L'inizio di tutto.

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Avevo 10 anni e quella giornata soleggiata avrebbe di li a poco cambiato qualcosa nella mia vita senza che me ne rendessi conto.

La passione di mio padre è il calcio e come il 90% degli uomini italiani non rinuncia alle partite allo stadio e a trasmettere l'amore per la propria squadra ai figli.
Mio padre tifa Milan da sempre e da quando gli è stato possibile ha iniziato a portarmi con lui allo stadio.
Avevo all'incirca 7 anni quando mi portó per la prima volta e mi ricordo ancora l'emozione che provavo ogni volta che entravo a San Siro, il Tempio del calcio.
Il calcio mi aveva conquistata e per gioia di papà e zio (anche lui super tifoso milanista) mi feci iscrivere al Milan Junior Camp, una sorta di club per piccoli tifosi come me.
E fu proprio grazie a una giornata al Camp che io presi il mio primo poster di motocross.

"Vale sei pronta?" Urló mio papà dalla soglia di casa.
"Siii papà, arrivo subitissimo" urlai in risposta.
Ero prontissima, maglietta di Kakà indossata e cappellino con la scritta Forza Milan in testa. Andiamo.

Arrivammo a Milano dove si svolgeva il Camp.
"Papà dai muoviti!! Dai papà!!" Esclamai esaltata. Non stavo nella pelle.
Varcammo la soglia di quell' arena dove spiccavano i colori rosso e nero. Gonfiabili, campi da calcio, diavoletti ovunque.
"Guarda papi è bellissimo, ora voglio andare a giocare la" indicai un campetto dove alcuni bambini giocavano a calcio.

Passó un po' di tempo e mio padre decise di farmi smettere di giocare, dovevo darmi una calmata e così iniziammo a passaggiare un po' tra stand e attività varie. Mi bloccai davanti a un gazebo bianco e appeso ad esso c'era la scritta UFO (azienda che produce prodotti per le moto e abbigliamento). Mi avvicinai incuriosita e vidi dei poster sul banchetto.

"Ne vuoi uno?" Mi disse la ragazza che li distribuiva.
"Si" risposi. Io sono sempre stata attratta da poster e adesivi, ne collezionavo e ne colleziono tutt'ora un sacco.
Era un pilota su una moto gialla e sotto la scritta "Mickael Pichon".
Mi ricordo, iniziai a ridere per quel cognome buffo.

La giornata si concluse verso tardo pomeriggio quando, entrambi stanchi, tornammo a casa. Non vedevo l'ora di raccontare tutto a mamma!
Quella sera stessa appesi il poster in cameretta, avevo appeso il poster di un pilota che non sapevo chi fosse ma mi affascinava troppo. Solo qualche anno dopo scoprii che era un campione del mondo di quello sport.
Quel poster non l'ho mai tolto, dopo 10 anni ha solo cambiato posizione nella stanza ma non ha mai visto il buio di un cassetto. Da qui, tutto ebbe inizio.

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