Scoperte;

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Amaya;

Sono esattamente passati due giorni dalla famosa cena, una di quelle terribili che vuoi assolutamente dimenticare al più presto. Per qualche ora il destino mi aveva illuso che tutto sarebbe andato nel verso giusto, io stessa avevo pregato in silenzio qualcuno lassù di non far accadere nulla ma mi sono sbagliata di grosso.
Certo se Melissa si stava zitta come fa sempre evitando di parlare, la serata si sarebbe conclusa nei migliori dei modi, o meglio, non doveva affatto fare quella domanda e nemmeno la curiosona se io e lui siamo stati insieme o meno. Tutto quello che c'è stato tra me e Diego fa parte esclusivamente del nostro passato.
Con una sola domanda aveva rovinato tutto perfino il mio essere indifferente con Diego.
Quella maledetta domanda.
Per fortuna in poco tempo era tornato più o meno alla normalità, questo solo grazie a Joel e Alessandro che sono intervenuti prima che la situazione poteva degenerare ancora di più, sono riusciti a cambiare totalmente il discorso. Lo avevano fatto per timore che tra me e Diego poteva nascere una delle nostre litigate e li sarebbe stato un bel problema, infondo da quando ho messo piede a Verona abbiamo iniziato bene direi.
Però non era successo alla fine dopo le parole che Diego aveva pronunciato non abbiamo più finto, la nostra freddezza era ritornata tranquillamente senza che io o lui dovevamo reprimerla dentro di noi, ora non dobbiamo più nascondere il nostro comportamento strano alla sua fidanzata. Dopo tutto quello che è accaduto ho capito solo una cosa: io e Diego non abbiamo mai finto del tutto.
La nostra rabbia repressa era sempre stata li, in attesa che qualcuno accendeva la fiamma che poteva scatenare il tutto ed era successo.
Ma quelle parole.. Ammetto che mi hanno ferito un bel po', anche adesso potevo sentire quel peso che preme contro il mio petto, provo a fare finta di niente ad evitarlo come se non esistesse ma è come se quella famosa ferita si fosse riaperta con le sue parole, non permettendomi di nuovo di respirare. E lo so, quella frecciatina pungente era tratta dalla nostra litigata, dopo quello che io stessa gli avevo detto, ricordo ogni singola parola di quel giorno.
Basta così poco per riaccendere tutto quello che abbiamo tenuto dentro per sei anni, ma no, non avrei mai pensato di riprovare di nuovo quel dolore.
Quel dolore che mi rende così debole. Quello che mi aveva fatto scappare dalla mia casa e dalla mia città. Quel dolore che ancora oggi odio con tutta me stessa, mi ero ripromessa di far in modo di non riprovarlo più con nessuno e di cercare di evitarlo con tutte le mie forze per non riaprire quella ferita. Ma era davvero chiusa? Una domanda che mi stavo ripetendo ormai da quella sera.
Non era andata affatto come mi aspettavo, ho abbassato la guardia e ho sbagliato.
In questi anni lontana da Verona e dalla mia famiglia mi hanno aiutato a crescere, grazie al mio lavoro ho imparato a nascondere ogni mia emozione e ciò che provo; quando hai un azienda e lavori per il mondo dello spettacolo devi imparare a lottare anche quando ti feriscono, è stato per questo che sono riuscita a fingere il fatto che non mi importava nulla e anche se sono rimasta sorpresa non avevo dato modo di vedere. Come se nulla mi aveva scalfito. La mia espressione era stata neutra come se quello che mi aveva detto non mi aveva toccato per niente, come se non mi avesse ferito.
Una volta ritornata in America però dovevo fare una statua gigantesca ad Aaron.
Mi aveva chiamato proprio nel momento del bisogno, non saprei cosa avrei fatto se lui non mi avrebbe contattato dicendomi che era urgente. Non so se sarei riuscita a sopportare a lungo quella situazione.
Ma lo so, nessuno della mia famiglia ci avevano creduto molto.
Scuoto lentamente la testa allontanando di nuovo quel pensiero mentre dalle mie labbra uscì un sospiro, non dovevo pensarci e devo prendere il controllo di me stessa il prima possibile o tutto quello a cui ho lavorato in questi anni sarebbe andato in fumo. La situazione a San Diego non era affatto delle migliori, quella sera non mi erano arrivate delle buone notizie ma dentro di me sapevo già che tutto sarebbe degenerato. Oggi ne ho approfittato per prendermi una giornata di riposo, visto che non ho nessun appuntamento per il mio libro e anche per cercare di risolvere qualcosa non ho avuto tempo per me.
Sono più che certa che la mia testa può esplodere da un momento all'altro se non mi prendo qualche ora di tranquillità, per stare da sola e anche per svagarmi almeno un po'.
In tutto questo casino però una cosa positiva c'era: Karen e Lucio hanno collaborato senza litigare e hanno perfino trovato una buona soluzione per non fare una seconda conferenza stampa, per la mia felicità visto che le odiavo e se potevo le avrei evitate con tutte le mie forze. Nonostante ciò sono stata costretta a passare due lunghissimi giorni in alcune redazioni di giornali tra Verona e Mantova, quelle interviste si sono rivelate davvero interminabili e alcune domande scomode.
Quindi in breve questo è il mio primo giorno libero dopo una settimana piena di impegni e di cose che erano successe non previste, ma oggi sono a casa da sola e mi posso godere il meraviglioso silenzio che c'è adesso. O almeno ci avrei provato.
