Ritorno a casa;

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Amaya;

Il viaggio verso Verona per qualche istante era davvero sembrato che fosse interminabile, non era iniziato nei modi migliori nemmeno quando da San Diego avevamo preso il primo volo per San Francisco, visto che era il primo scalo di un viaggio che volevo davvero dimenticare subito.
Anche se sembrava che tutto stava andando per il verso giusto, a San Francisco eravamo arrivate in perfetto orario non avevamo perso nemmeno tempo durante i controlli, dovevamo salire sull'aereo che ci avrebbe portato a Monaco di Baviera per poi prendere l'ultimo per Verona.
Tutti i passeggeri si erano messi seduti al loro posto in attesa di partire, fino a quando qualche secondo prima hanno avvisato che c'era stato un guasto al motore dell'aereo, nulla di grave e che sarebbe stata una cosa veloce e non ci sarebbero state complicazioni. Ma poi sono passate due lunghe ore e alla fine ci hanno fatto scendere, dicendo che avrebbero cambiato un aereo per motivi di sicurezza o qualcosa del genere.
Cinque ore dopo siamo riuscite a prendere quel volo, era stato un inferno nel vero senso della parola la compagnia aerea ha dovuto contattare gli altri due voli visto che era una linea diretta, nel frattempo avevo avvisato mio fratello che c'era un leggero ritardo e che non saremo arrivate all'ora che gli avevo detto. Karen aveva quasi dato di matto, in realtà lo aveva fatto davvero, con una dipendente della compagnia dicendo che erano irresponsabili a non aver controllato l'aereo prima e altre cose, si erano scusati più volte fino a quando non l'avevo trascinata su una panchina libera tentando di calmarla.
Alla fine ci ero riuscita ed era rimasta seduta al mio fianco in silenzio, nonostante era nervosa e preoccupata, lei odiava gli aerei preferiva sempre viaggiare in treno e la paura che ci fosse un guasto durante il volo la mandava fuori di testa. O meglio, lo avrebbe mandato a tutti.
Ma però quando siamo saliti su un altro aereo in direzione di Monaco di Baviera, il volo era proseguito tranquillo senza nemmeno una turbolenza, il passare delle ore erano trascorse velocemente di quanto pensavo all'inizio.
Un volo che doveva essere di circa diciotto ore era diventato di un giorno, ma l'importante era che tutto si era risolto e saremo riuscite a tornare per fortuna in Italia, non vedevo l'ora di mettere di nuovo i piedi per terra. Avevo davvero il bisogno di farmi una doccia e di dormire in un letto, non in una poltrona scomoda dell'aeroporto o dell'aereo stesso.
Quando siamo arrivate a Monaco non avevamo nemmeno avuto il tempo di fermarci al bar per comprare qualcosa da mangiare o da bere, senza passare per l'aeroporto ci hanno portato con la navetta in un altro aereo, direttamente lì ci hanno fatto i controlli prima di salire. Ogni passeggero del nostro volo erano diretti anche loro per Verona, da come ci avevano spiegato non volevano subire altri ritardi.
L'idea di lasciare il computer in borsa era stato un bene, almeno in quelle ore di viaggio oltre a leggere o guardare qualche film, mi ero anticipata un po' di lavoro e qualche documento da mandare ad Aaron non appena sarei tornata a casa. In più avevo iniziato un altro capitolo del mio futuro libro, scrivere riusciva sempre a rilassarmi anche dopo tutto quello che era successo per andare a Verona.

« Avvisiamo i gentili passeggeri di allacciarvi le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare all'aeroporto di Verona. »

Un sospiro di sollievo uscì dalle mie labbra non appena sento quell'annuncio, finalmente mancava poco che scendevo da quell'aereo, nemmeno quando ero partita per la prima volta per l'America era successo una cosa del genere. A breve potevamo anche mangiare qualcosa di decente e non un semplice pacchetto di patatine, non avevamo ordinato nulla su questo volo, dall'aspetto di quello al nostro fianco non sembrava nulla di nuovo, solo l'odore mi aveva fatto passare la fame subito.
« Felice di tornare a Verona? » mormora con un sorriso divertito Karen voltandosi verso di me, sistemando uno dei tanti libri che si era portata nella borsa, dopo tante ore la vedevo nuovamente sorridere. Segno che era il suo nervoso era passato oppure che quando avrebbe messo piede a Verona e si sarebbe ripresa dal viaggio, avrebbe fatto guerra.
Non c'era una cosa che era andata secondo i piani durante il volo, l'ultimo non era nemmeno stato confortevole come diceva il volantino che abbiamo trovato sul sedile, ma stranamente mi sentivo felice e quell'ansia che provavo la notte prima sembrava passata. Dopo tanto tempo non provavo quel peso o forse lo avevo lasciato a San Diego, quando ero salita sul primo volo.
Mi volto verso il finestrino osservando Verona illuminata dalle luci ormai era notte fonda e ci voleva ancora tempo prima dell'alba, un piccolo sorriso apparve sul mio volto. « Sembra strano che lo sto pronunciando ma.. Sono felice di essere tornata a casa. » il tono della mia voce sembrava quasi un sussurro, ma non c'era nemmeno un leggero tono di indecisione, mi volto verso Karen notando un sorriso soddisfatto stampato sul suo volto.

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