Sei anni dopo;

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Amaya;

Due giorni.
Sono passate esattamente quarantotto ore da quando Aaron mi aveva chiamato in piena notte su Skype, avvisandomi che il consiglio del concorso aveva deciso per il bene dell'evento e delle immagini note che ci faceva parte: di far occupare a qualcun altro l'evento che ci sarebbe stato tra circa una settimana.
Da quando Blair aveva cominciato ad attaccarmi per via dei media, lo avevo già immaginato che sarebbe successo una cosa del genere e di certo non potevo arrabbiarmi con il consiglio di una decisione del genere. Il bello ed è quello che mi consolava era che nemmeno Blair aveva ottenuto l'evento, tutta questa guerra era andata anche a suo sfavore, avevano deciso di darlo al terzo classificato che non aveva nulla a che fare con noi. Una scelta saggia.
Il punto, quello che mi era caduto letteralmente addosso, era che avevamo perso moltissimi contratti con case cinematografiche per colpa sua e molte esclusive su dei nuovi film erano andati in mille pezzi, ottenendoli altri studi. Togliendoci un bel po' di lavoro con il rischio di mandare a casa moltissime persone che lavorano per noi, da quando avevamo aperto abbiamo affrontato tantissime crisi e guerre da parte di Blair, ma questa, questa poteva davvero essere la fine per tutto.
E non volevo essere negativa, non sono davvero il tipo di persona che si scoraggia senza combattere ma sapevo bene la mentalità degli americani specialmente quando qualcuno finiva su qualche giornale famoso, la porta era chiusa. Nessuno si fidava per paura di andare in mezzo a qualche scandalo, in questo Blair grazie a suo padre ne è sempre stata protetta anche se quest'ultimo non ha potuto fare nulla per darle il concorso.
L'unica cosa positiva era che la mia casa editrice aveva capito, dopo una lunga chiacchierata hanno detto che mi avrebbero protetto dagli scandali smentendoli e che ci tenevano troppo al mio talento da scrittrice per lasciarmi andare. Questo era riuscito a consolarmi almeno un po', anche se c'era una nave piena di problemi che dovevo affrontare il prima possibile. Prima che avrei avuto problemi con il fisco e non riuscivo a pagare più nessuno.
Mi avvicinai verso la finestra appoggiandomi contro la parete, stringendomi nel maglioncino di lana rosso che avevo trovato dentro al cassetto del comò, il caldo anomalo era completamente sparito qualche giorno prima facendo tornare l'autunno con un aria gelida. E non avevo nessun vestito invernale, visto che a San Diego non mi sono mai serviti se non qualche felpa o maglioncino primaverile.
Osservai la pioggia che cadeva veloce sul suolo, forse era un bene che mi trovavo a Verona e che non potevo trovare Blair da nessuna parte qui, non immagino cosa le potevo fare in questo momento ma era meglio non pensarci ora. In casa non c'era nessuno, tutti erano usciti per andare a lavoro e sarebbero tornati solo nel tardo pomeriggio, il silenzio dominava il tutto ed era riuscito a rilassarmi.
Dovevo concentrarmi ai vari impegni che avevo in giro per Verona, domani ci sarebbe stata una conferenza che avrebbe dato l'inizio a tutto anche a dei vari instore tour in giro per il Veneto, Karen stava ancora organizzando il tutto e mettendo altre date visto che per mia sorpresa ieri ho scoperto che il mio libro era famoso in molte zone dell'Italia e non solo a Verona.
E questo, dopo tutta questa tempesta mi dava davvero gioia.
Ho sempre amato scrivere, fino da quando ero solo una bambina, invece per i compiti usavo la maggior parte dei miei quaderni per scrivere storie inventate fino a quando mio zio mi aveva comprato una macchina da scrivere con dei vari pacchi di fogli. Non so quante storie ho scritto quando ero una bambina, di certo tutte erano illeggibili visto che fantasticavo su delle coppie o delle cotte che avevo quando ero da piccola. Specialmente riferito a una persona in particolare.
Diego. In questi giorni non ho avuto proprio tempo di pensare alle parole di Luna e di Karen, sul fatto che dovevo assolutamente chiarire con lui, sapevo bene che avevano ragione ma non sapevo da dove iniziare anche perché per me era finita quando l'avevo visto con lei. Il mio comportamento all'epoca era stato infantile, ma non riuscivo a guardarlo negli occhi, provai anche a scrivergli delle lettere ma non riuscivo il mio cuore era cosi spezzato che ho preferito andarmene via.
Ma prima o poi il passato torna sempre a bussare alla propria porta, specialmente quando è il migliore amico di tuo fratello, ci saremo sempre incontrati anche non volendo ed era meglio chiarire anche se non torneremo mai e poi mai come un tempo.
Scuoto la testa facendo una piccola smorfia era meglio se mi mettevo a lavoro, devo ancora scrivere il discorso per domani, Karen è occupata con l'inaugurazione della scuola di Diego e Alessandro poi ieri aveva fatto molto per me anche la terapia a base di shopping. O almeno cosi la chiamava lei, non aveva funzionato molto però in quelle ore lontana da casa non avevo pensato più a nulla.
Mi allontano dalla finestra ritornando a sedermi sul divano portando sulle mie gambe il mio portatile, aprendo la pagina bianca di word, qualche ora prima avevo già studiato le varie domande che Karen aveva preparato per me visto che si era messa d'accordo con l'intervistatore. Ma per quanto riguarda il discorso toccava esclusivamente a me, la cosa che forse odiavo fare di più era proprio questo, non sono affatto brava, so scrivere e inventare storie anche del genere fantasy però con i discorsi faccio davvero pena. Uno dei motivi che se ne occupava Karen o Grace, ma entrambe erano occupate e poi mi avrebbe aiutato a non disperarmi, più o meno.
Dovevo raccontare del mio primo libro, il motivo per cui lo avevo scritto e tutte le sensazioni che avevo provato ad ogni capitolo. La realtà e che quel libro non doveva essere affatto pubblicato, i capitoli erano uno sfogo di quello che provavo non appena ero arrivata a San Diego quando il mio cuore aveva ancora la ferita fresca e profonda.
Ricordo ancora quando Karen lo aveva letto, subito aveva usato il suo lato da manager dicendo che era perfetto per essere pubblicato, anche se io non ci credevo affatto ma alla fine concorde con Luna mi avevano organizzato una sorte di appuntamento con Grace. Lei era famosa già di suo, sia per i suoi libri e sia per la casa editrice di cui faceva parte, mi aveva guardato dritta nei occhi dicendo che il mio talento non andava sprecato e ne andava nascosto.
Cosi mi avevano convinto entrambe e ho deciso di pubblicarlo, mi ero sempre rifiutata di andare in Italia per pubblicizzarlo a dovere, fino ad oggi. Non parlava affatto di una storia d'amore, ancora oggi, non riuscivo a capire come il mio libro poteva essere cosi amato sia da adolescenti e da donne adulte, parlava semplicemente di una ragazza che lascia la sua casa natale per iniziare la sua vita.
Ma forse in questo mondo esistono davvero persone che non amano le storie a lieto fine, o storie che parlano semplicemente di una ragazza e basta.
Non appena cancellai di nuovo l'ennesima frase dal file vuoto, chiusi tutto spegnendo il computer appoggiandolo al mio fianco, domani avrei improvvisato come facevo sempre ad ogni evento in America, non era mai andata male. Perché doveva andare male proprio ora che giocavo in casa?

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