Mio zio era andato a lavoro questa mattina presto e sarebbe tornato a casa tardi, Joel aveva il turno in ospedale in più doveva sostituire un collega e anche Alec si trova a lavoro per una riunione per un nuovo edificio che deve costruire. Karen, invece, è andata alla scuola di Diego ormai si divide tra me e l'organizzazione del party di inaugurazione e mi chiedo sempre coma fa a fare tante cose insieme senza mai fermarsi. Io dopo una riunione o una conferenza stampa sono sempre a KO con la testa che mi supplica pietà, lei è il contrario di me: sempre piena di energie, lo sta dimostrando anche qui in Italia dando il meglio di sé.
Sono davvero felice per lei, a San Diego il suo capo non l'apprezza mai per quello che organizza anzi trova sempre qualche difetto immaginario, o più volte le ha rubato il tutto cacciandola da alcuni eventi senza motivazione. Anche se contrariata continuava a lavorare per lui, si tratta di un'agenzia di eventi molto conosciuta in tutta San Diego e quasi tutta la California per il momento le serviva visto che il suo lato da manager è solo part time.
In casa non si può udire quasi nessun rumore, se non qualcuno debole che proviene dalla strada o dal piano di sotto dove la vicina sta spostando alcuni mobili e l'aspirapolvere sennò il silenzio dominava l'intera casa come fa ogni notte. Mi guardai intorno sorridendo soddisfatta nel vedere finalmente qui tutta sistemata, ho da poco finito di pulire e di stendere i panni approfittando di questa unica giornata di sole dopo quattro giorni di pioggia intensa.
La giornata è stupenda anche se l'aria è decisamente fredda, il classico tempo autunnale di Verona d'altronde.
Ormai sono completamente abituata al tempo caldo della California, li è raro quando c'è una giornata gelida come quelle di qui. L'unico difetto, anche se non si poteva definire tale alla fine, ormai ho tutto un abbigliamento leggero per il clima del Veneto e i pochi che ho ancora più pesanti rimasti nel mio armadio, la maggior parte non mi andava e li avevo prestati a Karen le stavano perfettamente.
Uno dei motivi per cui avevamo rimandato lo shopping insieme a Luna, tutto era stato progettato un paio di giorni fa ma entrambe erano impegnate e tralasciando il fatto che era sempre quando io ho un po' di tempo libero non si era fatto più nulla. Ma anche se mi dispiace non andarci con le mie migliore amiche: non posso aspettare oltre, in questi giorni indossavo esclusivamente le felpe di Alec e non posso di certo uscire con quelle, non mi avrei fatta nessun problema ma sono cosi enormi che ci può entrare tranquillamente un'altra persona.
Non amo affatto fare shopping: sono la prima persona che si lamenta quando me lo propongono e cerco sempre di inventare mille impegni, le uniche volte che entro in un negozio è quando ne ho davvero bisogno come adesso. Non vedo l'ora di mettere le mani su un bel maglioncino caldo o un pullover morbido. L'unico di tutti i miei vecchi abiti che mi va, forse per qualche brutto scherzo del destino visto che è quello che mi regalò Diego a Natale, lo avevo appena lavato e lo uso giusto per uscire quando fa troppo freddo per non usare sempre le maglie di mio fratello.
Senza perdere altro tempo inizio a chiudere ogni persiana insieme alle finestre, il tempo era bello ma non c'era da fidarsi visto che il meteo ha annunciato l'allerta di piogge forti anche per oggi e non voglio assolutamente allagare l'intera casa.
Non appena ho finito di chiudere tutto vado direttamente in bagno spogliandomi, riponendo i vestiti dentro la cesta del bucato mi sporgo appena aprendo il getto dell'acqua calda per poi fare un passo indietro mentre mi sciolgo i capelli, rialzandoli subito in una cipolla disordinata. Entro nella doccia chiudendo la porta scorrevole di vetro alle mie spalle, socchiudo gli occhi non appena l'acqua sfiora la mia pelle un sospiro rilassato esce dalle mie labbra.
Riesco a sentirmi davvero tranquilla e libera nonostante sono stata io a scappare da questa città, ma è bello andare in giro per strada nonostante i capelli non sono perfetti al cento per cento o in qualche pettinatura dove sono pessima e risultano sempre disordinati. A San Diego ho sempre alle calcagna Blair o qualche paparazzo non famoso che lei paga, giusto per screditarmi o trovare qualche scandalo, il bello e che io non sono affatto famosa e non lo voglio essere.
La scrittura e il mio lavoro, tutto quello che ho creato in questi anni sono la mia vita ma sono sempre rimasta dietro alle quinte. Lo avrei fatto sempre.
Scuoto la testa sbuffando e inizio a lavarmi velocemente, per quanto voglio rimanere nella doccia a rilassarmi e a perdermi nei miei pensieri non ho affatto tempo. Non voglio rischiare di uscire durante un acquazzone, odiavo il fatto di non avere una macchina al momento anche se mio zio o i miei fratelli me l'avrebbero prestata volentieri la loro ma non volevo disturbare, tutti sono impegnati specialmente oggi e senza una macchina è davvero un casino.
Una volta lavata chiudo il getto dell'acqua uscendo dalla doccia, afferro il telo asciugandomi veloce per poi stringerlo intorno al mio corpo andando verso la mia stanza. Inizio a vestirmi, presi un paio di jeans chiari e una camicia a maniche lunghe bianca abbinando un paio di Adidas nere. Mi avvicino allo specchio osservandomi velocemente, non ho affatto voglia di truccarmi mi sistemo i capelli cercando di farla almeno un po' decente ma il risultato, ovviamente, fu quello di prima con una ciocca ribelle in più.
Sbuffai mentre una breve smorfia apparve sul mio viso ma li lasciai comunque cosi senza combatterci ancora, afferro la borsa insieme alla giacca appoggiati sulla sedia uscendo di casa.

Finchè vivo, finchè sogno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora