"Sei molto furba", disse Starscream a Alexis, una volta soli.
La Nemesis era scesa nella tranquillità più assoluta dopo che Dreadwing e gli altri Vehicon avevano rinchiuso gli Autobot nelle rispettive celle.
"Ho soltanto salvato i miei amici, compreso il mio guardiano".
"Certo certo, ma sai che Megatron li ucciderà comunque?".
"Ma almeno ho guadagnato tempo".
"Come pensi di liberarli senza essere vista?".
Alexis sospirò.
"Sinceramente, non ci avevo ancora pensato".
"E pensaci allora: non manca molto alla destinazione".
"Alexis", chiamò una voce.
Si voltò, riconoscendo il volto di Megatron sullo schermo di un computer.
"Sì, mio signore?", chiese Starscream.
"Non volevo te, ruffiano sibilante".
Apparentemente offeso, l'F22 si scostò di lato, mostrando al leader l'umana.
"Cosa c'è?", chiese lei.
"Vieni qui sul ponte: siamo arrivati".Affiancata da Starscream, Alexis andò sul ponte della Nemesis; lì poté contemplare il panorama.
Era un'unica steppa rocciosa, arida e secca con al centro un enorme cratere dal diametro di chissà quanti metri.
"Quella è l'entrata per la fonte?", chiese la terrestre.
"Esatto" gli rispose Megatron "ti ci porterà Dreadwing".
La terrestre si voltò, vedendo il Decepticon pronto al decollo.
Avrei preferito Starscream.
"Hai trenta minuti", le disse Megatron."Sbrigati", gli disse Dreadwing.
"Smettila di dirmelo ogni cinque minuti e aspetta. Per certe cose ci vuole tempo".
"Megatron ti ha dato solo trenta minuti".
"Fidati. A me ne bastano cinque".
Alexis s'inginocchiò sulla roccia, poco lontana dalla sponda del cratere.
Con le mani scavò un piccolo buco e vi conficcò il braccio sinistro; con quello destro, poté vedere sullo schermo fissato sul braccio la densità del terreno.
"Allora?", chiese il Decepticon, spazientito.
Alexis estrasse il braccio dal terreno e si alzò.
"Il terreno ha una friabilità del 47,43%, ciò riduce notevolmente la possibilità di lavorarci".
"Quindi non si può lavorarci?".
"Sì che si può, ma per due, massimo tre ore alla volta. Bisogna stare attenti però; il terreno è stabile per noi umani, ma dubito per voi robot".Ritornarono alla Nemesis poco dopo.
"Allora?", chiese Megatron.
"Il terreno è sicuro, ma possiamo starci al massimo tre ore", le rispose Alexis.
"Bene. Dreadwing", si voltò verso il robot "dì ai Vehicon di prepararsi".
"Sì Lord Megatron.Tutti gli aerei uscirono dalla Nemesis sotto le loro forme mentre i veicoli a quattro ruote rimasero sulla navicella.
Ovviamente fu Starscream che si prese il "dovere" di scortare Alexis.
Con davanti Megatron, la legione scese lungo le pareti del cratere, nere come la pece.
Il cratere si fermò di colpo con un pavimento roccioso; gli aerei entrarono in modalità robot: una volta a terra, gli si presentarono alla loro destra una galleria dall'apertura alta e larga quindici metri e di forma circolare, lunga e oscura.
Megatron si mise in prima fila per guidare il gruppo.
All'inizio era tutto buio, ma poi la galleria cominciò ad essere luminosa, illuminata da dei percorsi luminosi sulle pareti, di un azzurro via via sempre più chiaro, fino al bianco.
Poi una luce, bianca e potente, invase il campo visivo dei Decepticon, accecandoli.
Gli occhi si abituarono a quella luce, quindi i robot poterono riaprirli.
E la videro.
La Fonte dell'Autorigenerazione, in tutta la sua magnificenza.
Era un'unica sala circolare, immensa anche per dei robot come loro; sul soffitto presentava una spaccatura che permetteva ai raggi solari di entrare nella sala e di illuminarla.
Al centro vi era una pozza circolare che occupava metà sala, grande sufficiente per far immergere un robot delle stazze di Megatron.
La pozza era piena di un liquido lattescenteo, più bianco e lucente di qualsiasi cosa esistesse nell'universo.
"Eccola qui...", mormorò Megatron "la famosa Fonte dell'Autorigenerazione. Starscream", chiamò.
"Sì, mio signore?".
"Tu e Dreadwing: portate qui gli Autobot".
I due Decepticon chinarono le teste ed entrarono in modalità aereo, volando attraverso il tunnel da dove erano arrivati.
Una volta saliti sulla Nemesis, il duo si diresse all'area dedicata alle celle, impiegandoci qualche minuto.Dolore. Su tutto il corpo.
Smokescreen stava provando un mal di testa mai provato prima.
Provò a muoversi, ma le braccia erano ammanettate dietro la schiena con delle grosse manette metalliche.
Si guardò attorno cercando di capire dove si trovasse; era buio pesto, ma Smokescreen capì di trovarsi in una cella.
Non fece in tempo a reagire che una luce distrusse l'equilibrio di quell'oscurità; era una luce bianca e abbacinante che investì i poveri apparati visivi di Smokescreen, ormai abituati al buio.
Li chiuse immediatamente, abbassando lo sguardo.
Udì dei passi avvicinarsi a lui; erano leggeri, troppo per Megatron, poi niente.
Provò ad aprire gli occhi.
Smokescreen si bloccò di colpo, irrigidendosi.
Starscream era chino di fronte a sé, con un ghigno in volto.
"Se vuoi torturarmi puoi tranquillamente uccidermi", gli ringhio' Smokescreen.
"Qui non ti tortura nessuno. Ti sto liberando".
L'Autobot non seppe che dire, rimanendo letteralmente a bocca aperta.
"Ma che...?".
"Zitto e assecondami"
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Stella Nascente
FanfictionSecondo capitolo della quadrilogia "Stella" Starscream è confuso. La sua mente è rigida e rifiuta l'amicizia di Alexis, l'umana che gli ha stravolto la vita; ma la scintilla invece l'accoglie con piacere, senza tuttavia capirne il morivo. Starscream...