9 Una stupida decisione

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Smokescreen ricomparve improvvisamente all'interno di uno dei tanti corridoi che componevano la Nemesis.
C'era calma...
Troppa per i miei gusti, pensò l'Autobot.
Attivò i blaster e cominciò ad esplorare la navicella a passo guardingo; per sicurezza si era portato via l'alteratore di fase, così sarebbe riuscito a salvare Alexis senza difficoltà.
Salverò Alexis e Optimus saprà quanto ho valore, pensò, malizioso.
Il suo pensiero evaporò a solo sentire il rumore di passi in avvicinamento.
In lontananza vi erano due Vehicon, diretti verso di lui; Smokescreen dovette girare l'angolo per evitarli, trovandosi proprio di fronte all'entrata del laboratorio.
Da lì giungevano delle voci e una in particolare attirò l'attenzione del robot, quindi si sporse, osservando l'interno attraverso il vetro del portone.
Non c'era nessuno, apparte Starscream e lei.

Alexis era seduta a gambe incrociate sul tavolo del laboratorio mentre ricaricava i cannoni che componevano le braccia meccaniche.
Starscream osservava l'umana con i gomiti appoggiati sul tavolo dove vi era seduta lei, a distanza di un metro.
"Anche tu ti sottoporrai al rito?", chiese Alexis.
"Molto probabilmente no. Credo che Megatron voglia tenersi l'Energon Bianco tutto per sé".
"Quindi mi ha preso in giro".
"Precisamente".
Alexis chiuse il reparto munizioni dei cannoni, sbuffando frustrata.
"Avrei dovuto immaginarlo...", disse, arrabbiata.
"Non preoccuparti, ho già in mente un modo per prendere abbastanza Energon Bianco per entrambi".
La ragazzina sorrise, riaccendendo in lei l'entusiasmo disperso.

Quella brevissima scena fu come un macigno nella coscienza di Smokescreen; la sua mente precipitò nel buio più assoluto.
Non era mai riuscito a capire il legame che collegava Alexis con Starscream, ma quella scena gli fece balenare in testa un pensiero:
Preferisce un Decepticon che a me?
Quella consapevolezza lo prese alla gola, mozzandogli il fiato e rallentato i battiti cardiaci; sembrava morire.
Ma quei dolori non erano fisici, bensì morali, come per fare capire al cervello che il cuore non stava bene.
Quando si riprese, Smokescreen scosse la testa velocemente, sentendosi molto meglio.
No. Io sono il guardiano di Alexis e di certo non può preferire un pericoloso Decepticon che a me.
Ma perché quel pensiero?
Era geloso di Starscream?
Davvero si era ridotto a pensare ciò?
Solo lì capì il suo sbaglio.
Sì, Alexis aveva fatto amicizia con un Decepticon crudele e amante del dolore, ma Starscream non sembrava intento a farle del male, e ciò era un bene.
Quel sorriso che Alexis aveva rivolto all'F22 non l'aveva mai visto; più ci pensava, più capiva che la sua protetta era più felice con Starscream che con lui. Non capiva il motivo, ma avrebbe dovuto accettarlo.
Se Starscream avrebbe avuto la stoffa per essere un Autobot, sarebbe stato il miglior candidato come guardiano per Alexis.
Mi sento sporco.
Ma poi, un dolore dietro alla nuca.
Poi tutto fu buio.

Gli Autobot ricomparvero armati di blaster in uno dei corridoi della Nemesis.
Si mossero a passi guardinghi, diretti alla sala delle torture.
Durante il percorso, non avevano incontrato ostacoli; nessun Vehicon nelle vicinanze.
"Mi sembra troppo facile", commentò Bumblebee.
"Già" disse Bulcked "è come se sapessero che siamo qui".
"Allora ci avrebbero già attaccato", disse Arcee.
Optimus li fece zittire con un gesto della mano.
Avevano cominciato ad udirsi in lontananza delle urla: Smokescreen.
Gli Autobot corsero seguendo i versi di dolore, giungendo al ponte.
Megatron li osservava con tra le mani Smokescreen; gli stava puntando il cannone in viso.
"Lascialo andare", gli urlò Arcee.
In quel momento uscirono dalla penombra una ventina di Vehicon, tutti armati di blaster.
"Uccideteli".
"Fermo!", urlò una voce.
Megatron si voltò, trovandosi a pochi metri Alexis.
"Che cosa vuoi?".
"Non puoi ucciderli; ci servono vivi".
"Di che stai parlando?".
"Il rito necessita delle lacrime. Rifornitori migliori degli Autobot non ci sono".
Si voltò verso i compagni e gli fece l'occhiolino.
"Hai ragione" gli disse Megatron "me l'ero dimenticato che nel rito servono delle lacrime".
Abbassò il cannone.
"Dreadwing", chiamò "porta i prigionieri nelle loro rispettive celle. Ci servono vivi quando accadrà".

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