante in materia e non si è mai documentato sulla vita e sui sacrifici di un pilota sia esso amatore o professionista.

Fortunatamente io ne sono uscita solo con qualche dolorino muscolare e nient'altro. Meglio di quanto pensassi. Non ero abbastanza allenata, anzi non lo ero per niente in quanto lo sport che facevo non era abbastanza per il motocross. Mi mancavano resistenza e forza nelle braccia, cosa che manca tutt'ora dopo un anno di palestra. Avevo sottovalutato il tutto e avevo capito che se avessi voluto continuare ad andare avrei dovuto fare qualcosa per migliorare il mio fisico.

Comunque sia, faticoso o meno, io quella domenica non riuscivo proprio a dimenticarla e passavo i miei giorni a guardare le foto e pensare al mio sogno realizzato.

In quel periodo, come anticipato, giocavo a softball (una variante del baseball) e mi piaceva abbastanza nonostante fosse solo un modo per tenermi attiva e sfogarmi dopo il lavoro. Avevo già legato con molte delle mie compagne, ero riuscita a cancellare un rimorso di qualche anno prima e riuscii anche a vincere la Coppa Italia con la serie A: insomma qualche soddisfazione era arrivata da questo sport ma...... ero innamorata di un qualcosa di più magico.

Il martedì dopo la pista mi presentai agli allenamenti in jeans e maglietta e dissi che non mi sarei allenata per i vari dolori che avevo. Mi disinteressai totalmente dei pensieri di allenatori e compagne, io avevo fatto ciò che più amavo nella mia vita e magari agli occhi di tutti sono risultata egoista ma non mi importava. Non morivo dalla voglia di entrare nel "diamante" a giocare ne tanto meno le mie compagne sentivano la mia mancanza come giocatrice. Non ero indispensabile per cui non mi facevo nemmeno troppe paranoie.

Da quel martedì iniziai a frequentare meno gli allenamenti, ogni volta avevo una scusa e le partite iniziavano a pesarmi, insomma tutto questo mi stava stretto! Dovevo prendere una decisione anche se era difficile. Mi ero affezionata alle compagne, mi spiaceva lasciare la squadra e soprattutto non mi rassegnavo all'idea di aver fallito per l'ennesima volta ma non avevo altra scelta. Dovevo concentrarmi su altro, mettere i miei obiettivi prima di tutto il resto.

Lasciai il softball nonostante la consapevolezza che in moto non ci sarei andata così spesso. Spiegai alla dirigenza della squadra che quello non era il mio posto, che il mio cuore batteva per un'altra cosa e che senza la passione non riuscivo a giocare e a dare il 100%, li ringraziai per tutto e lasciai il mio borsone li.

Avrei voluto spiegargli che dopo quella domenica tutto era cambiato, che finalmente avevo smesso di cercare altri sport che mi facessero dimenticare l'irraggiungibile. Non potevo andare avanti in quel modo e tra le tante domande torno a chiedermi: "come glielo spieghi agli altri cosa provi quando vai in moto?". 

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